Washington chiede chiarezza ad Ankara rispetto alla situazione dell’ambasciatore statunitense in Turchia del quale nella giornata di ieri era stata ordinata l’espulsione per disposizione del presidente Recep Tayyip Erdoğan, intenzionato ad allontanarlo dal territorio turco in quanto «persona non gradita» assieme ad altri nove diplomatici occidentali che in precedenza avevano chiesto la scarcerazione del dissidente politico Osman Kavala.
«Siamo al corrente di quanto riportato e cerchiamo chiarezza da parte del ministero degli esteri turco», ha al riguardo affermato un portavoce del Dipartimento di Stato Usa. Anche Norvegia, Danimarca e Nuova Zelanda hanno reso noto per il tramite dei propri ministeri degli esteri che sono in attesa di comunicazioni ufficiali da parte delle autorità di Ankara.
LA DECISIONE DI ERDOĞAN
Ieri Erdoğan aveva disposto l’espulsione degli ambasciatori presso la Repubblica di Turchia dei seguenti paesi: Canada, Francia, Finlandia, Danimarca, Germania, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia e Stati Uniti d’America. A essi aveva imputato di aver richiesto alle autorità statali di Ankara la liberazione di Osman Kavala, filantropo impegnato nella difesa dei diritti umani nel proprio paese, attualmente detenuto in carcere senza processo, prigionia che dura da oltre quattro anni. Su Kavala pendono numerosi capi di accusa, tra i quali quello di avere rivestito un ruolo nel tentato golpe effettuato in Turchia nel 2016.
Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha criticato la dichiarazione di Erdoğan affermando che in Turchia è in atto una «deriva autoritaria».
AVANTI ALLA CIECA
Dove potrà condurre questo grave atto al momento soltanto annunciato dal presidente turco? A un allontanamento dall’Occidente e dalla NATO?
Il Paese attraversa una crisi economica sempre più grave, che lo vede sfiduciato dai mercati finanziari internazionali e oggetto di fuga di capitali all’estero, mentre dal punto di vista politico non va certamente meglio, poiché lo scontro tra le forze al potere (Akp di Erdoğan, in crollo di consensi secondo i sondaggi, ed estrema destra eurasista) e l’opposizione è estremamente duro, con quest’ultima che chiede che si svolgano anticipatamente le elezioni parlamentari.
Inoltre, la Turchia è impegnata militarmente in diverse aree di crisi all’estero, come Siria, Libia e Caucaso, missioni oltremodo onerose in termini sia economici che di perdite umane. Poi c’è l’aspetto delle relazioni internazionali, con il deterioramento dei rapporti con il suo principale alleato, gli Usa.