L’analisi dell’argomento nell’articolo di Lazar Berman, pubblicato dal quotidiano online “Time of Israel” il 23 ottobre 2021 (https://www.timesofisrael.com/expanded-israel-india-ties-start-taking-shape-after-the-netanyahu-modi-bromance/?utm_source=The+Weekend+Edition&utm_campaign=weekend-edition-2021-10-24&utm_medium=email) – La partnership strategica tra i paesi è in costante crescita da due decenni e che, alla luce degli ultimi risulti elettorali, vede New Delhi confrontarsi con il nuovo esecutivo dello Stato ebraico succeduto a quello presieduto da Benjamin Netanyahu.
Le previsioni degli analisti sono che Narendra Modi proseguirà sulla strada dell’approfondimento delle relazioni con Israele anche con la nuova leadership al potere a Gerusalemme, previsioni in parte suffragate dalla recente visita ufficiale del ministro degli esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar. Questi, mercoledì scorso aveva porto al primo ministro Naftali Bennett l’invito del suo omologo indiano Modi a recarsi in India.
LE BASI DI UNA NUOVA ALLEANZA REGIONALE
Uno degli aspetti di maggiore interesse del prolungato soggiorno di Jaishankar in Israele è stato il colloquio tramite Zoom avuto con il ministro degli esteri israeliano Yair Lapid, quello degli Emirati Arabi Uniti Abdullah bin Zayed Al Nahyan e il segretario di Stato Usa Antony Blinken. Gli analisti della materia affermano che quell’incontro virtuale abbia rappresentato la posa delle basi di un’alleanza regionale in grado di svolgere un futuro ruolo centrale in campo economico.
Durante il vertice si è parlato di un corridoio arabo-mediterraneo alternativo alla Belt and Road Initiative avviata dalla Repubblica Popolare, allo scopo di intercettare una quota maggiore dei flussi commerciali provenienti da Africa, Medio Oriente, Asia centrale ed Europa.
New Delhi teme il moderno schema di collegamenti infrastrutturali cinesi in quanto potenziale freno alla propria crescita e al commercio internazionale e, per questa ragione, ha inizialmente tentato di evitare l’intrappolamento attraverso la realizzazione di un suo corridoio verso l’Asia centrale attraverso l’Iran e l’Europa, tuttavia il progetto (noto come International North-South Transit Corridor) si è rivelato un fallimento.
UN MUTAMENTO DI PARADIGMA STRATEGICO
Con la stipulazione degli Accordi di Abramo l’India ha comunque avuto una nuova opportunità per competere con la Cina in campo commerciale, sfruttando la rete ferroviaria tra Israele ed EAU per far giungere i propri prodotti nel Golfo Persico e, quindi, attraverso l’Arabia Saudita e la Giordania (dove, però, devono ancora venire costruiti trecento chilometri di linea ferroviaria), al porto di Haifa, luogo di imbarco sulle navi dirette al porto greco del Pireo.
Al riguardo, va rilevato che in marzo il ministero dei trasporti israeliano ha approvato l’estensione della linea ferroviaria che collega Haifa a Beit She’an per ulteriori diversi chilometri a est, fino al confine giordano. Una nuova connettività ritenuta un mutamento di paradigma strategico che rifletterebbe i suoi enormi effetti geopolitici rimodellando il ruolo indiano nel complesso dell’economia eurasiatica.
Sempre nello stesso mese, negli EAU è stata annunciata la creazione di un fondo di investimento con una dotazione pari a dieci miliardi di dollari destinato a operare in settori strategici in Israele e, tra questi, figurerebbe il collegamento ferroviario con Haifa.
MA NON È POSSIBILE ESTROMETTERE DELL TUTTO I CINESI
Se questo collegamento ferroviario venisse davvero realizzato (seppure al momento per varie cause non vi è alcuna garanzia che ciò avvenga), le merci in partenza da Mumbai potrebbero raggiungere l’Europa in dieci giorni, un tempo considerevolmente più veloce rispetto a quello necessario al transito sulla rotta del Canale di Suez (con buona pace degli egiziani).
A questo si aggiunga che le relazioni di natura economica tra EAU e India sono profonde e rese ancora più solide dall’importanza rivestita dal corridoio alimentare concepito allo scopo di rafforzare il livello di sicurezza alimentare dell’emirato del Golfo. Inoltre, New Delhi ambisce al ruolo di principale fornitore di grano del Medio Oriente e il programma agricolo congiunto indo-israeliano è uno dei perni di questa politica.
Tuttavia, si rileva, il corridoio arabo-mediterraneo non potrà aggirare totalmente la Cina, anche perché Israele avrebbe alcun interesse a farlo. Infatti, uno dei tre porti di Haifa viene gestito dal Chinese Shanghai International Port Group (SIPG), che non possiede un terminal, come ad esempio COSCO nel Pireo, però funge da anello di quella catena di approvvigionamenti che lega la Cina all’Europa.