Lo ha riferito ieri la newsletter di Seles (Sviluppo commerciale estero) – https://www.seles.biz/dati-congiunturali-export/pmi-venete-lexport-supera-i-livelli-pre-pandemia/ -, che ha reso noto come l’export veneto delle piccole e medie imprese corre e supera i livelli pre-Covid. Infatti, dagli ultimi dati forniti dall’Istat ed elaborati dall’ufficio studi di Confartigianato Imprese Veneto, emerge che le esportazioni dei settori manifatturieri ad alta concentrazione di micro e piccole imprese (che vale quasi 14 miliardi di euro) nel primo semestre 2021 registrano un +30,3% rispetto al primo semestre dello scorso anno e un +3,5% rispetto allo stesso periodo del 2019, facendo meglio del manifatturiero in generale, che supera la soglia dei 33 miliardi di euro con un +24% rispetto al 2020.
UN RISULTATO STRAORDINARIO
Un risultato straordinario dovuto alle esportazioni dei prodotti di altre industrie manifatturiere (a quota 1,3 miliardi di euro +61,2%), Prodotti in metallo (+31,7%), mobili (+31%) e l’abbigliamento (+30,8%). Tutti i settori crescono a due cifre tranne quello alimentare, che però aveva perduto meno durante la pandemia e che si è arrestato a un +6 per cento.
L’export manifatturiero veneto, che nei primi sei primi mesi dell’anno ha raggiunto la soglia dei 33 miliardi di euro e, quindi, supera di due miliardi la cifra registrata nello stesso periodo del 2019 (+6,5%). Un semestre segnato dal massimo raggiunto dalla regione del nordest, che in un decennio era passata da venti a trenta miliardi (+33%). Il Veneto è sempre stato export oriented, tuttavia, l’affacciarsi delle piccole e micro imprese al mondo ha impresso un impulso straordinario alle vendite oltre confine. Non a caso anche oggi i settori ad alta concentrazione Pmi fanno meglio della media e volano a +30% rispetto ai primi sei mesi del 2020 e a +3,5% rispetto al 2019.
UN QUADRO CON MOLTE LUCI E ALCUNE OMBRE
In questo quadro gratificante, Seles rileva tuttavia anche delle ombre, quali quelle proiettate dall’avvicinamento ai minimi storici del livello delle scorte delle imprese esportatrici, influenzato da una scarsa offerta di materie prime e dalle tensioni sui prezzi delle commodities, soprattutto dei metalli. Al riguardo Seles indica la necessità di una energica presa di posizione da parte del Governo al fine di evitare il rischio di una frenata improvvisa.
Tornando alla performance dei primi sei mesi, notevole è la crescita a due cifre di tutti i paesi dell’Unione europea post-Brexit, con un +35,4% della Polonia (arrivata a un miliardo di euro) e il + 34,1% della Francia (salita a 3,7 miliardi e 945,5 milioni di euro in più rispetto al primo semestre dell’anno); bene la Germania, che permane saldamente al primo posto tra le destinazioni delle merci venete con 4,5 miliardi di valore e +20,6%.
I MERCATI DI DESTINAZIONE IN EUROPA
L’Unione europea vale ancora il 57% delle esportazioni regionali. Molto bene anche l’extra Ue, con la sorpresa di tre paesi; Australia, Messico e Emirati Arabi Uniti, che crescono rispettivamente del +37,1%, 29,4% e 29,3% e valgono oggi all’incirca un miliardo di esportazioni. Bene la Cina +28,6%, gli Usa +19,7% e ed il Regno Unito che cresce a oltre il miliardo e mezzo (+16,2%) e si attesta al secondo posto dietro agli Usa.
Scendendo nel dettaglio dei settori, osserviamo, il boom dei prodotti delle altre industrie manifatturiere, con +61,2% e quasi 3,4 miliardi di valore esportato, l’ottima crescita di articoli in pelle (+22,4%), abbigliamento (+30,8) e tessili (+14,5%), che portano le esportazioni a 5,3 miliardi di euro. I macchinari e apparecchiature NCA restano il primo settore per importanza 6,4 miliardi di euro e +19,1%. Come detto l’alimentare cresce un po’ meno dato che era l’unico ad aver tenuto nel 2020 (+6%) e sono ripartite anche le bevande (+10,8%).
LA CONTRAZIONE DELLE CATENE DEL VALORE
La pandemia ha messo in luce i limiti del modello delle filiere lunghe e delle delocalizzazioni, va colta l’occasione per riconoscere il grande valore delle filiere venete, un modello adatto ai nuovi bisogni di personalizzazione e qualità da abbinare a produzioni di un certo rilievo e non solo ai pezzi unici. È il momento di definire in un grande patto di filiera tra organizzazioni datoriali, sindacati, Regione Veneto che garantisca una produzione sostenibile a 360 gradi, nel pieno rispetto della legge, dei diritti dei lavoratori, dei consumatori e dell’ambiente.