Alitalia si trasforma in ITA Airways (Italia Trasporto Aereo S.p.A.), una trasformazione che giunge dopo trenta anni che il problema della compagnia aerea di bandiera si trascina lasciando dietro di sé un gigantesco dispendio di denaro pubblico. L’argomento è stato affrontato nel corso della trasmissione “Capire per conoscere”, andata in onda lunedì 11 ottobre e che, come di consueto, ha visto la partecipazione del professor Mario Baldassarri e del giornalista di Radio Radicale Claudio Landi.
«Certamente il Paese rappresenta un grande bacino di utenti per il trasporto aereo – ha esordito Baldassarri -, ma, è necessario che queste persone volino a bordo di aerei di una compagnia di bandiera, oppure è possibile che lo facciano con molte altre compagnie aeree? Perché dentro Alitalia in tutti questi anni il contribuente italiano ci ha messo tanti di quei soldi che oggi risulta addirittura difficile calcolare quanto ci è costata».
TAPPE DEL DISSESTO
Infatti, tra prepensionamenti, erogazioni dirette alla società e altre spese, si arriva a una decina di miliardi di euro. Ma, secondo Baldassarri, a questo punto «cambia ben poco se a fornire il servizio sia una compagnia di bandiera oppure no, dato che le cose importanti sono la qualità e i prezzi. Fino a pochi anni fa l’Alitalia campava sulla rendita di posizione derivatale dalla copertura della tratta Milano-Roma, svanita con l’arrivo dell’alta velocità ferroviaria, rivelatasi più conveniente e più efficiente. In precedenza Alitalia aveva tagliato tutte le grandi rotte internazionali e ridotto la propria flotta, per altro senza rinnovare gli aeromobili, mantenendo però in organico un eccessivo numero di personale, soprattutto di terra. In seguito, la concorrenza fattale dalle compagnie low cost ha fatto il resto, spiazzando completamente sul mercato la compagnia di bandiera italiana».
UN «DECOLLO MODESTO»
Cosa succederà adesso? «Per il momento ITA rimane una società pubblica – ha proseguito l’ex viceministro dell’Economia -, seppure la speranza sia quella che negli anni essa possa divenire appetibile agli occhi degli investitori privati. Intanto, questa nuova compagnia aerea parte con pochi aerei, poche rotte e col problema sociale della collocazione del personale divenuto in esubero per effetto della ristrutturazione».
Questa è una fase storica difficile, caratterizzata da numerose crisi aziendali, in parte di imprese che non riescono «a stare sul mercato», in parte a causa delle delocalizzazioni all’estero. Su questi ultimi casi Baldassarri ritiene però che vada fatta maggiore chiarezza, poiché «vanno distinte le imprese che negli ultimi anni hanno beneficiato di finanziamenti statali per il loro rilancio, richiedendo indietro le somme erogate qualora i vertici aziendali decidano di delocalizzare all’estero».
QUATTRO CONTI SULLA NADEF
Nel corso della trasmissione radiofonica si è discusso anche della Nota aggiuntiva al Documento di economia e finanza presentato dal Governo Draghi, la Nadef, in particolare sono state confrontate le previsioni sulla crescita elaborate dall’esecutivo in carica con quelle frutto dell’analisi del Centro studi economia reale presieduto dallo stesso professor Mario Baldassarri.