L’accordo di cooperazione militare tra Francia e Grecia ha inevitabilmente provocato timori ad Ankara suscitando al contempo le ire dei turchi, che hanno vibratamente protestato contro l’azione di Atene tesa al potenziamento del proprio strumento difensivo. Questo in vista della prossima sessione di colloqui consultivi, la sessantatreesima dall’inizio dell’ormai storico contenzioso tra i due Paesi, che, non va dimenticato, risultano alleati in ambito NATO.
DIFFICILI COLLOQUI BILATERALI
Infatti, domani, mercoledì 6 ottobre, ad Ankara riprenderanno le trattative bilaterali, che ovviamente non potranno non includere le decennali controversie che hanno a oggetto isole, spazi aerei e giacimenti di materie prime energetiche nel Mediterraneo orientale, senza parlare poi di Cipro, isola de facto divisa in due parti a seguito dell’intervento turco del 1974, cioè quando Ankara ne occupò militarmente la parte popolata da turchi. Altri tempi si direbbe, ad Atene governava (ma lo avrebbero fatto ancora per poco) la giunta golpista, che prima fu dei colonnelli e poi dei generali, mentre (come per altro spesso accade dalle parti dei Balcani) molto attiva fu la locale chiesa ortodossa, che esprimeva al proprio vertice barbuti e ieratici cardinali della tempra di Makarios.
CRISI NEL MEDITERRANEO ORIENTALE
Ebbene, a distanza di anni oggi il Mediterraneo vive un’altra fase di crisi, nonostante i colloqui esplorativi tra i due Paesi siano iniziati con la ripresa dei negoziati nel gennaio scorso dopo l’acuirsi delle controversie nell’estate precedente, con l’ultima sessione in ordine di tempo che ha avuto luogo nella capitale ellenica nel marzo scorso.
Ankara non accetta le attuali delimitazioni dei suoi confini marittimi con la Grecia e denuncia l’accordo militare tra Atene e Parigi definendolo «una minaccia alla pace e alla stabilità regionale». Si tratta della prima risposta ufficiale al recente sviluppo della situazione, accelerato dal «pacchetto» di sofisticati sistemi d’arma forniti dai francesi alle forze armate elleniche.
FREGATE E MISSILI FRANCESI PER ATENE
Atene rafforza dunque il suo dispositivo nel Mediterraneo orientale e lo fa ricorrendo alle tre fregate (più un’altra in opzione) FDI HN realizzate nei cantirei navali francesi da Naval Group, Thales e MBDA. Sarà quest’ultima a fornire ai greci i missili antinave Exocet MM40 Block 3C e quelli superficie-aria dotati anche di capacità antibalistica, gli Aster 30 Block 1 NT.
Si tratta delle unità militari per le quali erano in gara anche Damen e l’italiana Fincantieri, che, contrariamente a quanto stabilito dal gruppo della cantieristica francese, avrebbe investito della realizzazione delle unità anche i cantieri greci di Skarmangas ed Elefsis, che necessitano urgentemente di un rilancio industriale, poiché inattivi da più di dieci anni.
LA NATO IN DIFFICOLTÀ
La NATO, dal canto suo, tenta disperatamente di ricondurre al tavolo negoziale tutte le controversie in atto tra greci e turchi, nel tentativo di avviare un meccanismo de-conflittualizzante anche e soprattutto al fine di limitare gli evidenti rischi di incidenti nell’Egeo, che comprometterebbero ulteriormente la già tesa situazione. Essa ha allo scopo favorito la ripresa di questi colloqui esplorativi, interrottisi a suo tempo nel 2013, cercando di creare le condizioni per una soluzione delle controversie relative allo sfruttamento delle risorse energetiche sottomarine contese, oltre a quelle sullo spazio aereo e sulle isole.
Per l’Occidente (per quanto oltremodo diviso al suo interno) lo spettro è quello di un ulteriore isolamento della Turchia (che attualmente non fa parte dell’East Med Gas Forum), con tutte le sue possibili perniciose conseguenze in termini sia strategico-militari che politici.