di Giuseppe Morabito, generale della Riserva dell’Esercito italiano e membro della NATO Defense College Foundation – La scorsa settimana il rappresentante speciale dell’Unione Europea per il dialogo tra Belgrado e Pristina Miroslav Lajčák ha fatto sapere che è stato raggiunto un accordo tra Serbia e Kosovo, dopo due giorni di intensi negoziati, sulla questione in merito alla controversia che si era creata perché alle auto provenienti dalla Serbia in ingresso in Kosovo venivano imposte targhe temporanee. La cosa aveva creato ulteriori malumori, come se non bastassero quelli storici, nel nord del Kosovo stesso, area di confine non certo tranquilla.
«Ringrazio Besnik Bislimi e Petar Petković per la loro disponibilità a negoziare e ad accordarsi per il bene della gente», ha dichiarato Lajčák pubblicando una foto del documento approvato dalle parti.
I TERMINI DELL’ACCORDO
Quanto concordato indica nel suo primo punto che le unità speciali di polizia kosovare, che si trovavano nelle località di Jarinje e Brnjak, si ritirino dalle zone di controllo occupate per far rispettare la decisione sull’apposizione delle targhe. Contemporaneamente unita della forza militare NATO in Kosovo, la KFOR, sono state schierate a Jarinje e Brnjak e rimarranno per circa due settimane, al fine di mantenere un ambiente sicuro e la libertà di movimento.
Il secondo punto dell’accordo prevede che il regime delle targhe temporanee sia sostituito da quello di un bollino adesivo (applicato dal 4 ottobre), e sarà una misura temporanea fino a quando non sarà concordata una soluzione permanente.
Il terzo punto dell’accordo prevede la formazione di un gruppo di lavoro, composto da rappresentanti dell’Unione europea, Belgrado e Pristina, presieduto dall’Ue, al fine di trovare una soluzione permanente per le targhe sulla base degli standard e delle prassi comunitaria. La prima riunione di quel gruppo di lavoro si terrà il 21 ottobre a Bruxelles e, entro sei mesi, il gruppo di lavoro dovrebbe presentare i suoi risultati per una soluzione permanente in una riunione ad alto formato in Dialogo.
LA PRESENZA STABILIZZANTE DI KFOR
L’alto rappresentante Lajčák, che ben sa che l’unità di intenti di Ue e Usa è la chiave per il successo nei Balcani occidentali, ha subito e apertamente ringraziato il vicesegretario di Stato americano Gabriel Escobar, che ha trascorso alcuni giorni a Bruxelles sostenendo il raggiungimento dell’accordo.
Va ricordato che dalla fine degli anni Novanta in Kosovo è attiva la missione multinazionale sotto egida della NATO, denominata Kosovo Force (KFOR), i cui obiettivi prioritari sono il mantenimento della sicurezza e della stabilità della piccola quanto complessa realtà del Paese balcanico che nel 2008 ha dichiarato l‘indipendenza dalla Serbia, anche se Belgrado non ne riconosce il suo status internazionale e ne rivendica la propria appartenenza territoriale.
Dopo più di vent’anni le unità della NATO presidiano la regione kosovara estesa circa diecimila chilometri quadrati, con forze che sono passate da 50.000 unità alle 3.500 attuali. Le forze della KFOR oltre ai compiti prettamente militari (ultimo quello appena citato di mantenere un ambiente sicuro al termine della disputa sulle targhe nel nord del paese ai confini con la Serbia) svolgono anche attività di cooperazione con le istituzioni locali e nazionali per migliorare il livello di vita e di sicurezza del Kosovo, che rappresenta un impegnativo ruolo di responsabilità nella conduzione delle linee strategiche ma che è merito acquisito della fiducia guadagnata dai nostri militari nelle missioni internazionali di pace.
PERDURA L’IMPEGNO
Per quanto riguarda il nostro paese continua l’impegno nel perseguire la pace e stabilità dei Balcani utilizzando quando di meglio abbiamo per mostrare la nostra efficienza e solidarietà. L’Italia, infatti, manifesta il suo impegno in Kosovo, secondo solamente a quello americano, con un contingente nazionale impiegato nella missione di pace pari a più di seicento militari e duecento mezzi.
Dal 6 settembre 2013 il nostro Paese ha assunto, e proseguito senza soluzione di continuità, il comando dell’intera missione NATO KFOR. L’attuale Comandante di KFOR è il generale di divisione dell’Esercito italiano Franco Federici.