GERMANIA, elezioni politiche. Il bilancio dopo il voto, partito per partito

Nel dettagliato speciale realizzato dalla Konrad-Adenauer-Stiftung Italia tutti i dati relativi all’esito delle urne e i commenti sulla situazione delle formazioni politiche tedesche

La Germania è andata al voto e il conteggio ufficiale provvisorio della Commissione elettorale ha fotograto il seguente risultato: SPD: 25,7% (2017: 20,5%), CDU/CSU: 24,1% (2017: 32,9%), Verdi: 14,8% (2017: 8,9%), FDP: 11,5% (2017: 10,7%), AfD: 10,3% (2017: 12,6%), Linke (Sinistra): 4,9% (2017: 9,2%), altri: 8,7% (2017: 5,0%). Mentre i principali partiti s’interrogano sulle possibili coalizioni di governo, emerge chiaro il ruolo chiave dei Liberali e Verdi.

GLI ELETTORI CAPOVOLGONO IL PANORAMA POLITICO

Passata la tempesta della lunga notte elettorale, appare evidente come gli elettori tedeschi abbiano rivoluzionato il panorama elettorale della Germania. Per la prima volta nella storia politica tedesca dal 1949, nessuno dei due maggiori partiti popolari è riuscito a raggiungere il 30% di voti e, sempre per la prima volta, serviranno tre partiti per formare una maggioranza di governo. In Germania è ritornato quindi il momento di “rinfrescare” i vecchi rituali.

Nella notte delle elezioni i Liberali e i Verdi hanno annunciato l’avvio di colloqui esplorativi per “scegliere” il terzo partner di governo e quindi colui che diverrà il prossimo Cancelliere della Germania. Finora è sempre stato il partito più forte a occuparsi di invitare al tavolo dei colloqui i potenziali partner per discutere la formazione del governo. Comunque vada, al momento a Berlino nessuno scommette su una formazione rapida del futuro governo.

UNIONE: IL «MEA CULPA» PER UN TRACOLLO

Sedici anni di governo Merkel si concludono con una sconfitta alle urne per i partiti dell’Unione. Tutto è iniziato quando nel 2018 la Cancelliera Merkel aveva abbandonato la guida del partito e i suoi potenziali successori avevano iniziato a combattere a scena aperta. Annegret Kramp-Karrenbauer si era dimessa dalla presidenza della CDU dopo appena un anno, logorata dal fuoco amico proveniente dalle stesse file di partito. I “principi ereditari” Friedrich Merz, Armin Laschet, Norbert Röttgen e Markus Söder (CSU) hanno combattuto per mesi al fine di ottenere la guida dell’Unione, inscenando una paralizzante disputa che ha trovato un pessimo gradimento presso l’elettorato del ceto medio.

Secondo le analisi dei primi risultati, la maggior parte degli elettori che finora aveva votato l’Unione è migrata verso la SPD, ma anche verso i Verdi. Una parte considerevole dell’ex zoccolo duro dell’Unione è rimasta però nel ceto medio e questa volta ha scelto di accordare la propria preferenza ai Liberali dell’FDP. Per la CDU/CSU è risultata perlomeno limitata la perdita di voti a favore dell’estrema destra dell’AfD. Inoltre, quest’anno molti potenziali elettori dei partiti dell’Unione avrebbero deciso di non porre alcuna croce sulla scheda elettorale e di tenersi quindi lontani dalle elezioni. Un ulteriore dato amaro: tra gli under 30, l’Unione ha raggiunto un risicato 11 per cento.

SPD: LA VITTORIA PERSONALE DI OLAF SCHOLZ

Per la prima volta dal 2002 i Socialdemocratici sono stati i primi a tagliare il traguardo e a imporsi come primo partito per numero di voti. Il partito è stato in grado di attirare voti da tutti gli altri partiti e di mobilitare alle urne a suo favore gli astensionisti. È giusto infatti ricordare che fino a un paio di mesi fa, secondo i sondaggi, la SPD si trovava ancora terza, e distanziata, dietro ai Verdi. La straordinaria rinascita è dovuta principalmente al candidato leader Olaf Scholz, che ci è riuscito in due modi: da un lato, si è presentato come il “vero erede” di Angela Merkel, centrista, equilibrato, politicamente prevedibile e, a differenza dei suoi due avversari, non ha commesso grandi errori.

Dall’altro lato è riuscito invece a tenere a bada per l’intera durata della fase più calda della campagna elettorale la sinistra più oltranzista dell’SPD, così da non destare timori nei potenziali elettori del ceto medio per le posizioni estremiste rappresentate da quest’ala del partito. Il piano ha funzionato. Questa volta l’SPD ha raccolto il maggior afflusso di voti direttamente dagli ex elettori dell’Unione. La questione decisiva per Scholz sarà ora se la tregua all’interno del suo partito reggerà o se ricomincerà il vecchio duello ideologico interno: ora sta ai possibili partner di coalizione tenere d’occhio l’evolversi di tale vicenda.

VERDI: SVANITI I SOGNI DA CANCELLIERA DELLA BAERBOCK

È stato un esperimento con un esito negativo. Per la prima volta nella loro storia i Verdi avevano presentato il proprio candidato alla Cancelleria e con Annalena Baerbock speravano da tempo, forti anche dei primi sondaggi, di conquistare almeno il secondo posto davanti alla SPD e di trovarsi alla pari con l’Unione. Entrambi gli obiettivi elettorali sono stati mancati. Sebbene i Verdi siano riusciti a guadagnare il 5,9% in più rispetto alle precedenti elezioni, se si considerano le aspettative e la forte ascesa nei sondaggi della prima metà dell’anno, il risultato attuale suona decisamente come una sconfitta per il partito.

Nei sondaggi prima delle elezioni, l’ambiente e il clima sono stati i temi più spesso citati da parte dell’opinione pubblica tedesca come i problemi più urgenti cui la Germania deve farsi carico. Eppure, tale dato non sembra aver dato un grande aiuto ai Verdi, nonostante molti elettori attribuiscano al partito elevati livelli di competenza in materia di lotta al cambiamento climatico. Un altro elemento che non ha giovato ai Verdi è dovuto al fatto che molti potenziali elettori considerassero il concorrente di Baerbock, Robert Habeck, co-presidente del partito, un candidato migliore e più esperto per rivestire la carica di Cancelliere.

FDP: I LIBERALI CONQUISTANO I GIOVANI ELETTORI

I Liberali hanno tutte le ragioni per essere felici. Per la seconda volta consecutiva, l’FDP ha ottenuto un risultato percentuale a due cifre divenendo il quarto partito maggiore dietro i Verdi. Oltre a questo ottimo dato, il partito può vantare un risultato eccezionale nell’elettorato giovanile di età compresa tra 18 e 30 anni, dove si sono imposti addirittura al secondo posto con circa il 20% di voti a pochissima distanza dai Verdi (22%).

Entrambi i risultati danno al leader del partito Lindner un notevole margine di manovra per i futuri negoziati della coalizione di governo: senza il suo partito sarà difficile in futuro che le cose possano funzionare nel Bundestag.

CSU: FORTE CALO DI CONSENSI IN BAVIERA

Con il 31,7%, i Cristiano-democratici hanno ottenuto il peggior risultato elettorale della loro storia in Baviera. Ciò è da imputare principalmente alla nuova concorrenza nell’elettorato medio borghese costituita dalla lista congiunta dei Freie Wähler (Liberi elettori) che è riuscita a guadagnare il 7,5% nel maggior Land tedesco strappando molti consensi alla CSU.

La CSU deve comunque ai candidati diretti il contenimento delle perdite per la futura ripartizione dei seggi, visto che i suoi candidati sono riusciti a conquistare 45 dei 46 collegi elettorali bavaresi. Un collegio elettorale di Monaco è invece stato assegnato ai Verdi.

LINKE: DECLINO INARRESTABILE

Per il partito della sinistra la notte delle elezioni è stata drammatica. Al termine del conteggio dei collegi elettorali, il partito non ha superato la soglia di sbarramento del 5% riuscendo però, a singhiozzo, a fare il suo ingresso nel Bundestag solo grazie alla vittoria di tre collegi uninominali conquistati a Berlino e Lipsia.

In questo caso si applica infatti la cosiddetta Grundmandatsklausel (letteralmente “clausola del mandato di base”): se un partito vince almeno tre seggi diretti nei collegi elettorali uninominali, questo viene di diritto integrato nella ripartizione dei seggi delle liste nazionali dei candidati, anche se non è riuscito a superare la soglia di sbarramento del 5per cento. Il limitato numero di seggi non permetterà in ogni caso al partito di ottenere lo status di gruppo parlamentare nel Bundestag. La coalizione con SPD e Verdi, tanto auspicata dalla Sinistra, non raggiungerà la maggioranza nel nuovo Bundestag.

AFD: FORTE NELL’EST MA DEBOLE ALL’OVEST

Gli estremisti di destra dell’AfD hanno perso leggermente rispetto alle ultime elezioni ma sono riusciti comunque a mantenere un risultato superiore al 10 per cento.

Nei Länder di Sassonia e Turingia, il partito registra il primo posto per quanto riguarda la percentuale di secondi voti (i voti assegnati ai partiti). Secondo gli analisti, ormai è evidente come l’AfD stia diventando sempre più un «partito dell’Est», mentre all’Occidente i suoi voti ristagnano.

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