di Dino Alìas – Anni ventuno: felicemente vissuti al servizio d’un impegno che, strada facendo, s’è sviluppato conquistando l’attenzione, l’interesse e il coinvolgimento della coscienza pubblica ad ogni livello.
Parliamo del “Premio Roma”, una iniziativa che, nata da una “folgorazione” socio-culturale del compianto professore Aldo Milesi, è da considerare ormai, alla luce dei risultati acquisiti, patrimonio inalienabile nazionale, per il quale è di casa il significato del sapere, da sempre rappresentato, appunto, dalla cultura, cardine del progresso, del benessere e della convivenza civile. I valori che tale prestigioso riconoscimento di civiltà incarna sono, del resto, così profondamente radicati nella tradizione e nella cultura della società italiana che, sin dal primo vagito di questa nobile e apprezzata iniziativa, non s’è mai avvertita la necessità promozionale di sensibilizzare la pubblica opinione perché aderisse, con piena consapevolezza, ai presupposti e alle finalità morali del Premio.
E di premio, del resto, si tratta, un premio che in sintonia con l’impegno socioculturale mirato a promuovere l’immagine e i valori dell’Italia oltre i confini nazionali, variegato come pochi al mondo che da ventuno anni si estrinseca selezionando e scegliendo energie umane che, da un esame rigorosamente comparato, da parte di una giuria composta da personalità del panorama culturale, accademico e giornalistico, abbiano i requisiti per essere poste in evidenza e proposti alla coscienza pubblica come esempi da imitare.
Inoltre, il Premio Roma in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, a partire dal 2004, ha stretto simbolici legami con le più importanti città del mondo, attraverso la presentazione dell’iniziativa presso le nostre rappresentanze diplomatiche e istituti di cultura anche per il conferimento di riconoscimenti speciali ad autori del paese ospitante. Molte sono state le personalità che, nel tempo, hanno ricevuto il “Premio Roma”. Tra esse ricordiamo: i premi Nobel Carlo Rubbia e Rita Levi Montalcini, l’attrice greca Irene Papas, l’astrofisico americano Lawrence Krauss, il premio Oscar Roberto Benigni, il fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, San Giovanni Paolo II, in memoriam, dopo che, ancora in vita, ne aveva accettato il conferimento.
IL SEGNO LASCIATO DA UN EVENTO
In tale ottica si colloca l’edizione 2020” che era stata assegnata ad António Mega Ferreira, scrittore, saggista, narratore di lungo corso, affermato giornalista, nonché personaggio pubblico tra le più importanti figure dell’intellettualità portoghese, nell’ambito delle celebrazioni organizzate in occasione del DCC anniversario della morte di Dante Alighieri.
Tale consegna era stata posticipata a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza pandemica del Covid-19. Per cui questa cerimonia, che di fatto ha dato inizio all’edizione 2021 del “Premio Roma”, si è tenuta venerdì sera, 24 settembre scorso, in forma ridotta, nel prestigioso Palazzo dei Conti Pombeiro, sede dell’Ambasciata italiana a Lisbona. Questo importante appuntamento si è confermato di elevato spessore culturale e mediatico, anche oltre i confini nazionali, perché riesce sempre a far intervenire molti personaggi d’alto lignaggio. In primissima fila si riconoscono autorità del governo portoghese, personaggi di primo piano del mondo accademico e culturale, unitamente ad alcune personalità italiane.
È una manifestazione che anche in Portogallo ha lasciato il segno. Molto efficiente anche l’organizzazione, curata nei minimi dettagli dal nostro ambasciatore Carlo Formosa, alla quale ha partecipato una ristretta delegazione del “Premio Roma”, composta da Giorgio Milesi e Franco Martone, rispettivamente, presidente e componente del comitato d’onore, unitamente alla dottoressa Giorgia Marina Pasquinelli e alla professoressa Maria Paola Miele.
In apertura dei lavori il presidente Milesi, con eloquenza e indiscussa capacità d’analisi, ha tracciato un ampio profilo del “Premio Roma” e ricordato che i rapporti tra Portogallo e Italia hanno radici antichissime, caratterizzate da forti legami culturali e identitari, tra cui una forte consonanza di ideali e di valori, culminata nella comune appartenenza alla Unione Europea e alla comunità atlantica. Dopo la consegna di una simbolica medaglia ricordo all’ambasciatore Formosa, il presidente Milesi ha conferito il “Premio Roma 2020” allo scrittore portoghese, nell’ambito delle celebrazioni organizzate in occasione del 700esimo anniversario della morte di Dante Alighieri, in cui si legge: «António Mega Ferreira, personalità di alto livello e rilevante spessore nell’intero panorama culturale del Portogallo contemporaneo – sottolineano nelle motivazioni di questa scelta l’Ambasciatore Formosa e il Presidente del Premio Giorgio Milesi – rappresenta emblematicamente la grande attenzione che artisti e intellettuali lusitani rivolgono da sempre alla cultura italiana, assorbendone il fascino e l’ispirazione.
La sua raffinata produzione letteraria, caratterizzata da profonda conoscenza e reiterata frequentazione dell’universo artistico del Bel Paese, costituisce un’autorevole voce e un naturale riferimento per quanti si dedicano allo studio e alla divulgazione della nostra cultura in Portogallo». E’ seguita quindi l’attesa lectio magistralis di António Mega Ferreira, dal titolo Dante in esilio: «Legno senza vela e senza governo», risultata di elevatissimo spessore. Lo scrittore, che ha tenuto l’uditorio attento per oltre un’ora in lingua portoghese (con traduzione simultanea in italiano), ha offerto ai presenti spunti di riflessione innovativi e di alta valenza culturale sul tema dantesco, attraverso una relazione che si è snodata lungo le direttrici di Dante poeta, soldato e politico, che ha meritato un lungo applauso, a scena aperta, di oltre cinque minuti.