CINEMA, documentari. The Jungle: storie di immigrazione e rotta balcanica

Uno dei più importanti festival europei, il Festival internazionale del cinema di Varsavia è stato palcoscenico di alcune opere più iconiche conosciute e sarà anche la premiere internazionale dell’ultimo documentario di Cristian Natoli, “The Jungle”, co-prodotto dalla goriziana Tesla Production e dalla società croata 4Film di Zagabria

Uno dei più importanti festival europei, il Festival internazionale del cinema di Varsavia è stato palcoscenico di alcune opere più iconiche conosciute e sarà anche la premiere internazionale dell’ultimo documentario di Cristian Natoli, “The Jungle”, co-prodotto dalla goriziana Tesla Production e dalla società croata 4Film di Zagabria.

MIGRANTI AFGHANI E PAKISTANI

Il film entra in punta di piedi in un progetto di teatro sociale che riguarda una piccola comunità di migranti, afghani e pakistani, arrivati a Gorizia attraverso la rotta balcanica, una delle principali direttrici di immigrazione in Europa. Il gruppo viene coinvolto nel progetto dall’attrice e regista Elisa Menon, che a poco a poco costruirà uno spettacolo simbolico a partire dalle esperienze dei migranti. La rotta balcanica è stata ancora poco raccontata dal cinema internazionale, per nulla da quello italiano: il film di Natoli è quindi il primo ad entrare in un terreno che sappiamo essere spinoso, controverso e molto dibattuto.

L’operazione, lontana da fini pietistici, diventa nel documentario un racconto emozionale. La Jungle sull’Isonzo, che richiama l’omonimo limbo di Calais dove molti migranti giacciono in attesa di entrare in Gran Bretagna, è in realtà un luogo ben diverso, unico e speciale, sospeso tra più culture, che un’intima ed evocativa performance teatrale presenta in modo empatico e fuori dagli schemi. Il documentario si focalizza sulla creazione dei legami tra i protagonisti di questo progetto soffermandosi sui punti di contatto e non sulle differenze.

RENDERE VISIBILI GLI «INVISIBILI»

«Il lavoro di Elisa ha lo scopo di rendere visibili gli invisibili – afferma il regista -, cercando di connettere le realtà e le persone ai margini con il tessuto sociale locale. Il documentario tratta il tema della distanza: quella ideale, di tipo linguistico e culturale, tra i ragazzi richiedenti asilo e il resto della comunità locale, e quella fisica, materiale, che li divide dai loro luoghi d’origine e dalle loro famiglie».

Per questo motivo lo spettacolo di chiusura del workshop, che coincide con il finale del documentario, si svolge nella stessa Jungle, diventando occasione per assistere all’incontro e al confronto di due culture che fino a ora non si erano mai avvicinate.

The Jungle è stato possibile grazie, tra gli altri, al Fondo per l’audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, alla Friuli Venezia Giulia Film Commission, alla Regione Friuli Venezia Giulia, Coop Alleanza 3.0, Fondazione Cassa di Risparmio Gorizia, Caritas Gorizia.

Al Festival di Varsavia il film avrà una proiezione speciale alla presenza dell’autore e concorrerà all’Audience Award, il premio del pubblico che in passato ha premiato film come Trainspotting, The Full Monty, La Vita è Bella solo per citarne alcuni.

Dopo Varsavia il film verrà presentato ad altri festival nazionali italiani ed approderà infine in sala non prima del 2022.

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