LAVORO, coworking. Tendenze del settore per il futuro degli spazi condivisi «raccontate» in un libro dal suo pioniere italiano

Massimo Carraro, fondatore di Cowo, la prima rete di coworking indipendenti, ha affrontato l’argomento nel saggio “Ho fatto un coworking, anzi 100 - Se la relazione viene prima del business. Storia di Cowo”

Se, prima della pandemia, il 95% delle aziende italiane non aveva mai pensato all’idea di spazi condivisi, né tantomeno provato, e il 5% faceva i primi test, ora il quadro è differente: solo il 5% delle aziende non ha avuto il problema di “dove far lavorare le persone”, mentre il restante 95%, nello spazio di poche settimane, ha vissuto l’urgenza di interrogarsi sul modo per svolgere le attività aziendali, pur non andando in ufficio.

Queste sono le riflessioni presenti nel libro “Ho fatto un coworking, anzi 100 – Se la relazione viene prima del business. Storia di Cowo”, saggio scritto da Massimo Carraro, fondatore di Cowo, la rete di coworking indipendenti, testo nel quale viene raccontata la nascita del principale network di coworking space in Italia, a partire dal primo aperto nel Paese nel 2008, appunto il Cowo di Milano Lambrate, struttura che è stata in grado di fornire un servizio nuovo in un mercato che non esisteva ancora. Il libro è acquistabile qui: https://www.amazon.it/dp/B09BYDH2WK

UNA STORIA INZIATA DA UNA DOPPIA SFIDA

Carraro racconta la sua storia, che inizia con una doppia sfida: il cambio di paradigma nel suo lavoro da creativo pubblicitario (complice l’affermarsi di Internet), accompagnato dalla volontà di investire nelle nuove possibilità offerte dalla tecnologia che consente di lavorare da remoto aprendo milioni di nuove prospettive. I primi capitoli raccontano queste premesse, radici portanti di un’idea che con il tempo si è rivelata vincente e forte.

Il libro prosegue poi con l’analisi delle diverse fasi di crescita di un progetto che ha saputo evolversi e cambiare in funzione dei tempi e, anche, delle crisi economiche e professionali. Dal voler fare Coworking insieme condividendo uno spazio di lavoro per ammortizzare le spese di ufficio e combattere la solitudine lavorativa (idee che hanno segnato le basi di Rete Cowo®) alla gestione dei primi aspetti burocratici, fiscali, amministrativi. Sostenibilità e relazione sono sempre stati i valori alla base di Cowo® e che, con il tempo, non sono mai stati persi di vista. Oggi Cowo® è un Network, una community realizzata intorno a valori condivisi.

COWORKING: MICROCOSMO CHE SPACCATO DELLA SOCIETÀ

Il Coworking, un microcosmo che offre uno spaccato della nostra società. La ricostruzione dei tratti che caratterizzano questo fenomeno in Italia permette di delineare le direzioni in cui muovere i prossimi passi. Le parole di Ivana Pais, docente di sociologia economica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ritroviamo nella prefazione del volume, permettono di evidenziare dei capisaldi importanti.

La prima riguarda l’ibridazione tra online e offline: «L’autore ricorda che il Web è il terreno su cui la pianta del Coworking ha attecchito ed è cresciuta: erano informatici i primi coworker americani, e anche questo ha un suo significato. Il lavoro con ogni spazio Cowo è un continuo rimando tra i due piani: ciò che accade nei locali del Coworking, nel quartiere, alle persone coinvolte, viene riportato in forma di post o altro contenuto sul Web.  Quanto viene pubblicato online il più delle volte serve per far accadere qualcos’altro sul territorio, negli spazi fisici del Coworking, incontri, contatti, piccoli e grandi eventi, altro e così via».

VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE E PROSSIMITÀ

La seconda questione riguarda la valorizzazione delle risorse già disponibili. Un principio ancora una volta coerente con l’economia collaborativa.  «Rete Cowo non propone di creare nuove imprese ma di trasformare le già esistenti e indica una direzione: l’integrazione tra economia e società, tra scambi di mercato e forme di reciprocità. Una reciprocità estesa a legami deboli, che consente la creazione di nuove reti di scambio di informazioni, di conoscenze e, fattore non secondario, di supporto emotivo».

Infine, la prossimità: «La pandemia ci ha fatto riscoprire i quartieri in cui viviamo e le potenzialità di un lavoro vicino a casa. Questo ha aperto un dibattito stimolante sulla città policentrica e sulle potenzialità delle politiche per la città a 15 minuti e le sue varianti. Questa dimensione è da sempre al cuore della proposta di Rete Cowo».

E DOPO LA PANDEMIA?

Il coworking nel post-pandemia: cosa accadrà? Carraro individua tre tendenze sulla base di questi anni di incertezze, che sono stati l’occasione per fermarsi, raccogliere dati e storie, analizzare dubbi, ascoltare e cogliere le tendenze di domani.

«Con la pandemia – egli afferma -, tutta l’Italia lavorativa ha fatto i conti, in modo violentemente improvviso, con la scelta del luogo dove svolgere il proprio lavoro… Sentire qualcuno che, dopo aver lavorato a casa per settimane o mesi, si è trovato di fronte a una serie di nemici imprevisti. Per esempio la mancanza di una seduta o di un piano di lavoro adeguato, di una connessione internet professionale, dell’impossibilità di concentrazione, aspetti che hanno portato molte persone a interessarsi e a scoprire, il coworking».

Dall’analisi degli ultimi periodi sono emerse tre tendenze:

in un periodo di quarantena forzata, l’interesse per il Coworking non scompare, anzi avviene il contrario;

le aziende mandano i dipendenti al Coworking;

aumentano le richieste a giornata, quali sessioni di lavoro e videochiamate, riunioni condominiali.

Prosegue al riguardo l’autore: «Esiste la nuova esigenza di fornire ai propri dipendenti una sede di lavoro più agile dell’ufficio, con le sue rigidità e il suo indirizzo obbligato. Molti dipendenti, più evoluti di altri, con la possibilità di gestire il proprio lavoro in autonomia, hanno scelto di non tornare alla vita di prima e hanno avanzato delle precise richieste.  I lavoratori hanno voluto rimanere più vicini a casa; l’organizzazione del lavoro, priva dei pesi di una presenza costante e stressante, diventa così più leggera ed efficiente; e non dimentichiamo la diminuzione del traffico, dei problemi di parcheggio, dell’inquinamento dell’aria. È chiaro che non dobbiamo certo puntare tutto su questi nuovi bisogni del mercato, è altrettanto chiaro che è il momento di soddisfare queste esigenze per far conoscere a più persone possibili i vantaggi del Coworking: flessibilità, sostenibilità, possibilità di un ambiente professionale anche per brevi e brevissimi periodi, networking con altri professionisti».

Il Cowo Manifesto – Cos’è il Coworking per noi

sito web: https://cowo.it/

sito personale dell’autore: https://massimocarraro.com/

il libro è acquistabile qui: https://www.amazon.it/dp/B09BYDH2WK

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