VATICANO, finanze. Pubblicati i bilanci di APSA e Curia romana

Oltre Tevere le casse si sono svuotate e adesso si cerca di porre riparo attraverso i profitti immobiliari sul mercato. Commentato il bilancio, gli investimenti previsti, imposte pagate allo Stato italiano, disavanzi e voci di spesa varie; tuttavia, dal 2016 non viene reso noto il bilancio del Governatorato dello Stato di Città del Vaticano e, sia Galantino che Guerrero Alves non convocano una conferenza stampa, ma preferiscono affidarsi a due distinte interviste

Per la prima volta, l’Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica pubblica (APSA) il suo bilancio annuale, certificando cifre, investimenti, società partecipate e intenzioni , un passo che, con enfasi, oltre Tevere viene definito «in direzione della totale trasparenza finanziaria».

Il bilancio APSA è stato reso pubblico venerdì, in concomitanza con quello della Curia, tuttavia, non si dispongono dati relativi a quello dello Stato di Città del Vaticano, che non viene comunicato ormai dal 2016.

ALLA RICERCA DI NUOVI PROFITTI

L’APSA, che gestisce il patrimonio immobiliare della Santa Sede e gli investimenti un tempo di competenza della Segreteria di Stato, nello sforzo di ricavare nuovi profitti è impegnata nella ristrutturazione dei propri immobili sfitti, mentre – si afferma entro le Mura leonine – la Curia romana starebbe cercando di mantenere la maggiore liquidità possibile al fine di fronteggiare le incertezze finanziarie del momento.

Nella nota al bilancio APSA viene messo in luce come sia «anche grazie agli affitti a prezzo di mercato riscossi sugli immobili di prestigio posseduti a Parigi e Londra, che è possibile concedere in comodato d’uso gratuito all’Elemosineria Apostolica una struttura come Palazzo Migliori, a due passi dal colonnato di San Pietro, per l’accoglienza dei senza fissa dimora ospitati dai volontari della Comunità Sant’Egidio. Inoltre – prosegue la nota -, con l’acquisto di un immobile nei pressi dell’Arco di Trionfo a Parigi, grazie alla mediazione della Sopridex, il venditore ha indirizzato una parte del ricavato di quest’operazione alla costruzione di una chiesa in una banlieue parigina».

Il vescovo Nunzio Galantino, che dell’APSA è il presidente, ha al riguardo sottolineato che: «L’investimento all’Arc de Triomphe è stato concordato con la Segreteria per l’Economia, con varie richieste di chiarimenti e anche la volontà di effettuare una donazione all’arcidiocesi di Parigi, e mette in luce la bontà dell’investimento: prezzo dell’immobile paria 13,47 milioni di euro, prezzo dell’immobile comprensivo di spese d’acquisto e tasse pari a 14,413 milioni di euro, con un rendimento lordo attuale sul valore a febbraio 2021 pari al 2,87 per cento».

SULLE FINANZE VATICANE UN «QUASI» SILENZIO STAMPA

Per comprendere qualcosa dei bilanci si deve fare riferimento a quanto riportato dalla testata “Vatican News”, che ha pubblicato due interviste concesse da padre Juan Antonio Guerrero Alves (Prefetto della Segreteria per l’Economia) e allo stesso Galantino, questo in assenza di conferenze stampa che possano consentire ai giornalisti di porre domande allo specifico riguardo.

Galantino ha affermato che «il patrimonio di quella che può essere considerata una sorta di “banca centrale del Vaticano” si divide in quattro tipologie di portafogli: libero mercato (immobili con canoni di mercato), canone agevolato (immobili destinati ai dipendenti e/o pensionati vaticani a canoni agevolati), canone nullo (immobili in uso a dicasteri, alti prelati, ordini religiosi, eccetera, in regime di gratuità), altri immobili emersi dal censimento immobiliare, oggetto di approfondimento».

PATRIMONIO IMMOBILIARE SUL MERCATO

Le unità destinate al libero mercato costituiscono soltanto il 14% del totale, mentre gli immobili sfitti sono 688, dei quali 288 classificate come «unità pertinenziali», quindi 39 sono le unità immobiliari da alienare e 89 (con destinazione residenziale) verranno ristrutturate dall’APSA (progetto maxilotti), il cui inizio dei lavori è previsto per il primo lotto nel gennaio 2022, mentre la fine per la primavera 2023, cui seguirà la commercializzazione dalla primavera 2022; inoltre, 43 unità già assegnate con contratto in corso di formalizzazione, 192 unità non commercializzabili perché interessate da problematiche tecniche, urbanistiche e catastali delle quali sono in corso accertamenti e attività di sanatoria dagli Uffici preposti, 37 unità destinate all’assegnazione a canone nullo ad alti prelati e/o per finalità istituzionali.

Dopo le ristrutturazioni è dunque previsto che venga incrementata la quota di immobili che il Vaticano immetterà sul mercato.

ALTRI INVESTIMENTI APSA

Tra gli investimenti APSA, anche alcune società agricole, date in gestione alla società agricola San Giuseppe. Sono sei le società partecipate dell’APSA, tre in Italia, una in Svizzera, una in Francia e una nel Regno Unito.

«Si tratta di un patrimonio che nasce – come illustra la nota al bilancio – dalla compensazione data dallo Stato italiano con la Conciliazione, che è stato volta per volta armonizzato, ma sempre cercando investimenti che potessero aiutare la Santa Sede».

Il bilancio registra anche delle perdite sulla gestione immobiliare derivanti – si afferma – dall’aumento dei costi in Italia pari a 3,7 milioni di euro (2,9 milioni dei quali destinati a interventi di manutenzione), mentre sono contestualmente diminuiti i redditi derivanti dalle locazioni per 2,2 milioni di euro e, infine, si sono svalutati i crediti, «difficili da recuperare a causa del Covid».

ANNO DI IMPOSTA 2020  E DISAVANZI VARI

Secondo la nota «per l’anno di imposta 2020 l’APSA ha versato 5,95 milioni di euro di IMU e 2,88 di IRES, dei quali per la sola APSA 4,4 milioni per IMU e 2,01 milioni per IRES; inoltre, «l’APSA ha anche contribuito per 20,6 milioni alla copertura del disavanzo della Curia».

Disavanzo coperto anche in parte dell’Obolo di San Pietro, che quest’anno ha contribuito per 50 milioni di euro (nel 2019 furono 66, mentre nel 2018 addirittura 74). Lo scorso anno la Curia registrava un deficit di 11,1 milioni, quest’anno di 66,3 milioni, a fronte di aspettative pari a 82 milioni.

Secondo la nota al bilancio, le spese sono state ridotte di 3,3 milioni di euro, incluse quelle a copertura di oneri finanziari, ma, se calcolate al netto di detti oneri, il decremento di spesa ammonterebbe a quasi 26 milioni, considerati i 6,7 milioni di spese straordinarie derivanti dalla pandemia. A essere colpiti i settori commerciali, dai Musei della Santa Sede e lE catacombe, all’ufficio viaggi collegato all’APSA; sono calate anche le entrate immobiliari, con ricavi inferiori di 32,1 milioni di euro e spese superiori di 19,7 milioni di euro.

248,4 MILIONI DI EURO IN BILANCIO: LE VARIE VOCI DI SPESA

In generale, il documento di bilancio registra complessivamente 248,4 milioni di euro, 58,5 in meno rispetto al 2019. La maggior parte delle risorse sono state allocate alla voce «Diffusione del Messaggio», che nel 2020 pesa per 48 milioni (51 milioni nel 2021); essa include i costi del Dicastero della Comunicazione, del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, del Pontificio Comitato dei Congressi eucaristici Internazionali e dell’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice.

39 milioni sono stati invece spesi per le nunziature (43 milioni nel 2019), 40 in supporto alle locali chiese locali, 26 in donazioni e contributi (19 milioni nel 2019), 14 nel patrimonio storico, 18 per l’organizzazione della vita ecclesiastica, 9 per  istituzioni accademiche, 4 per lo sviluppo umano, 4 in educazione, scienza e cultura, 4 in vita e famiglia.

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