INTELLIGENCE, intercettazioni telefoniche. Caso «Pegasus»: per Rabat si tratta di una campagna mirata ai danni del Marocco

Secondo Youssef Balla, ambasciatore del Regno alawide a Roma, il tutto è una «montatura mirante alla destabilizzazione». Intanto il Paese nordafricano ha raggiunto un’intesa con l’Israeli National Cyber Directorate in materia di cybersecurity

«Il riferimento al Marocco come parte delle presunte intercettazioni telefoniche, conosciute col nome di “Pegasus”, è una campagna mirata a destabilizzare il Marocco e discreditare l’immagine delle sue istituzioni di sicurezza a livello internazionale», queste le dure parole di commento pronunciate ieri dall’ambasciatore del Marocco in Italia Youssef Balla, che non ha esitato a rigettare le accuse al suo paese.

«il Marocco – ha egli aggiunto – ha avviato due processi giudiziari, uno presso i tribunali marocchini e l’altro presso quelli  internazionali contro gli organismi che sono dietro questa campagna strumentalizzata di calunnia contro il prestigio del Regno. Adesso dovranno rispondere davanti alla giustizia delle loro false accuse».

Il diplomatico non ha dunque usato mezzi termini, dopo che Rabat attraverso diversi comunicati ufficiali aveva sfidato gli autori delle accuse a produrre delle prove.

NESSUN CONTRATTO CON NSO

«Ora sarà la giustizia a obbligarli a fornire la minima prova tangibile e materiale delle loro false accuse – ha aggiunto Balla -, come già affermato nel 2019 e riaffermato adesso, il Marocco non ha mai avuto un legame contrattuale o commerciale con NSO, l’impresa fornitrice del software Pegasus».

Secondo Rabat si tratterebbe dunque di una «falsa campagna mirante ad attentare all’unico paese della sponda sud del Mediterraneo che vive in pace, stabilità e progresso, in mezzo a una regione attraversata da convulsioni».

Secondo il diplomatico accreditato presso la Repubblica italiana «sembra che a qualcuno infastidisca il rafforzamento della sovranità economica e il ruolo imprescindibile del Marocco come attore regionale e il suo contributo attivo ai processi di pace e ricostruzione del Sahel, passando per la Libia e il Medio Oriente. A parte questo, una semplice lettura di queste false rivelazioni, mostrano in maniera cruda la loro incongruenza».

INTERCETTAZIONI A «CARO PREZZO»

Nella sua vibrante presa diposizione di ieri, il diplomatico marocchino si è altresì sforzato di illustrare come le accuse, a suo avviso, siano palesemente infondate.

«Si afferma che il Marocco abbia controllato 10.000 utenti telefonici – ha argomentato -, ma si sa anche che nella comunità della sicurezza occorrono dieci operatori per intercettare una sola utenza telefonica. Quindi, si suppone che il Marocco abbia mobilitato 100.000 agenti soltanto per l’intercettazione di 10.000 utenti. Un altro aspetto, poi, è quello economico: infatti, sulla base delle rivelazioni fatte da questo gruppo, il Ghana ha assunto 25 utenti per 8 milioni di dollari, pertanto, se il Marocco ha assunto 10.000 utenti, come sostengono falsamente gli autori di queste accuse, avrebbe dovuto versare 3.200.000.000 dollari, il che rappresenterebbe quasi il 4% dell’intero prodotto interno lordo del regno. Terza incongruenza, si parla di cinquantamila telefoni intercettati, quindi perché non si parla degli altri 40.000 utenti e degli altri paesi presumibilmente affiliati a questo servizio invece di puntare il Marocco?»

RAPPORTI IMPRONTATI A RECIPROCA FIDUCIA E SICUREZZA

Un paese, il Marocco, che secondo l’ambasciatore Balla «costruisce i rapporti con i propri partner e alleati sulla base della fiducia reciproca e della trasparenza, aspettandosi lo stesso da essi».

Per quanto riguarda invece l’Italia, il diplomatico marocchino si è detto «scioccato» riguardo all’assurdità delle false informazioni che «hanno collegato a sproposito il nome di Romano Prodi alla vicenda che vede appunto calunniato anche il Marocco», sottolineando come Prodi goda e abbia sempre goduto della più alta stima e apprezzamento da parte del Governo di Rabat.

«Saremo sempre riconoscenti all’impegno profuso dal professor Prodi. Durante il suo mandato di Presidente della Commissione europea le relazioni tra Rabat e Bruxelles hanno conosciuto una eccezionale fase di consolidamento, che ha portato il mio paese a essere il primo a ottenere lo status avanzato dell’Unione europea nel 2008».

L’ambasciatore Balla ha quindi concluso il suo intervento sottolineando che: «Sbaglia chi crede di tormentare il Marocco con queste accuse fittizie, perché il Marocco, forte delle sue istituzioni democratiche e della coesione della sua società, farà fronte a ogni tentativo  orchestrato da parti interessate a destabilizzarlo o a discreditare i suoi servizi di sicurezza, conosciuti internazionalmente per la loro efficienza ed efficacia, che hanno permesso di salvare vite sia nel Regno, che negli Stati Uniti, in Europa e in Asia».

L’ACCORDO SULLA CYBERSECURITY TRA ISRAELE E MAROCCO

Come accennato, la Israeli National Cyber Derectorate ha recentemente annunciato di aver raggiunto con il Marocco un accordo in materia di difesa cibernetica, questo a seguito della normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i due Stati, avvenuta a dicembre dello scorso anno.

La stipula di esso ha avuto luogo nella capitale del regno nordafricano, dove si sono incontrati Yigal Unna (direttore generale dell’Israeli National Cyber Directorate) ed El Mostafa Rabii (direttore generale per la sicurezza dei sistemi informatici del Marocco), al momento della firma ha presenziato anche il ministro della Difesa marocchino Abdellatif Loudiyi.

I termini dell’accordo prevedono la cooperazione nei settori congiunti di ricerca e sviluppo e dei sistemi operativi mediante la condivisione di informazioni e conoscenze.

Il National Cyber Directorate israeliano viene concordemente considerato uno degli istituti di sicurezza informatica più avanzati al mondo, questo anche in ragione della esposizione dello Stato ebraico alle molteplici minacce poste dai suoi rivali regionali. Come l’Iran, che ha ripetutamente testato le difese informatiche israeliane attraverso il lancio di numerosi attacchi DDOS (Distributed Denial of Service) allo scopo di paralizzarne le infrastrutture.

A seguito della firma, il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid ha twittato di avere avuto «una lunga e calda conversazione» con il suo omologo marocchino Nasser Bourita.

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