La vittoria della nazionale azzurra di calcio ai Campionati europei apporterà davvero effetti benefici all’economia italiana?
Di natura psicologica sicuramente, tuttavia, «le cifre che sono uscite sui giornali sono “numeri al lotto”». Questo il commento del professor Mario Baldassarri all’introduzione fatta dalla giornalista Cristiana Pugliese della trasmissione “Capire per conoscere”, mandata in onda da Radio Radicale lo scorso lunedì, 12 luglio 2021.
VANNO BENE I SIMBOLI E L’EUFORIA, MA CIÒ CHE CONTA È L’ECONOMETRIA
«Quantificare questi effetti sulla fiducia nei termini di un impulso alla crescita economica è francamente un po’ eccessivo», – ha proseguito il presidente del Centro studi economia reale (CESR) e già viceministro della Repubblica, che ha poi aggiunto che in questi casi vanno applicati i modelli econometrici, «come quello elaborato dalla Oxford Economics al quale ha fatto riferimento anche il CESR nei primi giorni di maggio al fine di redigere il nostro Rapporto annuale sull’economia italiana, che ha portato a una previsione di crescita per l’anno in corso pari al 4,8% e del 4,7% per il 2022. Ma, ovviamente, quel modello econometrico non teneva conto della vittoria degli azzurri agli Europei».
Comunque, il “rimbalzo” dell’economia italiana potrebbe essere anche maggiore di quello previsto e attestarsi oltre il 5%, «fermo restando il problema delle riforme strutturali, in ogni caso queste cifre ci riporterebbero al livello di prodotto interno lordo del 2019, cioè prima della pandemia, recuperando quindi quello che è andato perduto nel 2020»
UN’OCCHIO AL WEMBLEY STADIUM…
Il Wembley Stadium della finale degli Europei di calcio, stracolmo di tifosi uno appiccicato all’altro, non può che stimolare riflessioni preoccupate sul prossimo futuro andamento della pandemia da coronavirus, che, in quel caso sì che potrebbe fare registrare un effetto crescita, però di contagiati dal virus.
«Probabilmente ci sarà una ripresa della “variante delta”, ma questa diffusione in Italia interesserà una popolazione quasi completamente vaccinata. Il problema sarà dunque quello di rilevarne l’impatto sule condizioni di coloro i quali verranno infettati e sul Sistema sanitario nazionale. Dobbiamo sperare – ha auspicato Baldassarri – che il generale Figliuolo e tutti gli addetti alle vaccinazioni tengano la barra dritta continuando a vaccinare più persone possibili, in modo di giungere entro settembre ad avere una base di popolazione relativamente ben protetta, riducendo in qualche modo i rischi costituiti dalla variante delta».
…E UNO ALL’INFLAZIONE
All’ultimo G20 è stata ribadita la necessità di continuare a sostenere l’economia, seppure inizino a manifestarsi i segnali di una ripresa dell’inflazione, che negli Usa ha raggiunto un tasso del 5 per cento. In Europa del fenomeno inflattivo era stato dimenticato, poiché serie problematiche a esso relative da venti anni non se ne sono registrate, ma adesso?
«Bisogna valutare se quella attuale sia soltanto una “fiammata” – ha precisato Baldassarri – oppure se sia indice di un suo rialzo strutturale e permanente. Tant’è che la Banca centrale europea ha tenuto a ribadire che il parametro fissato al 2% come obiettivo debba venire osservato in termini simmetrici, cioè, finché l’inflazione resta al di sotto di questo tasso la politica monetaria deve essere espansiva, mentre qualora dovesse oltrepassare, magari di molto, questo limite, si dovrà addivenire a politiche monetarie restrittive, come sta considerando anche la Federal Reserve statunitense. Ma, come questa possibile lieve inversione di tendenza della politica monetaria americana è trapelata, le borse hanno immediatamente reagito».
TUTTAVIA, L’EUROPA HA UN SERIO PROBLEMA IN PIÙ
In conclusione, l’economista ha messo in guardia dal possibile scenario che potrebbe delinearsi in questo caso, poiché – egli ha affermato – «l’Europa ha un problema molto più serio e profondo: al di là della politica monetaria, che prima o poi dovrà tornare in condizioni normali con la fine dell’era dei tassi di interesse a zero, all’Unione europea manca una politica di bilancio comune. E qui ormai il tema è molto chiaro: il Next Generation EU va trasformato da una operazione una tantum in permanente attraverso l’inserimento nel bilancio ordinario dell’UE – che oggi vale l’1% del Pil, che è in pareggio perché viene finanziato con i contributi dei 27 Paesi membri – di un bilancio “federale” che apporti un altro 1% di Pil, dunque nulla di stravolgente. Questo porterebbe il bilancio ordinario al 2%, però con una caratteristica qualitativa enormemente diversa, infatti si tratterebbe di un bilancio federale finanziato con entrate proprie dell’UE – si veda al riguardo l’ipotesi di tassazione delle multinazionali del web – e, soprattutto, conferirebbe – come sta accadendo con il Next Generation EU – una capacità diretta di emissione di titoli del debito pubblico “europei” condivisi».
Di seguito è possibile ascoltare la registrazione audio integrale della trasmissione “Capire per conoscere”, andata in onda su Radio Radicale il 12 luglio 2021 (A352)