AFRICA, Sahel. Criticità nella regione e contrasto di terrorismo e criminalità: gli ultimi sviluppi del G5 e l’impegno militare francese nell’area

Una regione vasta che confina direttamente con il «buco nero» della Libia. Aree in parte completamente fuori controllo e attualmente nelle mani di gruppi jihadisti e organizzazioni criminali. Oltre alla guerriglia e al terrorismo, attraverso di esse avvengono traffici di ogni genere, che si cerca di contrastare militarmente. Il 9 luglio scorso ha avuto luogo la 5ª Sessione straordinaria della Conferenza dei capi di Stato del G5 Sahel. Il tema, unitamente a quello degli impegni militari francesi all’estero è stato affrontato da Emmanuel Dupuy, analista presso l’istituto di studi strategici IPSE di Parigi

Con l’analista francese a insidertrend.it si è discusso di Sahel, presenza ed espansione jihadista e criminale verso il Golfo di Guinea, scelte di Parigi in materia di proiezione all’estero delle proprie forze di Difesa, con un’appendice relativa al recente critico documento pubblicato su di esse dalla RAND Corporation americana, da Dupuy ritenuto del tutto strumentale.

LA 5ª SESSIONE STRAORDINARIA DEL G5 SAHEL

Ad avviso di Dupuy, nel corso della 5ª Sessione straordinaria della Conferenza dei capi di Stato del G5 Sahel che ha avuto luogo a N’Djamena sono state affrontate tematiche non nuove seppure estremamente importanti, quali il coordinamento delle forze armate e di sicurezza dei Paesi africani coinvolti e quelle europee inviate in quel teatro operativo, la situazione libica, la morte del presidente Deby e, ovviamente, la rimodulazione della missione militare francese in Sahel. La novità, semmai, era costituita dal fatto che dall’ultima sessione tre degli interlocutori di Parigi sono stati in vario modo estromessi dalla scena.

PARIGI È «SOVRAESPOSTA» MILITARMENTE?

Sempre secondo l’analista dell’IPSE la rimodulazione del dispositivo militare francese in Africa non risponderebbe all’esigenza di ridurre una sovraesposizione delle forze armate di Parigi all’estero, bensì a una diversa concezione dello spiegamento delle unità sul terreno: «I francesi restano in Sahel – precisa Dupuy – e, anche se lasciano il Mali, si spostano però in Niger, Ciad e Burkina Faso, dove si registra un incremento degli episodi di violenza compiuti da bande e formazioni armate».

Al riguardo Macron ha dichiarato che l’operazione Barkhane entro il 2023 verrà rimodulata in due, ma non che i militari francesi attualmente schierati nei cinque Paesi del Sahel faranno ritorno in Patria, ma resteranno in Africa sulla base delle nuove dinamiche dell’azione terroristica jihadista, che hanno iniziato a colpire il Senegal e la Costa d’Avorio per puntare sul Golfo di Guinea, con un particolare focus sulla famigerata zona delle «tre frontiere», ormai fuori controllo.

IL CONTROVERSO RAPPORTO DELLA RAND CORPORATION

Egli ha quindi svolto alcune considerazioni in ordine al critico rapporto sulle forze armate francesi recentemente pubblicato dalla RAND Corporation americana, che Dupuy ritiene del tutto strumentale alle finalità di Washington nell’ambito della NATO, poiché dagli Usa verrebbero esercitate pressioni al fine di indurre Parigi a un maggiore apporto all’Alleanza.

Stimolato dall’intervistatore, Dupuy si è infine soffermato sulla vicenda delle allarmanti lettere aperte scritte da alcuni generali in pensione e da dirigenti della polizia francesi che hanno sollevato la questione della «tenuta del fronte interno». Egli ci ha tenuto a sottolineare che costoro hanno esclusivamente rilevato che «il mestiere dei militari non è quello di svolgere compiti propri della polizia all’interno del Paese, come le funzioni di anti-terrorismo», aggiungendo inoltre che «la responsabilità dei militari nel caso dovesse verificarsi una guerra civile in Francia sarebbe quella di prevenire un evento del genere».

Di seguito è possibile ascoltare l’audio integrale della registrazione dell’intervista con Emmanuel Dupuy (A351).

A351 – AFRICA, SAHEL: CRITICITÀ NELLA REGIONE E CONTRASTO DEL TERRORISMO E DELLA CRIMINALITÀ. A insidertrend.it EMMANUEL DUPUY, analista presso l’istituto di sudi strategici IPSE di Parigi, affronta gli ultimi sviluppi della situazione e l’impegno militare francese nell’area.
Una regione vasta che confina direttamente con il «buco nero» della Libia, aree in parte completamente fuori controllo e attualmente nelle mani di gruppi jihadisti e organizzazioni criminali. Oltre alla guerriglia e al terrorismo, attraverso di esse avvengono traffici di ogni genere, che si cerca di contrastare militarmente. Il 9 luglio scorso ha avuto luogo la 5ª Sessione straordinaria della Conferenza dei capi di Stato del G5 Sahel. Il tema, unitamente a quello degli impegni militari francesi all’estero è stato affrontato da Emmanuel Dupuy, analista presso l’istituto di studi strategici IPSE di Parigi.
Con l’analista francese si è discusso di Sahel, presenza ed espansione jihadista e criminale verso il Golfo di Guinea, scelte di Parigi in materia di proiezione all’estero delle proprie forze di Difesa e anche, in appendice della conversazione, del recente critico documento pubblicato su di esse dalla RAND Corporation americana, da Dupuy ritenuto del tutto strumentale. In conclusione, infine, la precisazione sulla vicenda relativa alle allarmanti lettere aperte scritte da alcuni generali in pensione e da dirigenti della polizia francesi, che hanno sollevato la questione della «tenuta del fronte interno» e dei rischi derivanti da conflitti di natura sociale e dalla minaccia dell’islamismo radicale sul territorio metropolitano. (10 luglio 2021)
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