L’analista israeliano è intervenuto dalle colonne del “Time of Israel”, testata giornalistica online che pubblica in lingua inglese, https://blogs.timesofisrael.com/israels-message-to-iran-should-be-if-lebanon-hits-us-well-hit-you/ – «La lotta contro l’Iran sta entrando in un periodo difficile per Israele – afferma il professor Karmon -, Ibrahim Raisi, un leader conservatore ed estremista vicino alla Guida suprema, l’ayatollah Khamenei, è stato eletto presidente dell’Iran; l’amministrazione Usa presieduta da Joe Biden sta cercando di concludere un accordo nucleare con la Repubblica Islamica, che attualmente sembra peggiore del suo precursore, mentre contestualmente Washington sta riducendo la propria presenza militare in Medio Oriente».
UNA STRATEGIA DI RESPIRO REGIONALE
Sempre secondo Karmon, Teheran non avrebbe affatto abbandonato le sue aspirazioni di assicurarsi un punto d’appoggio territoriale in Siria e di rafforzare al contempo i legami con Hamas a Gaza incoraggiando il movimento islamista palestinese ad agire contro Israele; inoltre continua a sostenere gli Houthi nello Yemen nel conflitto in atto contro Arabia Saudita e Israele.
In parallelo all’esercizio di pressioni per convincere gli Stati Uniti a non fare concessioni all’Iran, alle questioni relative all’accordo sul nucleare, e alla prosecuzione del contrasto della presenza militare iraniana in Siria, che è associata allo sforzo di Teheran teso al miglioramento delle già notevoli capacità di Hezbollah nel settore dei missili di precisione, Israele avrebbe bisogno di una strategia più ampia, che abbracci il concetto della “periferia”, applicato in precedenza negli anni Sessanta e Settanta e che in quel periodo portò alla costruzione di importanti alleanze nella regione.
AGIRE ATTRAVERSO LE MINORANZE
C’è una significativa minoranza curda in Siria e in Iraq che lotta per l’indipendenza o, almeno, per l’autonomia. Sostenere i curdi su entrambi i lati del confine si rivelerebbe importante ai fini della realizzazione di un «cuscinetto» tra Iran e Siria.
«L’Iran stesso – prosegue l’analista dell’ICT di Herzliya – ha un grave problema quando si tratta di minoranze: soltanto il 55% della sua popolazione è di origine persiana, mentre il resto sono sciiti azeri, curdi, arabi ahwazi e Baloch sunniti. Tutte le minoranze sunnite sono concentrate all’interno dei confini della Repubblica Islamica e ci sono gruppi dell’opposizione che combattono il regime di Teheran nel tentativo di porre fine alla repressione e all’abbandono economico da parte del governo centrale. È stato proprio in queste regioni che si sono verificati i disordini più gravi nel 2019 e nel 2020».
IL LIBANO E GLI AVVERSARI DI HEZBOLLAH
Sostiene Karmon che per quanto riguarda il Libano, «Israele deve concentrare i suoi sforzi propagandistici, politici e strategici sulle comunità sunnite, cristiane e druse. Il Libano sta attraversando una profonda crisi economica e politica, e gran parte della popolazione incolpa Hezbollah perché ritiene Hassan Nasrallah e i suoi alleati di governo personalmente responsabili della negligenza criminale riguardo ai bisogni fondamentali della popolazione e all’acquisizione di beni statali. Israele deve imparare dagli errori e dalle illusioni del passato e agire in modo rapido e intelligente per aiutare le principali comunità libanesi, inclusi gli sciiti indipendenti, a liberarsi dalla morsa di Hezbollah e dell’Iran».
«Invece – e qui egli è critico con la politica del suo Paese – i leader israeliani stanno minacciando il Libano di distruzione delle sue infrastrutture nazionali nel caso dovesse verificarsi una guerra a tutto campo con Hezbollah. Un atteggiamento retorico che rischia di trasformare tutte le diverse fazioni libanesi in nemici giurati di Israele».
GLI ORDINI PROVENGONO DALLA «CENTRALE» DI TEHERAN
«È evidente – sottolinea l’analista – che l’unico modo in cui Hezbollah lancerà una guerra globale contro Israele sarà su ordine di Teheran e in conformità con le sue esigenze strategiche, in particolare riguardo al contesto nel quale si troverà il suo programma nucleare. Il massiccio fuoco missilistico dal Libano verso il territorio dello Stato ebraico potrebbe causare innumerevoli vittime civili ed Hezbollah è perfettamente consapevole del prezzo che a quel punto pagherebbe la popolazione libanese a causa della rappresaglia israeliana», una conseguenza che inciderebbe direttamente sulla dimensione globale del Partito di Dio filo-iraniano nel Paese.
«Pertanto – conclude Karmon -, per conseguire una efficace deterrenza Israele dovrebbe evidenziare con chiarezza che ha l’Iran, e non il Libano, nel suo mirino. Il messaggio deve essere il seguente: «Un massiccio fuoco dal Libano verso il territorio israeliano comporterà un massiccio fuoco israeliano contro Teheran e i suoi impianti nucleari. Al riguardo vale la pena ricordare che l’ayatollah Khomeini decise di porre fine alla guerra con l’Iraq – «inghiottendo l’amaro calice di veleno», come lui stesso dichiarò – soltanto dopo che Saddam lanciò i suoi missili SCUD su Teheran facendo fuggire dalla città un terzo della sua popolazione. Presumibilmente, i nostri nuovi alleati nel Golfo e oltre saranno disposti ad aiutarci in questo sforzo strategico. Per questo Israele deve affermare questa politica in modo chiaro e pubblicamente, sostenendola con azioni al fine di trasmettere il messaggio a tutti i destinatari nella regione e alla comunità internazionale».