STRATEGIA, XXI secolo. Come costruire la Pax Mediterranea

Il resoconto del dibattito che ha avuto luogo venerdì scorso, 2 Luglio 2021, organizzato da Vision & Global Trends e moderato da Tiberio Graziani

A cura di Greta Bordin – Il webinar dedicato alla discussione sul Mediterraneo e sulle possibili direzioni da intraprendere per la costituzione di una Pax Mediterranea è stato organizzato e promosso da Vision & Global Trends (International Institute of Global Analyses), in collaborazione con la Scuola degli Studi Internazionali dell’Università di Trento. L’incontro/dibattito è stato moderato dal dottor Tiberio Graziani, Chairman di Vision & Global Trends, il quale ha commentato acutamente le presentazioni dei relatori, esprimendo posizioni e considerazioni personali legate ai temi esposti.

LE SFIDE POSTE DAL DIRITTO INTERNAZIONALE

Paolo Bargiacchi (professore ordinario di Diritto Internazionale all’Università degli Studi di Enna “Kore” e docente di Diritto internazionale ed europeo della Sicurezza presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di polizia del Ministero dell’Interno) apre la discussione focalizzandosi sulle sfide del diritto internazionale nella costruzione della stabilità mediterranea.

Seguendo un approccio prettamente giuridico, egli rimarca la presenza di alcune rigidità europee, essenziali nella loro presa in considerazione per la costruzione di una Pax Mediterranea. In modo particolare, si sofferma sulla necessità da parte dell’Unione europea di esaminare nuovamente alcuni valori fondamentali sui quali essa è fondata. Eccellente esempio per avvalorare tale tesi è la problematica immigratoria che permea le acque del Mediterraneo: vi è, negli ultimi tempi, un mutamento ed ampliamento della tutela dei valori fondamentali dell’uomo, con norme ad applicazione molto più estese (extra-territoriale) e fondate sulla “giurisdizione situazionale.”

IMMIGRAZIONE E PROTEZIONE INTERNAZIONALE

Tale mutamento porta inevitabilmente alla necessità di una ridiscussione del concetto di “protezione internazionale” e, di conseguenza, dei diritti stessi dell’uomo. Secondo Bargiacchi questa revisione si rivela essere una delle principali sfide che i governi europei dovranno affrontare nel prossimo futuro: una questione politica oltre che giuridica di ricalibro delle priorità, che vede come azione basilare la ridefinizione dei valori principi dell’Unione Europea, adattandoli a contesti situazionali contemporanei prima della stesura di nuove norme atte alla risoluzione di problematiche correnti come, per l’appunto, l’immigrazione.

L’incontro prosegue con una accurata contestualizzazione geopolitica del Mediterraneo e del ruolo dell’Europa nel quadro della sicurezza mediterranea a cura dell’ammiraglio Fabio Agostini (Comandante dell’operazione EUNAVFOR MED SOPHIA nel 2020 e attualmente Comandante dell’operazione EUNAVFOR MED IRINI).

CENTRALITÀ DEL MEDITERRANEO

Agostini sottolinea la centralità del Mediterraneo come crocevia economico e bacino di maggior interesse per la sicurezza e la stabilità nel più ampio scenario internazionale. Esso è un punto d’incontro tra Europa, Nordafrica e Asia occidentale, tre continenti con diversità politiche, economiche, culturali e religiose, che molto frequentemente diventano miccia di conflitto. Il Mediterraneo è un’area ambita anche da attori non regionali (come Cina, Russia, Turchia e Stati Uniti) con mire di espansionismo di influenza e perseguimento di interessi nazionali. La sua sicurezza, quindi, pare cruciale in quello che l’ammiraglio definisce il «Giardino di casa» del fronte sud-europeo e della NATO. Da qui l’importanza dell’attivismo dell’Unione Europea attraverso operazioni, prima EUNAVFOR MED SOPHIA (2020) e ora EUNAVFOR MED IRINI (2021), atte al mantenimento della stabilità e della sicurezza nell’ampio Mediterraneo e, più specificamente, in territorio libico, essendo la Libia il fulcro delle problematiche dell’area mediterranea nell’ultimo decennio.

LIBIA FULCRO DELLE PROBLEMATICHE

Pertanto, vi è uno sforzo europeo coeso e sinergico su diversi fronti (economico, militare, umanitario e diplomatico) utile sia nel garantire sicurezza, sia nello sfruttamento di “finestre di opportunità.” Riguardante tali finestre di opportunità, il disaccordo tra il relatore e il moderatore emerge a proposito dell’amministrazione Biden. A differenza dell’ammiraglio Fabio Agostini, ma anche del professor Pejman Abdolmohammadi, Graziani non vede la nuova amministrazione americana come un’opportunità di alleanza sfruttabile, sostenendo che, nonostante il Mediterraneo rappresenti un elemento di relativa importanza per il presidente americano, egli sembrerebbe più concentrato sulla risoluzione del contezioso cinese e, molto probabilmente, anche russo.

In breve, stabilità e sicurezza rappresentano due obiettivi chiave per la creazione di una Pax Mediterranea. Vi è, tuttavia, un terzo elemento, la cultura, che non riveste minore rilevanza. Una Pax Mediterranea, infatti, necessita di trovare un punto di equilibrio tra i popoli che abitano il Mediterraneo e i quali condividono diversi valori. Per far ciò, oltre che a riadattare i valori occidentali, una profonda conoscenza geostorica e geoculturale dell’altro diventa inderogabile.

IMPORTANZA DELLA DIPLOMAZIA CULTURALE

A tal proposito, il contributo di Abdolmohammadi (professore di Storia e Politica del Medio Oriente presso la Scuola di Studi internazionali dell’Università di Trento e ricercatore associato presso l’Istituto italiano di politica estera, ISPI) sull’Italia e la diplomazia culturale nel Mediterraneo diviene rilevante.

Per poter discutere nuovamente alcuni valori fondamentali dell’Unione europea nel contesto contemporaneo cruciale è non rimanere intrappolati nei modelli teorici; interessante riflessione condivisa sia dal professor Nicola Melis che da Tiberio Graziani. Concentrandosi sulla teoria della modernizzazione di Samuel P. Huntington, il Prof. Pejman Abdolmohammadi ribadisce la frequenza con la quale personalità governative e istituzionali rimangono soggiogate da modelli teorici che non consentono di ampliare le personali visioni e di migliorare la politica corrente.

MODERNIZZAZIONE COME FENOMENO MULTIDIMENSIONALE

Egli definisce la modernizzazione come un fenomeno multidimensionale, composto da una modernizzazione economica, politica e culturale. Allo stesso modo, anche il potere non è univoco, ma articolato in diverse fonti: economica, militare e simbolico.

Quest’ultimo aspetto viene spesso ignorato a causa dell’impossibilità della sua misurazione; tuttavia, essenziale nel contesto della diplomazia culturale. La diplomazia culturale viene definita come «bacini comuni e elementi di rispetto reciproco e riconoscenza», cosa che negli ultimi anni in Europa è sostanzialmente diminuita. Secondo Abdolmohammadi la diplomazia culturale diventa elemento cruciale per la creazione di una Pax Mediterranea, in quanto lo studio e la comprensione di culture differenti consente di trovare punti d’accordo e amicizia con altri attori, nella fattispecie mediterranei, instaurando un equilibrio tra diversi valori.

In tale ambito l’Italia, a parere del professore, potrebbe svolgere un ruolo principe nel riportare in auge la diplomazia culturale nell’area mediterranea grazie all’inesistenza di una narrativa di colonialismo legata al paese, a differenza di altre nazioni europee, la quale, assieme all’impronta positiva lasciata nel corso della storia, consente all’Italia di costruire legami di fiducia tra i diversi attori del bacino.

DIFFIDENZA RIGUARDO I MODELLI TEORICI

L’essenzialità della cultura per la creazione di una Pax Mediterranea e la diffidenza nei confronti di modelli teorici, viene reiterata anche da Melis, professore associato dell’Università di Cagliari, esperto di storia dell’Impero Ottomano e docente presso l’ateneo sardo di Storia e Istituzioni dell’Africa mediterranea e del Vicino Oriente e di Storia e Istituzioni dell’Africa, con la sua presentazione intitolata “Conoscenza geopolitica e religiosa in prospettiva storica”.

Egli sottolinea come, a suo parere, la Pax Mediterranea dovrebbe fondarsi sullo spirito della Dichiarazione di Barcellona o Partenariato euromediterraneo (1995), permeata da una forte impronta culturale esplicitata dal “rafforzamento del dialogo politico e sulla sicurezza e la cooperazione economica, finanziaria, sociale e culturale” tra i diversi attori mediterranei. Tale impronta culturale, come enfatizzato anche da Abdolmohammadi, viene spesso tradita dai paesi europei, i quali risultano essere eccessivamente legati ai modelli teorici.

IMMAGINE CORRENTE DEL MONDO MUSULMANO

Evidenza di tale affermazione è l’immagine corrente del mondo musulmano. Riprendendo le teorie di Samuel P. Huntington, con un focus sulla teoria dello scontro delle civiltà, Melis afferma che il mondo musulmano viene oggi considerato una comunità compatta con comunanze etico-culturali, politiche e geopolitiche, quando in realtà esistono diversi mondi musulmani, così come diversi mondi arabi, caratterizzati sì da comunanze (esempio il fattore religioso), ma anche da altrettante diversità.

Tale erronea immagine viene concepita alla fine del XIX secolo, durante l’epoca imperialista, quando vi è una ripresa geopolitica da parte dei popoli europei del modello darwiniano delle civiltà. Un modello che si traduce in gerarchie di civiltà e che vede l’Europa come portatrice di progresso e, pertanto, superiore rispetto alle altre civiltà. L’immagine della civiltà musulmana viene successivamente imposta e diffusa alle altre popolazioni mediterranee, riadattandosi a contesti geopolitici differenti e creando quindi modelli astorici.

Ritorna prepotente perciò l’idea che si debba dubitare dei modelli teorici perché costruiti per specifici momenti storici e necessità geopolitiche che sono differenti da quelle contemporanee. È necessario, quindi, per poter costruire una Pax Mediterranea rivedere i valori occidentali, riscoprire la cultura dei popoli e creare nuove norme pertinenti con l’attuale scenario geopolitico.

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