Un incontro cordiale, affermano le note di cronaca diffuse da oltre Tevere, durante il quale il Papa non ha mancato di sottolineare anche la sua particolare relazione con il Patriarca di Georgia Ilia, che ha consentito la messa a punto dei prossimi passi per migliorare ulteriormente le relazioni diplomatiche bilaterali. La presidente di Georgia Salomé Zourabichvili è stata ricevuta in udienza dal Pontefice il 18 giugno scorso al termine di un viaggio di tre giorni dedicato esclusivamente alla Santa Sede, evento non frequente, poiché i capi di Stato in genere approfittano dei viaggi in Vaticano per curare anche i rapporti bilaterali con la Repubblica italiana.
RELAZIONI DI IMPORTANZA FONDAMENTALE
«Sono rimasta impressionata – ha dichiarato nell’occasione la presidente – di come Sua santità caratterizzi la sua relazione con la Georgia e con il Patriarca di Georgia, che chiama “uomo di Dio” e definisce il leader religioso a lui più vicino. So che questa vicinanza di Papa Francesco al Patriarca Ilia è ricambiata da quest’ultimo a livello personale».
Secondo Zourabichvili, le relazioni con la Santa Sede rivestono importanza cruciale perché la Georgia «è una delle nazioni cristiane più antiche e allo stesso tempo una nazione giovane, che ha riguadagnato l’indipendenza solo dal 1991». Ella ha quindi aggiunto che una delle priorità è costituita «dall’educazione di questa nuova generazione,che vive molto più libera, ma che ha bisogno di essere formata, di avere una cultura più aperta sul mondo e maggiormente conosciuta al livello internazionale».
Il tema della tolleranza è stato poi affrontato assieme a Bergoglio, così come quello dei territori che vedono la presenza militare russa, le regioni dell’Abkhazia e di Tskhinvali; quest’ultima ben conosciuta dalla diplomazia pontificia e visitata dai cardinali Paul Richard Gallagher nel 2018 e Pietro Parolin nel 2019.
I LASCITI DELLA GUERRA NEL CAUCASO
«Ho descritto al Santo Padre – ha aggiunto Zourabichvili – la terribile condizione delle popolazioni su tutte e due le parti della linea di occupazione. La situazione è aggravata costantemente dallo spostamento di tale linea, da ricorrente prese di ostaggi, dalle gravi violazioni dei diritti umani, e infine dalla pandemia. Gli ho chiesto un aiuto, tramite la diplomazia pontificia, per favorire una de-escalation. La Georgia, che ha preso la decisione di rinunciare all’uso delle armi e ha rispettato tutti gli impegni del cessate il fuoco del 2008, necessita l’appoggio dei nostri partner per facilitare la de-escalation e quindi il dialogo».
«La Santa Sede – ha poi proseguito la presidente – può giocare un ruolo rilevante anche nella diplomazia parallela, specialmente quando si tratta di negoziare per il rilascio di ostaggi, laddove noi non possiamo avere molti contatti e la nostra influenza è limitata. In tal caso, un intervento della Santa Sede sarebbe un messaggio molto importante per la popolazione georgiana».
GLI ASPETTI CULTURALI
La presidente ha infine parlato col Papa della difficoltà per i piccoli Stati a fare sentire la loro voce sulle questioni globali. «Sarebbe interessante – ha affermato al riguardo – creare un network dove scambiare pareri ed idee ed attrare l’ interesse delle nazioni più grandi».
Le tematiche prettamente culturali sono state trattate durante incontri al Pontificio Consiglio della Cultura, all’Archivio di Propaganda Fide e con il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta. Sono stati affrontati i temi relativi ai concerti musicali, «che mostrino al mondo la cultura della Georgia nello specifico campo musicale in tutta la sua varietà», agli scambi di studenti con i Musei vaticani, dove i giovani georgiani potrebbero sviluppare e affinare le loro tecniche di restauro di icone e dipinti, o imparare altri tipi di tecniche, e quindi portare le loro competenze in Georgia, dove c’è un enorme patrimonio culturale da mantenere e preservare.