di Redazione Astrolabio, newsletter Amici della Terra, articolo pubblicato il 9 giugno 2021 http://astrolabio.amicidellaterra.it/node/2400
Il Mose è un sistema di difesa per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna. Si tratta di un piano integrato di opere che ha interessato l’intero territorio lagunare e che è stato messo in atto per dare una risposta agli elementi di crisi nel rispetto dell’identità e della capacità di adattamento dell’ambiente.
Rappresenta un programma di lavori che non ha eguali al mondo per l’ampiezza del territorio interessato, per la natura dei problemi affrontati, per l’estensione e le caratteristiche delle opere eseguite: dalla difesa dalle acque alte e dalle mareggiate alla tutela ambientale dell’ecosistema.
Difesa dalle acque alte
Gli interventi consistono nella realizzazione di quattro barriere mobili (per uno sviluppo complessivo di 1,6 chilometri) alle bocche di porto: i varchi che collegano la laguna con il mare. Le barriere sono già utilizzate in caso di pericolo di «acqua alta». Il sistema garantisce il rispetto dei valori ambientali della laguna ed è efficace anche nel caso di un rilevante aumento del livello del mare.
La realizzazione dei lavori è oggi in una fase avanzatissima. Contestualmente, a Venezia e in molti altri abitati lagunari, sono stati eseguiti numerosissimi interventi di rialzo delle rive (100 chilometri) per difendere le zone urbane più basse sull’acqua.
Protezione dalle mareggiate
Per difendere il territorio dal mare è stato rinforzato l’intero litorale con la creazione di nuove spiagge o l’ampliamento di quelle che si erano maggiormente erose a causa delle mareggiate (56 chilometri). È stato anche ripristinato parte del cordone di dune costiere (12 chilometri).
Tutela dell’ecosistema
Per ripristinare le funzioni idrodinamiche della laguna e proteggerne la biodiversità si è intervenuti per la tutela degli habitat tipici attraverso la ricostruzione di velme e barene (1.600 ettari), la protezione di barene e bassi fondali (39 chilometri), la ricalibratura dei canali (200 chilometri), il recupero di isole minori (12 isole). Questi interventi hanno concorso al riequilibrio dell’ambiente lagunare, riattivando i dinamismi naturali, favorendo l’autoconservazione degli habitat esistenti o “ricostruiti” e, in generale, migliorando la “resilienza” del sistema.
Risanamento ambientale
Per arrestare il degrado ambientale dell’ecosistema e migliorare la qualità delle acque si è bloccata la dispersione di inquinanti in laguna isolando le sponde dei canali industriali di Porto Marghera (40 chilometri) e mettendo in sicurezza ex discariche abbandonate (7 siti).
Le barriere del Mose per la difesa dalle acque alte
Per proteggere Venezia e l’ecosistema lagunare dagli allagamenti, il sistema Mose ha previsto la realizzazione di quattro barriere mobili: due alla bocca di porto di Lido (larga il doppio delle altre), una alla bocca di Malamocco e una a quella di Chioggia.
Le barriere sono formate da schiere di paratoie che, in caso di pericolo, vengono sollevate per bloccare temporaneamente la marea che entra in laguna. I lavori per il completamento del Mose, che costituisce un’infrastruttura strategica tra le più importanti costruite in Italia, sono in corso contemporaneamente alle tre bocche di porto e hanno raggiunto una fase avanzatissima. Tutte le barriere sono state ultimate e si sta procedendo al completamento della predisposizione degli impianti per il funzionamento e il controllo delle paratoie. Contestualmente vengono eseguiti specifici test funzionali, con il sollevamento delle barriere, necessari per la messa a punto e l’ottimizzazione del sistema.
La realizzazione dell’opera ha richiesto un rilevantissimo impegno progettuale, organizzativo e costruttivo dal quale è derivato lo sviluppo di un know how che rappresenta un patrimonio di conoscenze all’avanguardia nell’ambito delle costruzioni marittime, dell’ingegneria idraulica, dell’ingegneria impiantistica e dei relativi sistemi informatici e di gestione.
Il Consorzio Venezia Nuova presenta il Mose come modello di riferimento innovativo per le principali realtà impegnate sul fronte dei cambiamenti climatici e sulle questioni, sempre più attuali, della difesa dal mare, della protezione dei territori e degli ecosistemi costieri, della tutela ambientale delle zone umide.
La gestione del sistema di difesa dalle acque alte avverrà all’arsenale nord di Venezia in alcuni storici edifici restaurati e infrastrutturati dal Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche del Triveneto – Consorzio Venezia Nuova. Qui si trova il Centro di comando che comprende la Sala operativa decisionale che stabilisce le procedure di funzionamento delle paratoie e presiede al controllo delle barriere.
Il funzionamento delle barriere
Quando sono inattive, le paratoie, piene d’acqua e completamente invisibili, restano distese nei cassoni di fondazione nel fondale delle bocche di porto.
Quando è prevista un’acqua alta, nelle paratoie viene immessa aria compressa che le svuota dall’acqua. In questo modo le paratoie si sollevano fino a emergere e a interrompere, temporaneamente, l’entrata del mare in laguna. Quando la marea cala, e in laguna e mare si raggiunge lo stesso livello, le paratoie vengono di nuovo riempite d’acqua e rientrano nella propria sede. Il sistema è concepito per assicurare la massima flessibilità operativa. In determinate condizioni si possono prevedere anche chiusure differenziate / parziali evitando la completa interruzione dei flussi di marea alle bocche di porto.
È in fase di analisi, inoltre, la possibilità di utilizzare le barriere anche per obiettivi di carattere specificamente ambientale come, per esempio, migliorare gli scambi idrici tra mare e laguna in caso di crisi anossiche.
Le paratoie
Le paratoie sono strutture scatolari stagne, realizzate con lamiere di acciaio di spessore variabile tra 8 millimetri e 13 millimetri.
In totale le quattro barriere del Mose sono costituite da 78 paratoie a cui si aggiungono otto elementi di riserva. La dimensione delle paratoie varia da barriera a barriera in base alla profondità di ogni bocca di porto. Le paratoie più grandi (Malamocco) sono lunghe 29 metri; larghe 20 metri, per un’altezza di 4,5 metri. Quelle più piccole (Lido nord) sono lunghe 18,5 metri; larghe 20 metri, per un’altezza di 3,6 metri. Ogni paratoia è dotata di tubi per l’immissione e l’espulsione dell’aria compressa; di strumenti per rilevarne l’inclinazione; di anodi anticorrosione e di altri elementi per il loro corretto funzionamento. Le superfici interne ed esterne delle paratoie sono trattate con speciali vernici anticorrosione e antivegetative, prive di biocidi.
Per mantenere la perfetta efficienza delle paratoie sono previsti periodici cicli di manutenzione. Le barriere hanno uno sviluppo complessivo di 1,56 chilometri e sono tutte completate.
Le cerniere
Le cerniere vincolano le paratoie ai cassoni di fondazione e ne consentono il movimento. Esse rappresentano uno dei componenti più innovativi e si compongono di un maschio connesso alle paratoie; di una femmina vincolata ai cassoni e di un gruppo di aggancio che unisce il maschio e la femmina. Per le quattro barriere sono previste 156 cerniere più otto elementi di riserva. Le cerniere sono state realizzate con i più avanzati sistemi per la lavorazione e la saldatura dell’acciaio poiché devono sopportare le sollecitazioni prodotte dall’onda di marea e dal moto ondoso sulle paratoie (i carichi sono di alcune centinaia di tonnellate: molto maggiori di quelli per componenti simili nell’industria offshore) e devono resistere in un ambiente altamente aggressivo come quello marino.
I test e i sollevamenti durante le acque alte
Contestualmente al progressivo completamento delle singole schiere di paratoie (Lido nord nel 2014; Malamocco nel 2017; Chioggia nel 2018; Lido sud nel 2019) è iniziata la realizzazione di periodici test funzionali, eseguiti in vista della gestione «a regime», che comportano il sollevamento delle barriere e che rispondono ai seguenti obiettivi:
- verificare l’efficienza del sistema nelle diverse condizioni meteomarine, movimentando le barriere singolarmente o insieme (primo sollevamento contemporaneo delle quattro barriere: 10 luglio 2020);
- eseguire le verifiche sugli impianti di processo, di controllo e ausiliari via via che essi vengono ultimati. Queste attività (tipiche della fase di commissioning che rappresenta una sorta di collaudo delle componenti impiantistiche) riguardano in particolare il sistema automatico di comando e controllo; le apparecchiature elettromeccaniche (compressori, aircooler, trasformatori, ecc.); le valvole per l’afflusso dell’aria alle paratoie (sollevamento barriere) e quelle di scarico dell’aria (abbassamento barriere);
- procedere alla progressiva ottimizzazione delle manovre e dei relativi tempi di esecuzione (sollevamento delle paratoie fino alla posizione di lavoro; oscillazione libera; “inseguimento” della marea; abbassamento delle paratoie);
- verificare il comportamento delle paratoie in relazione a differenti modalità di esercizio e in relazione alle simulazioni con modelli matematici e fisici utilizzati in fase di progetto;
- acquisire e analizzare segnali, dati e misure registrati dagli strumenti e dalle valvole di controllo, per il settaggio del sistema;
- mantenere la piena efficienza nel tempo dei singoli componenti e del sistema nel suo complesso;
- perfezionare la preparazione delle squadre degli addetti preposti alle movimentazioni.
Alla fine del 2020, visti i positivi risultati delle prove e l’avanzato stadio dei lavori, si è iniziato a utilizzare le barriere in concomitanza con eventi di acqua alta (in questa fase di gestione provvisoria si prevede il sollevamento delle barriere limitatamente alle maree maggiori o uguali a 130 centimetri. A regime, invece, le paratoie saranno impiegate per le maree maggiori o uguali a 110 centimetri).
Il primo evento di marea durante il quale è stato utilizzato il Mose si è verificato il 3 ottobre 2020 quando il livello del mare ha raggiunto 135 centimetri mentre, grazie alle paratoie, in laguna la marea si è mantenuta a circa 70 centimetri.
A partire da quel giorno le barriere sono state sollevate numerosissime volte, evitando alle città e all’ecosistema lagunari una serie di allagamenti anche di notevole intensità.