Dall’analisi del Governatore Ignazio Visco emergono con nettezza quattro aspetti. Il primo è quello che il pianeta si trova di fronte a problemi di dimensioni globale, quindi occorre un governo globale e al riguardo Visco ha ricordato che quest’anno per la prima volta l’Italia presiede il G20, dunque, «ha quantomeno una doppia responsabilità di contribuire ha indicare al vertice l’agenda per il nuovo mondo del XXI secolo».
E questo è stato anche il primo commento espresso dal professor Mario Baldassarri sulla relazione annuale della Banca d’Italia presentata oggi dal governatore Ignazio Visco. Baldassarri, già viceministro dell’Economia e attualmente presidente del Centro studi economia reale, è intervenuto come di consueto alla trasmissione “Capire per conoscere”, condotta dal giornalista Claudio Landi e andata in onda oggi sulle frequenza di Radio Radicale.
UN GOVERNO MONDIALE BASATO SU UN RINNOVATO G20
Egli ha aggiunto che: «È evidente che all’interno del G20 sarà necessario costruire un nuovo G8 fra tutte le grandi aree del mondo per affrontare insieme questa nuova fase». Anche perché, nel corso dell’esposizione della sua analisi, Visco ha fatto comprendere che la ripresa dell’economia mondiale potrebbe anche essere consistente nel biennio 2021-22, con il prodotto interno lordo (Pil) mondiale che potrebbe anche rimbalzare di un +6%, tuttavia si tratterà di una ripresa enormemente diversificata, che porterà a un’accentuazione delle differenze tra queste grandi aree, «ponendo al centro – sempre secondo Baldassarri – il problema della necessità di vaccinare i quattro miliardi di persone che popolano il terzo e il quarto mondo contro la pandemia».
Un primo tema importante ripreso dal governatore alla fine del suo discorso, quando ha indicato lo strumento al quale fare ricorso per risolvere il problema: una intensa cooperazione multilaterale nell’economia mondiale che veda una partecipazione da protagonista dell’Unione europea.
NEXT GENARATION EU E BILANCIO EUROPEO
Il secondo aspetto affrontato da Visco ha riguardato l’Europa: ha dato atto a essa della efficace risposta alla pandemia da sarsCov-2, ha inoltre descritto le linee guida della politica monetaria della Banca centrale, le linee delle politiche di bilancio nazionali (tutte espansive), la sospensione dei parametri, le tollerate infrazioni sugli aiuti di stato, aggiungendo però anche l’aspetto relativo all’elemento federale europeo, cioè il Next Generation EU, fondo europeo.
Baldassarri ha sottolineato questo fondamentale passaggio della relazione: «Il Next Generation EU deve diventare un pezzo aggiuntivo del bilancio comunitario europeo, attraverso il ricorso a risorse proprie e all’emissione di debito comune». Si tratterebbe del passaggio verso quell’embrione di bilancio pubblico federale dell’Unione europea, «una sfida – ha aggiunto Baldassarri – che si porrà l’Europa nelle prossimo futuro, poiché se il NGEU venisse trasformato da una operazione una tantum in una di bilancio permanente si perverrebbe a un bilancio europeo pari al 2% del Pil, un passo importante nella costruzione dell’Europa del XXI secolo».
CRESCITA ECONOMICA, RIFORME STRUTTURALI E DEBITO
Il terzo punto ha riguardato l’Italia, paese sul quale le stime rese note nelle ultime settimane hanno indotto a una seria riflessione: dal punto di vista macroeconomico, se i fondi europei verranno utilizzati presto e bene avremo un effetto “da domanda” che da qui al 2026 innalzerà la crescita del 3% o del 4%, ma nel frattempo dovranno essere varate le riforme strutturali richieste allo scopo di fornire un impulso alla crescita potenziale del Pil (si ritiene che l’incremento possa essere dell’1% nei prossimi dieci anni).
«Questo perché l’impulso da domanda, che da qui al 2026 tenderà a esaurirsi, verrebbe sostituito e rafforzato dall’impulso “da offerta”, cioè dall’aumento della produttività e del Pil potenziale determinato dalle riforme. In questo modo le prospettive di crescita dell’economia italiana saranno solide fino al 2030».
Su questo aspetto Visco ha aggiunto poi un altro elemento importante: «In Italia il rapporto tra debito e Pil è ammonta al 160%, cifra pari soltanto a quella registrata dopo la Prima guerra mondiale, occorre dunque ricostruire un equilibrio di bilancio che consenta di conseguire un avanzo primario dell’1% per ridurre il rapporto al 130% nell’arco di dieci anni», in una prospettiva di medio-lungo termine solida e continuativa.
LA RIFORMA FISCALE E IL POTENZIALE DOVUTO AL RISPARMIO
«C’è una riforma – ritiene Baldassarri – che non è presente nel PNRR, ma che è la “madre di tutte le riforme”, quella fiscale, ottenibile per mezzo della ricomposizione del bilancio pubblico senza l’aggiunta di un euro di debito in più. Da qui al 2026 l’Italia potrà disporre di 40 miliardi di euro all’anno di fondi erogati dall’Unione europea, tuttavia, ogni anno il bilancio pubblico prevede una spesa pari a circa 900 miliardi, al cui interno va fatta appunto una ricomposizione allo scopo di reperire le risorse necessarie a una riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese, denaro che non può pervenire dai fondi comunitari e che, quindi, deve venire ricavato dalle varie voci di spesa pubblica e anche attraverso il recupero dell’evasione fiscale, ma senza un euro in più di debito pubblico».
Alcuni dati economici ricordati anche dal governatore Visco aiuteranno a comprendere meglio la situazione in atto e futura: grazie e agli interventi dei governi e delle banche centrali la situazione di crisi è stata tamponata e il Pil italiano nel 2020 si è ridotto soltanto del 9%, questo a fronte di un reddito disponibile da famiglie e imprese che si è ridotto ancora meno, solo del 2%, cinque volte meno la riduzione del Pil.
IL POLMONE DEL RISPARMIO CHE GIOCA A FAVORE DELLA RIPRESA
Le prospettive relative agli investimenti delle imprese sembrerebbero in ripresa, mentre sul lato delle famiglie si è registrata una contrazione dei consumi pari al 10,7%; la conclusione è dunque che il risparmio degli italiani, che nel 2019 era all’8% del Pil, oggi è «rimbalzato» al 15%, costituendo così un potenziale di crescita derivante sia dai consumi che dagli investimenti privati al momento «congelato» a causa del complesso di incertezze derivanti dalla crisi. Si tratta comunque di un «polmone» che potrà fare respirare l’economia italiana nel momento in cui riprenderà la fiducia di famiglie e imprese, denaro che potrà venire rimesso in circolazione.
Baldassarri ha quindi concluso che: «Abbiamo gli elementi per una solida ripresa strutturale, ma questa non ci pioverà dall’Europa, ma dovremo costruircela noi usando bene i fondi europei e, soprattutto, varando le riforme strutturali che non vogliamo fare da oltre venti anni».