MEDIO ORIENTE, Siria. Elezioni presidenziali, «favorito» Bashar al-Assad

Assad ha bisogno di una formale riconferma nell’incarico prima che il suo mandato presidenziale abbia termine, ma una dinamica del genere è contro il dettato della Risoluzione 2254 dell’Onu, che prevedeva l’istituzione di un esecutivo transitorio investito del compito di redigere e approvare una costituzione prima di indire nuove elezioni

Hanno avuto luogo oggi in Siria le elezioni per il rinnovo della massima carica della Repubblica baathista, consultazione di fatto dall’esito scontato – infatti viene dato per «favorito» l’attuale presidente in carica – che si è potuta effettivamente tenere soltanto nelle aree del Paese arabo controllate militarmente dalle Forze governative, da quelle dell’Armata russa loro alleate e dalle milizie filo-iraniane che sostengono Damasco.

HA VOTATO SOLO METÀ DEGLI AVENTI DIRITTO

Dunque, hanno potuto esprimere il loro voto nelle urne soltanto dieci milioni di persone, cioè metà della popolazione complessiva della Siria, mentre l’altra metà è rimasta esclusa.

Tre i candidati alla poltrona, poiché la commissione costituzionale competente ha accettato soltanto due sfidanti del presidente in carica Bashar al-Assad, che si è ripresentato per un ennesimo mandato; si tratta di Abdallah Salloum Addallah (personaggio della nomenklatura di regime in precedenza ministro) e di Mahmoud Ahmad Marai, esponente dell’opposizione, entrambi ritenuti comunque vicini al partito di al-Assad.

Le autorità di Damasco renderanno noti i risultati delle elezioni presidenziali nella giornata di venerdì, ma l’esito della consultazione è dato però per scontato: Bashar, figlio e successore di Hafez al-Assad, ricoprirà la carica di presidente della repubblica per un altro settennato, periodo che si sommerà ai venti anni precedenti di esercizio del potere in Siria.

UNA ARTIFICIOSA REGOLARITÀ FORMALE

Stringente il controllo dell’apparato sulla popolazione e le attività di voto, questo nella pratica assenza di osservatori internazionali. Bashar ha bisogno di una formale riconferma nell’incarico prima che il suo mandato presidenziale abbia termine, seppure una dinamica del genere infranga il dettato della Risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che, dopo aver raggiunto il cessate il fuoco nel Paese, prevedeva l’istituzione di un esecutivo transitorio investito del compito di redigere e approvare una costituzione prima di indire nuove elezioni. Invece il regime e il suo rais non hanno tenuto conto di tutto questo.

Allo scopo di salvare un’apparenza formale è stato costituito un «consiglio costituzionale» parallelo, organismo promosso da Russia, Turchia e Iran, alleati di Damasco o suoi ambigui avversari (Erdoğan) nel corso della lunga e devastante guerra combattuta dai siriani e dai proxi delle varie potenze interessate alla Siria.

Usa, Francia, Germania e Italia hanno dichiarato di ritenere illegittime queste elezioni.

Condividi: