VATICANO, dialogo interreligioso. Telefonata tra il Pontefice e il Patriarca Tawadros: «Incontriamoci dopo la pandemia»

Dieci giorni fa Bergoglio ha sentito il capo della Chiesa copta ortodossa in occasione della Giornata dell’amicizia copto-cattolica; il 16 maggio avrà luogo un evento a Roma

Il desiderio, reciproco, è quello di incontrarsi di nuovo dopo la pandemia. Papa Francesco e Papa Tawadros, si sono sentiti al telefono il 10 maggio, Giornata dell’amicizia copto-cattolica, per una cordiale conversazione. La telefonata, poco pubblicizzata se non sui media egiziani, è arrivata insieme alla consueta lettera di Papa Francesco a Papa Tawadros, in cui quest’anno il Papa esprime la sua gioia per i legami tra la Sede di Pietro e quella di San Marco.

La Giornata di amicizia copto-cattolica ha luogo il 10 maggio, è stata istituita a seguito del primo incontro tra Papa Francesco e Papa Tawadros nel 2013, in Vaticano. si tratta anche del giorno dell’anniversario del primo storico incontro tra un papa e un patriarca copto, quello di Paolo VI e Papa Shenouda III, risalente al 1973.

I CRISTIANI COPTI ORTODOSSI

Anche lo scorso anno, Francesco gli inviò un messaggio e gli fece una telefonata. Secondo i media egiziani, Bergoglio avrebbe fatto riferimento ai copti ortodossi martiri in Libia, esprimendo il desiderio di incontrare Tawadros una volta che la pandemia avrebbe avuto fine. Tawadros avrebbe replicato di avere lo stesso desiderio e avrebbe ringraziato il capo della Chiesa cattolica romana per il suo recente viaggio in Iraq, che ha «ricordato la visita di Francesco in Egitto nel 2017».

Da parte sua, Papa Francesco avrebbe descritto il viaggio in Iraq come un segno di amore e di affetto per le persone che hanno sofferto molto. Papa Francesco e Papa Tawadros avrebbero infine pregato per la Chiesa, per il mondo, per il Medio Oriente, e perché la situazione in Etiopia si risolva.

Nel suo messaggio Francesco ha ricordato i ventuno martiri copti trucidati sulle spiagge libiche il 15 febbraio del 2015 dagli jihadisti di Islamic State, «il cui sangue – ha affermato – non è solo seme dei cristiani, ma anche, ne sono fortemente convinto, un seme che porterà molto frutto all’unità dei cristiani».

PREZIOSI LEGAMI DI AMICIZIA

Egli ha quindi aggiunto che «nel percorso verso la piena comunione tra le nostre Chiese, siamo come i discepoli che camminano verso Emmaus, accompagnati da Cristo stesso, che ci guida al desiderato giorno in cui celebreremo insieme sullo stesso altare la sua morte e resurrezione».

Il 16 maggio, il vescovo Brian Farrell aveva partecipato alla liturgia copto ortodossa presieduta dal vescovo della Chiesa copta ortodossa in Italia, Barnaba El Soriani.

«In questo periodo di pandemia e “distanziamento sociale” – ha dichiarato – ci rendiamo conto a che punto sono preziosi i nostri legami di amicizia. Tra noi cristiani, la nostra amicizia è radicata nell’amicizia di Gesù Cristo stesso con tutti i suoi discepoli. Mi viene in mente la celebre “Icona dell’amicizia” copta del VI secolo raffigurante il Signore che pone la sua mano sulla spalla del suo amico, il santo monaco Mena d’Egitto».

Il segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha chiesto di sviluppare i sentimenti di amicizia, poiché «dare la vita per i propri amici è proprio quello che fanno i santi e i martiri. E quello che siamo anche noi chiamati a fare sul cammino verso la piena unità tra le nostre Chiese». Quindi ha pregato affinché «in questo giorno non solo celebriamo la nostra amicizia, ma la approfondiamo in Cristo per essere in grado di rispondere sempre più alla preghiera che il Signore ha espresso alla vigilia della sua Passione: “che siano una sola cosa”».

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