ECONOMIA, G20. Domani il vertice mondiale presieduto dall’Italia

Roma organizza l’evento in quanto presidente di turno, ma, nell’agenda dei grandi della Terra figurerà il «welfare mondiale»? I partecipanti al vertice sono concretamente in possesso delle capacità di addivenire a scelte comuni su queste problematiche oppure il tutto permarrà una «riunione di condominio» mondiale? Di questo e altro ha parlato l’economista Mario Baldassarri nel corso del suo consueto intervento del lunedì a Radio Radicale

Nell’agenda dei grandi della Terra, il prossimo 21 maggio figurerà il tema del possibile «welfare sanitario mondiale»? Si tratta di un problema la cui soluzione non può venire rinviata troppo a lungo, dati gli effetti catastrofici della pandemia da sars-Cov-2 in atto. Infatti, nel prossimo futuro a livello mondiale si dovrebbero produrre almeno tredici milioni di dosi di vaccino contro il coronavirus ogni anno per un periodo di cinque o sei anni, questo per coprire l’intera popolazione del pianeta. Ma come conseguire questo obiettivo?

GOVERNO MONDIALE E WELFARE GLOBALE

«Produrre vaccini – ha esordito Baldassarri – non è come produrre caramelle, poiché per farlo è necessario disporre di una tecnologia molto avanzata e sofisticata, che per di più abbisogna di tutta una filiera di componenti prodotti a loro volta in decine di diversi paesi nel mondo».

Quindi, il problema di difficile soluzione non sarebbe tanto quello di sospendere le garanzie sui brevetti, quanto convincere le “Big Pharma” a rilasciare la concessione per la produzione a tutte quelle industrie che sono in grado di farlo dal punto di vista tecnologico e organizzativo.

«Dopodiché – ha egli aggiunto – il welfare mondiale deve partire da un dato di fatto: quattro milioni di persone nel mondo non sono in grado né di produrre i vaccini, né tanto meno di pagarseli e di comprarseli. Sarà dunque qui che dovrà intervenire il “governo globale del mondo”, si auspica a partire dal prossimo G20, per rendere disponibili le dosi di vaccino delle quali hanno bisogno quei quattro miliardi di persone. Sarebbe un “intelligente egoismo” dei paesi avanzati, che sono consapevoli del fatto che se non si vaccinerà anche il terzo e quarto mondo il rischio sarà quello di un ritorno del virus, magari in una sua variante meno attaccabile e pericolosa. Si tratterebbe di un lungimirante investimento dei paesi sviluppati a beneficio del resto del mondo e di sé stessi».

IL G20: UNA «RIUNIONE DI CONDOMINIO»

Tuttavia, l’interrogativo verte sulla reale capacità politica dei paesi del G20 per addivenire a una tale decisione comune? Molto probabilmente no, sostiene Baldassarri, poiché «il G20 è un po’ come una riunione di condominio eccessivamente allargata, dove c’è dentro di tutto e di più. Però al suo interno gli otto grandi paesi possono e devono fare “massa critica”: Usa, Repubblica popolare cinese, India, Giappone, Russia ed Europa hanno un peso notevole; poi, ovviamente, dovranno tenere in debita considerazione le rappresentanze dell’Africa e dell’America Latina. Ecco il nuovo G8 che dovrà fungere da embrione all’interno dell’attuale G20, un nuovo governo mondiale, ma per il XXI secolo e non per il secolo scorso…»

«In questo senso – ha eccepito il giornalista Claudio Landi, interlocutore di Baldassarri nel corso della trasmissione radiofonica andata in onda sulle frequenze di Radio radicale – «l’Europa qualche passo in avanti lo ha già fatto, sia all’ultimo vertice di Oporto che attraverso la proposta di Francia, Germania e Regno Unito relativa a un’alleanza mondiale per i vaccini contro il Covid».

Una «proposta timida» ha replicato Baldassarri, «seppure vada considerata la posizione della cancelliera Angela Merkel assunta in seguito alla proposta balzana del presidente americano Joe Biden di abolire i brevetti, come se il giorno dopo con una bacchetta magica avessimo la capacità di produrre i vaccini necessari. Una proposta poi sopita che era stata fatta per ragioni di politica interna, principalmente per contenere le spinte della sinistra del Partito democratico Usa».

UNO SGUARDO ALLE PROSPETTIVE ECONOMICHE

Nei prossimi anni le prospettive sono quelle dell’apertura di grosse spaccature nell’economia mondiale, dovute in primo luogo alle disparità tra i paesi nella crescita economica (e dunque nella ripresa) nella fase immediatamente successiva alla fine della pandemia (chi ne uscirà dopo crescerà di meno, anche all’interno della stessa Europa), inoltre, le politiche economiche attuate per fronteggiare gli effetti negativi della pandemia sono state imponenti nei paesi avanzati, con massicce iniezioni di liquidità nei sistemi economici e politiche di bilancio di volumi complessivi pari al 16% del Pil mondiale.

«Ora – ha sottolineato Baldassarri –, i paesi del terzo e quarto mondo non sono stati in grado di varare politiche simili perché le loro monete non hanno sovranità, in quanto, se avessero emesso in quantità spropositate le loro monete stampandole, nel giro di due settimane al massimo avrebbero provocato l’innalzamento vertiginoso dei tassi di inflazione e una gigantesca svalutazione; mentre sul piano delle politiche di bilancio essi hanno sì fatto qualche cosa, ma il tutto è misurabile entro pochi punti di Pil, il che vorrà dire che la ripresa economica mondiale nel dopo-Covid sarà enormemente differenziata tra ricchi e poveri, con una estesa apertura della forbice tra i vari paesi e le varie regioni del mondo».

Ne consegue che la spinta all’emigrazione da quei luoghi derelitti consocerà un potenziamento.

FUNESTI PRESAGI

«Ecco allora il secondo tema di welfare mondiale: come contenere i grandi fenomeni migratori potenziali del dopo-Covid? Questo interrogativo dovrebbe quindi venire posto all’ordine del giorno del prossimo G20 e anche in Europa».

Ma, se le differenziazioni tra le grandi regioni del mondo e anche all’interno delle stesse singole regioni aumenteranno in questa misura vi sarà il rischio dell’esplosione di grosse “bolle finanziarie” con conseguenti default in tutto il Sud del pianeta.

«Non solo nel Sud del pianeta – ha concluso Baldassarri -, ma anche all’interno delle aree sviluppate del mondo, perché, vincoli quali i parametri di Maastricht e il Patto di stabilità e crescita, al momento sospesi, prima o poi ritorneranno di attualità. Ecco allora che un paese come l’Italia, che dovrà certamente utilizzare presto e bene tutte le risorse messe a disposizione dal Recovery Fund, si dovrà al tempo stesso porre il problema del suo debito pubblico nel frattempo ingigantitosi ulteriormente, quando gli altri paesi europei avranno già intrapreso un percorso di rientro. Attenzione: anche qui c’è una spaccatura, ed è interna all’Europa, perché per fronteggiare la pandemia tutti hanno aumentato i propri deficit e debiti, Germania inclusa, ma non nella misura dell’Italia (e in parte, ma meno, anche di Spagna, Portogallo e Grecia). La spaccatura si aprirà sulle differenze dei debiti pubblici dei vari paesi membri dell’Unione europea e, a quel punto, il problema sarà quello di quale nuova Europa? quali nuovi parametri di rientro dal debito dovranno applicarsi?».

A332 – ECONOMIA, GOVERNO MONDIALE E WELFARE GLOBALE: LE DECISIONI DEL G20. L’Italia organizza l’evento del 21 maggio 2021 in quanto presidente di turno, ma, nell’agenda dei grandi della Terra figurerà il «welfare mondiale»? I partecipanti al vertice sono concretamente in possesso delle capacità di addivenire a scelte comuni su queste problematiche oppure il tutto permarrà una «riunione di condominio» mondiale? Di questo e altro ha parlato l’economista MARIO BALDASSARRI nel corso del suo consueto intervento del lunedì a Radio Radicale
Si tratta di un problema la cui soluzione non può venire rinviata troppo a lungo, dati gli effetti catastrofici della pandemia da sars-Cov-2 in atto. Infatti, nel prossimo futuro a livello mondiale si dovrebbero produrre almeno tredici milioni di dosi di vaccino contro il coronavirus ogni anno per un periodo di cinque o sei anni, questo per coprire l’intera popolazione del pianeta. Ma come conseguire questo obiettivo?
Nei prossimi anni le prospettive sono quelle dell’apertura di grosse spaccature nell’economia mondiale, dovute in primo luogo alle disparità tra i paesi nella crescita economica (e dunque nella ripresa) nella fase immediatamente successiva alla fine della pandemia (chi ne uscirà dopo crescerà di meno, anche all’interno della stessa Europa), inoltre, le politiche economiche attuate per fronteggiare gli effetti negativi della pandemia sono state imponenti nei paesi avanzati, con massicce iniezioni di liquidità nei sistemi economici e politiche di bilancio di volumi complessivi pari al 16% del Pil mondiale.
Temi di attualità trattati nella trasmissione radiofonica del lunedì, nel corso della quale si è parlato anche del bilancio dell’Unione europea (che ha consentito un raffronto tra quello federale degli Usa e quello profondamente intergovernativo di Bruxelles) e sulle micidiali spinte migratorie dal Sud del mondo attese nel dopo-Covid quali conseguenze del possibile default dei paesi del terzo e quarto mondo.
Baldassarri, già viceministro dell’Economia e attualmente presidente del Centro studi economia reale, è intervenuto a “Capire per conoscere”, trasmissione di approfondimento condotta dal giornalista CLAUDIO LANDI, andata in onda sulle frequenze di Radio Radicale lunedì 18 maggio 2021.
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