Situazione fuori controllo nell’enclave spagnola di Ceuta a causa della pressione esercitata da ottomila migranti arrivati a nuoto sul posto. Il governo di Madrid ha rapidamente rinforzato le misure di sicurezza nella sua Plazas de soberanía in territorio africano, ma la situazione permane oltremodo critica, al punto che gli spagnoli parlano apertamente di una «messa a repentaglio» della loro integrità territoriale.
In supporto al dispositivo di sicurezza che presidia la lunga recinzione al confine con il Regno del Marocco sono state inviate unità dell’esercito e della Guardia Civil. Madrid ha in seguito avviato i rimpatri degli immigrati clandestini, tuttavia teme egualmente che episodi simili possano verificarsi anche nella vicina Melilla.
UNA MASSA DI DISPERATI GIUNTA A NUOTO
I migranti hanno attraversato il confine a nuoto e si sono rifugiati nell’enclave di Ceuta, la città spagnola situata sulla costa nordafricana, una delle due enclavi circondate dal Marocco, che ormai da anni rappresentano per le masse di migranti la porta di accesso all’Europa.
Anche in questo caso, però in massa, essi hanno scavalcato la barriera metallica presidiata dai militari iberici, cogliendoli così di sorpresa. La notizia del fatto è stata poi resa nota dal ministro per l’inclusione, la sicurezza sociale e la migrazione José Luis Escrivá, che ha anche annunciato l’effettuazione di rimpatri degli irregolari «a un ritmo significativo», questo «considerato – ha egli aggiunto – che gli accordi con il Regno del Marocco in materia di immigrazione sono molto chiari».
Delle ottomila persone giunte a Ceuta da ieri, circa la metà sono state respinte in Marocco, mentre ottantasei sono invece riuscite a entrare a Melilla.
Secondo il governo l’arrivo massiccio dei migranti nelle ultime ore, non ha nulla a che fare con la decisione della Spagna di consentire recentemente l’ingresso nell’anonimato nell’ospedale di Logroño del capo del Fronte Polisario, Brahim Ghali. La scelta di Madrid di accogliere il presidente della Repubblica araba saharawi con la garanzia di non essere perseguito dalla giustizia iberica, aveva suscitato accese polemiche.
I PERICOLOSI STRASCICHI DEL «CASO GHALI»
Ghali, che ha settantatré anni, ha contratto il virus Sars-cov-2 e per questo ha chiesto aiuto agli spagnoli appellandosi alla loro umanità, tuttavia, la vicenda non è piaciuta ai marocchini, che ricercano il leader saharawi da tempo in quanto accusato di avere commesso gravi reati connessi anche con la violazione dei diritti umani, il terrorismo, le torture e il genocidio.
Al riguardo va ricordato che il Marocco contrasta da anni la guerriglia del Fronte indipendentista del Polisario, organizzazione strutturata politicamente e militarmente (schiera un vero e proprio esercito) che, anche grazie allo storico sostegno dell’Algeria, rivendica l’autonomia da Rabat per il territorio del Sahara occidentale (già Sahara spagnolo). Recentemente, ricorrendo a un velivolo armato senza pilota (UCAV), i marocchini hanno ucciso il capo della gendarmeria del Polisario
Dunque, non è escluso che dietro a questo incontrollato afflusso di massa di migranti verso la enclave spagnola possa anche esserci la manina di Rabat, che in questo modo renderebbe a Madrid lo sgarbo ricevuto con l’ingresso in territorio spagnolo sotto falso nome dell’anziano leader nemico.
Arancha González, ministro degli esteri spagnolo, ha escluso che i fatti siano legati tra loro, ma ha convocato l’ambasciatore marocchino Karima Benyaich. Rabat ha però richiamato per consultazioni la sua ambasciatrice a Madrid, poco dopo che era stata convocata dal ministero degli esteri spagnolo. Un evidente segnale dell’incremento del livello della tensione nelle relazioni tra i due Paesi, qualcosa di cui non si assisteva ormai da un decennio.
A RISCHIO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE: SÁNCHEZ VA A CEUTA
Escrivá, dettosi sorpreso, ha ricondotto il fenomeno alla pandemia da coronavirus e alla povertà che affligge la regione sub-sahariana, zona del continente africano da dove è provenuta buona parte dei migranti irregolari. Forse si tratta di un esercizio di retorica finalizzato a mantenere la polemica internazionale entro limiti accettabili, ma sta di fatto che intanto, dopo Ceuta, anche l’altra enclave di Melilla, sulla costa orientale del Marocco, adesso ospita suo malgrado più di ottanta migranti che vi hanno fatto ingresso illegalmente violando la frontiera.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato che si recherà a Ceuta e Melilla, «agiremo con fermezza di fronte a qualsiasi sfida e circostanza», ha pubblicamente dichiarato dalla residenza presidenziale de La Moncloa.
Egli non ha potuto fare a meno di definire la situazione come «una grave crisi per la Spagna e per l’Europa», e si è visto costretto a cancellare la prevista visita ufficiale che avrebbe dovuto fare a Parigi. A Ceuta è atteso anche il ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska. Unità dell’esercito spagnolo sono state schierate su alcuni settori delle spiagge dell’enclave allo scopo di tentare di arrestare la massa di arrivi dal Marocco.
UNA BARRIERA SOLTANTO APPARENTEMENTE INVALICABILE
«In questo momento l’entrata dei migranti sembrerebbe sotto controllo», ha in seguito affermato nel corso di una intervista rilasciata a Radio Cadena Ser il presidente di Ceuta, Juan Jesús Vivas. Ma le immagini trasmesse dalle emittenti televisive hanno mostrato decine di persone raggruppate sul lato marocchino della frontiera, pronte a scavalcare in qualche modo la barriera metallica, questo mentre la gendarmeria marocchina non starebbe intervenendo per fermarli.
Un frontiera, quella tra il Marocco e le enclavi spagnole, protetta da una barriera soltanto apparentemente invalicabile, presidiata dagli agenti della Guardia Civil e della Policía Nacional che, non infrequentemente, sono oggetto di veri e propri attacchi violenti da parte dei migranti che cercano di passare.
Si tratta di recinzioni parallele di altezza variabile a seconda dei luoghi che sono sormontate da un filo di concertina, una barriera estesa per chilometri lungo tutta la linea confinaria. Sia a Ceuta che a Melilla queste barriere sono fortificate con reti anti-salita, videocamere, sensori acustici e sismici, impianti di illuminazione e postazioni di sorveglianza.