MEDIO ORIENTE, Israele e Striscia di Gaza. Ottavo giorno di guerra, bilancio delle ultime ore

Ulteriori lanci di razzi dalla Striscia di Gaza, ma con minore intensità rispetto ai giorni precedenti; le forze armate israeliane continuano a colpire le strutture di Hamas e della Jihad islamica nella Striscia; in una operazione congiunta Tsahal-Shin Bet è stato ucciso Hassam Abu Harbid, storico comandante della Brigata settentrionale della formazione armata palestinese filoiraniana a Gaza; razzi dal Libano meridionale e risposta dell’artiglieria israeliana. La polemica sugli effetti collaterali a Gaza e gli «scudi umani» di Hamas: a RT International interviene il professor Ely Karmon, analista dell’ICT di Herzliya

Featured Video Play Icon

In Israele e a Gaza continuano le attività militari poste in essere dalle parti contrapposte. Nella giornata di martedì 18 maggio si è registrata la prosecuzione delle azioni delle forze armate israeliane contro obiettivi palestinesi nella Striscia di Gaza, in particolare contro la ramificata e fitta rete di gallerie utilizzate dalla milizia di Hamas e anche dalle atre formazioni e gruppi armati attivi nel territorio controllato dal movimento islamista radicale.

RAZZI DAL LIBANO E DRONI DALLA GIORDANIA

Inoltre, l’aviazione dello Sato ebraico (Israel Air Force) ha reso noto di avere abbattuto un sistema a pilotaggio remoto (UAV, o drone) che si era introdotto nello spazio aereo israeliano presso Emek Hamaayanot, nel nord del Paese, a ridosso della frontiera con la Giordania.

Nella notte precedente nel nord di Israele era scattato l’allarme, segnalato dalle sirene del kibbutz di Misgav Am, che hanno annunciato i lanci dei razzi e dei missili, stavolta però dal confinante Libano meridionale, dunque presumibilmente per mano di Hezbollah (seppure non sia ancora chiara la paternità dell’azione). La salva di sei ordigni, andata tuttavia fuori bersaglio, ha in ogni caso provocato la reazione di Tsahal (Forze di Difesa israeliane), che ha battuto mediante tiri di artiglieria le posizioni della milizia del partito sciita filoiraniano oltre il confine.

Se di Hezbollah davvero si trattasse ciò alimenterebbe il sospetto che questi lanci di ordigni possano essere «simbolici», poiché dall’inizio di questo sanguinoso confronto armato non è la prima volta che la milizia sciita libanese «sbaglia» i suoi (per altro pochi) lanci contro il territorio israeliano, un aspetto che confermerebbe l’ipotesi relativa a una convenienza per l’Iran a mantenere basso il livello del confronto con lo Stato ebraico in una fase nella quale a Teheran si ha tutto l’interesse a non provocare la chiusura dello stretto e ripido sentiero verso la riapertura di una qualche forma di trattativa con la nuova amministrazione americana.

I BOMBARDAMENTI DELLE MILIZIE PALESTINESI

Diversamente da quelli di Hezbollah, invece i razzi di Hamas lanciati contro Israele in grande quantità dalla Striscia di Gaza vengono diretti contro obiettivi «veri». Dal 10 maggio scorso, giorno di inizio dell’escalation militare, l’organizzazione filiazione dei Fratelli musulmani che detiene il potere a Gaza e quella filoiraniana della Jihad islamica palestinese hanno lanciato quasi 3.500 ordigni dei quali 500 sono caduti all’interno della Striscia con diverse conseguenze, anche a danno della popolazione civile palestinese residente, mentre il rimanente 90% è stato invece intercettato dal sistema di difesa antimissile israeliano Iron Dome.

Nella notte tra lunedì e martedì il fuoco da Gaza sembrava dovesse diminuire, poi però al mattino diversi razzi sono stati lanciati sul sud di Israele, mettendo in allarme  il kibbutz di Ein Hashlosha.

Nel frattempo, l’aviazione israeliana ha proseguito le attività nel quadro della cosiddetta operazione «Guardiani del muro», colpendo le infrastrutture militari di Hamas nella zona di Rimal, nella parte occidentale di Gaza City, inclusi i siti di lancio che avevano minacciato l’area urbana di Tel Aviv, oltre ad altre località come la città di Ashkelon.

STRIKE SULLA RETE DI GALLERIE SOTTERRANEE

Fonti militari israeliane hanno poi riferito che è stata effettuata una quarta ondata di raid aerei contro la capillare e fitta rete di gallerie realizzata da Hamas: sessantadue velivoli da combattimento hanno impiegato una notevole quantità di munizionamento di precisione di caduta. In precedenza, sempre Tsahal aveva annunciato di aver distrutto decine di miglia di tunnel che correvano sotto la superficie della Striscia di Gaza nelle prime tre ondate di attacchi aerei.

Tra gli obiettivi erano incluse le abitazioni dei comandanti di Hamas, che sarebbero state utilizzate allo scopo di fornire supporto operativo nel corso degli attacchi contro Israele. Inoltre, anche una squadra anticarro della milizia islamista è stata  neutralizzata nella stessa notte di lunedì, mentre in una operazione congiunta con i servizi segreti, i militari israeliani hanno ucciso Hassam Abu Harbid, storico comandante della Brigata settentrionale della Jihad islamica palestinese a Gaza, ritenuto responsabile di una serie di attacchi missilistici anticarro contro civili israeliani, tra i quali quello compiuto presso Sderot il primo giorno di ostilità (10 maggio), a causa del quale era rimasto ferito un cittadino israeliano.

GLI EFFETTI COLLATERALI DEI RAID ISRAELIANI

Come era prevedibile e, d’altro canto anche «fisiologico» in conflitti moderni di natura marcatamente asimmetrica come quello in atto a Gaza, si alimenta sempre più la polemica sugli effetti collaterali delle azioni militari condotte da eserciti moderni e tecnologicamente sofisticati come Tsahal.

Molto si è detto e molto si dirà sulle vittime civili di questa guerra, sia di parte palestinese che israeliana (in quest’ultima vanno inclusi anche quei malcapitati cittadini arabi dello Stato di Israele colpiti dai razzi di Hamas e della Jihad islamica). Ebbene, si discute se in un territorio angusto e densamente popolato come la Striscia di Gaza (un luogo tra i più antropizzati in assoluto nel mondo) organizzazioni quali Hamas utilizzino deliberatamente la popolazione civile in funzione di «scudo umano», oppure se, nella realtà dei fatti, Tsahal non si curi eccessivamente della presenza di civili quando bombarda le strutture e le installazioni militari delle organizzazioni armate palestinesi nella Striscia, provocando la morte della gente.

Nel filmato cui sopra, sull’argomento è intervenuto il professor Ely Karmon, Senior Research presso l’Interdisciplinary Center di Hezliya, Israele, intervenuto ieri in collegamento video con gli studi dell’emittente televisiva RT International, dove nel corso dell’intervista (in lingua inglese) ha avuto un animato confronto con il conduttore del telegiornale.

HAMAS E GLI «SCUDI UMANI» A GAZA

Karmon ha argomentato che «parte degli hardware dei sistemi lanciarazzi e le consolle di guida dei droni utilizzati dalle formazioni armate palestinesi si trovano in siti protetti all’interno di aree densamente urbanizzate della Striscia di Gaza».

Replicando poi a una eccezione mossa dal giornalista che lo intervistava, egli ha accusato Hamas «di tenere in ostaggio la popolazione della Striscia», poiché «i sistemi e le rampe di lancio delle migliaia di razzi e missili che in questi giorni hanno colpito Israele sono stati installati all’interno di edifici e di aree civili, incluse scuole e ospedali, facendo divenire così la popolazione un target».

Secondo Karmon gli attacchi delle Forze di difesa israeliane sono improvvisi e, conseguentemente, la popolazione civile non ha il tempo di mettersi al riparo nei rifugi antiaerei.

Ad avviso del docente di Herzliya queste persone sarebbero state trasformate in «scudi umani» grazie alla «trasformazione di edifici civili in strutture militari», ricavando nel sottosuolo di essi delle vere e proprie war operational room, «strutture che ad Hamas sono costate migliaia di dollari».

Condividi: