Antoine de Saint-Affrique ha assunto la guida del maggior gruppo industriale francese del settore alimentare, la Danone, una notizia che era nell’aria già da qualche tempo, almeno da quando sono iniziate le pressioni degli azionisti su Emmanuel Faber affinché rassegnasse le proprie dimissioni dall’incarico.
Il nuovo elemento apicale del «campione nazionale» d’oltralpe si occuperà dunque dei marchi Évian, Volvic, Gallia, Blédina, Danette e Actimel; in precedenza de Saint-Affrique ha lavorato per uno dei principali concorrenti di Danone, la multinazionale anglo-olandese Unilever, per conto della quale ha rilanciato i marchi dei dentifrici Sanogyl e Signal.
Per Unilever ha operato sui mercati di Ungheria, Stati Uniti d’America, Russia e Olanda, per poi venire assegnato alla sede centrale del gruppo nel Regno Unito. Nel 2011 era a Unilever Food (marchi Knorr, Lipton, Magnum, Carte d’or e altro), la seconda divisione del gruppo in termini di fatturato.
Ora, alla Danone dovrà misurarsi in alcune sfide, poiché il gruppo francese, seppure non vada male (nel 2020 il fatturato è stato pari a 23,62 miliardi), dovrà tuttavia incrementare il proprio margine operativo (14%), che risulta inferiore a quello dei suoi principali concorrenti. Al fine di conseguire questo obiettivo il suo predecessore aveva deciso di tagliare i costi, incidendo sulla voce relativa al marketing, una scelta che ha però incontrato la disapprovazione degli azionisti.
Inoltre, si dovrà misurare con la preoccupante situazione congiunturale, caratterizzata da una debole crescita economica, da difficoltà economiche nei settori agricolo e della grande distribuzione organizzata, le campagne di opinione contro la plastica e le nuove tendenze dei consumatori in campo dietetico, che rifiutano l’uso di latte animale e prodotti trasformati, quindi la crisi generata dalla pandemia da Covid-19.
Infine il capitale azionario della società e l’indice azionario CAC 40, il principale della borsa francese e uno dei più importanti del sistema Euronext. Lì de Saint-Affrique dovrà lavorare alle regole interne che attualmente limitano i diritti di voto degli azionisti, rendendola così meno attraente agli occhi degli investitori stranieri.