di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano e membro del direttorio della NATO Defence College Foundation – I ministri degli esteri e dello sviluppo del gruppo dei sette paesi più industrializzati, il G7, e l’alto rappresentante dell’Unione europea, si sono incontrati in questa settimana che segna un momento critico per il nostro pianeta, la sicurezza globale e la nostra prosperità nel futuro. I ministri, nella loro dichiarazione sugli esiti dell’incontro concordano che la democrazia è sotto pressione a livello globale, che la pandemia proveniente dalla Cina continua a porre gravi sfide globali e che oltre alle nuove minacce tecnologiche si potrebbero prospettare effetti catastrofici per i cambiamenti climatici.
Gli Usa, il G7 e la Repubblica Popoalre cinese
Tutti si sono impegnati a rafforzare le società aperte, i valori condivisi e l’ordine internazionale basato su regole chiare e condivise. Infine, tutti hanno concordato che il commercio libero ed equo e il flusso sicuro di capitali, dati, conoscenze, idee e talenti sono essenziali per la nostra prosperità a lungo termine.
C’è stato poi un notevole richiamo sia alla necessità che democrazia liberale e mercati liberi ed equi rimangano i migliori modelli per un progresso sociale ed economico inclusivo e sostenibile sia all’impegno ad affrontare le minacce insieme e a impegnare le nostre risorse per ottenere una sicurezza condivisa. Viene confermato anche un importante richiamo alla necessità di intraprendere un’azione collettiva sulle questioni di sicurezza più urgenti.
Le sfide globali post-Covid
La pandemia Covid-19 ha evidenziato come le sfide globali richiedano una collaborazione unitaria confermando quanto sia centrale che gli investimenti nei sistemi sanitari rafforzino la crescita economica e la capacità di rispondere alle future minacce pandemiche che non conoscono confini.
Al centro di questo problema c’è la necessità di un impegno a lavorare con i paesi partner in via di sviluppo, in particolare in Africa, per ottenere una ripresa inclusiva e sostenibile dalla pandemia, in linea con l’Agenda europea 2030 e l’accordo di Parigi, ivi compreso l’accesso equo e urgente a vaccini, terapie e diagnostica. Quanto precede prevede l’impegno a sostenere i paesi partner in via di sviluppo per affrontare e prevenire in maniera collettiva gli effetti sanitari, umanitari, dei diritti umani ed economici del Covid-19.
Rinnovato l’impegno alla cooperazione globale
In particolare è stato rinnovato l’impegno alla cooperazione globale, compresi i partenariati G7-Africa e un maggiore impegno nell’Indo-Pacifico dando il benvenuto all’Australia, all’India, alla Repubblica di Corea e al Sud Africa all’incontro dei ministri degli esteri e dello sviluppo, come paesi ospiti, per portare avanti le priorità condivise in vista della partecipazione di questi paesi al vertice dei leader del G7 di giugno e in tale quadro e’ stato accolto con favore il coinvolgimento del presidente della riunione dei ministri degli esteri dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN).È ormai una realtà che i paesi del G7 siano seriamente preoccupati per la situazione all’interno e intorno al Mar Cinese orientale e meridionale. Gli stessi sottolineiamo l’importanza della pace e della stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan e incoraggiamo la risoluzione pacifica delle questioni attraverso lo Stretto.
Opposizione a qualsiasi azione unilaterale
È stata ribadita l’opposizione a qualsiasi azione unilaterale tesa alla minacciata annessione dell’isola da parte della Cina Popolare, azione che certamente distruggerebbe la stabilità regionale e l’ordine internazionale basato su regole democratiche. Tutto questo perché c’è una seria preoccupazione la situazione di militarizzazione, coercizione e intimidazione nella regione.
A rafforzare tale preoccupazione c’è il rapporto annuale del Pentagono sull’Esercito popolare di liberazione cinese (Pla) che ha rivelato il piano della Cina di produrre quasi 42.000 velivoli senza pilota e piattaforme di sensori terrestri e marittime.
Il rapporto pubblicato ha aggiunto che oltre a disporre di moltissimi droni armati e disarmati, la Cina sta anche sviluppando veicoli aerei senza pilota a lungo raggio (UAV) per la raccolta di informazioni e attacchi con possibile bombardamento.
Crescenti capacità militari
«L’acquisizione e lo sviluppo di UAV a lungo raggio aumenterà la capacità della Cina Popolare di condurre ricognizioni a lungo raggio e operazioni di attacco», si afferma nel rapporto, poiché «la capacità di Pechino di utilizzare i droni è in aumento e questo armamento a scopo puramente offensivo vedrà un impegno finanziario pari a un valore di circa 10,5 miliardi di dollari, tra il 2014 e il 2023».
Sempre in questi giorni gli Usa hanno chiesto di ripristinare la presenza di Taiwan nell’assemblea mondiale della sanità, l’organo legislativo dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che si riunirà dal 24 maggio. Questa mossa potrebbe suscitare le reazioni cinesi. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato :«Non c’è alcuna giustificazione ragionevole per proseguire l’esclusione di Taiwan da questo forum, e gli Usa (in perfetta linea con le dichiarazioni in merito della conferenza del G7) chiedono al direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità di invitare Taiwan a partecipare come osservatore, come negli anni precedenti, prima che fossero registrate le obiezioni della Cina».
Taiwan cerca aiuto
Sempre su questo delicatissimo tema umanitario, il presidente della Repubblica di Taiwan Tsai Ing-wen e il suo ministero degli affari esteri hanno espresso, il 7 maggio, la loro gratitudine ai senatori francesi per l’adozione di una risoluzione a favore dell’ammissione di Taiwan ad altre organizzazioni internazionale.
«Sono grata ai membri del Senato francese per il loro sostegno unanime alla partecipazione di Taiwan alle organizzazioni internazionali. Non vediamo l’ora di lavorare con la Francia (membro come l’Italia del G7 ma anche menbro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite) e gli altri nostri partner per contribuire al benessere delle persone in tutto il mondo», ha ella dichiarato.
In particolare, una nota del ministero degli esteri di Taipei sottolinea come: «Per la prima volta, il senato francese ha adottato una risoluzione in cui esprime il suo fermo sostegno alla partecipazione di Taiwan agli affari internazionali, e il governo francese in questa occasione ha ribadito il suo sostegno alla partecipazione di Taipei alla comunità internazionale».
Il sostegno francese
Da Parigi si rimarca che la risoluzione ribadisce che «la Francia pone il multilateralismo al centro della sua politica estera e della difesa dei suoi interessi, e che il contributo di Taiwan all’economia e al commercio mondiale di ogni tipo si è ampiamente sviluppato negli ultimi anni». Aggiungendo inoltre che: «Taiwan osserva costantemente un atteggiamento pacifico e cooperativo su scala globale e che questo territorio ha sviluppato una vita democratica pluralista riconosciuta».
Il senato francese ritiene che «la partecipazione di Taiwan all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), all’Interpol e all’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale (ICAO) presenti un’importante utilità a beneficio della cooperazione globale, interesse che queste organizzazioni sostengono e che questa utilità sia particolarmente confermata all’Assemblea Mondiale della Sanità».
La reazione di Pechino
Pechino non sarà certo contenta di quanto avviene a Parigi, visto che cerca di assumere il controllo dell’Isola, che è la ventunesima economia del mondo e il diciottesimo maggiore esportatore. È prevedibile dunque una campagna ancora più forte, con l’applicazione del soft power cinese per tacitare organi di stampa e opinione pubblica su quanto avverrà nei prossimi giorni in seguito alle prese di posizione di Washington e Parigi.
Per dare un esempio di queste ore, anche nel nostro paese la stampa e la televisione fanno solo accenni al problema del razzo cinese ricaduto nell’atmosfera. Va bene che si tratta di materiali “usa e getta”, non servono più, ma per l’irresponsabilità di chi li lancia, restano in orbita a velocità ipersoniche e minacciano di precipitare senza controllo e quindi potrebbero cadere ovunque anche se c’è una probabilità è molto bassa che danneggino persone o cose.
È accaduto la scorsa notte, mettendo in allarme mezza Italia, e questo dimostra la, per lo meno insufficiente, perizia degli scienziati di Pechino e il quasi nullo interesse ad eventuali “danni collaterali” in altri paesi. Se la gestione dei prossimi lanci sarà la stessa non c’è da stare sereni.