Joe Biden, andando contro gli interessi delle cosiddette «Big Pharma», ha promesso un accesso libero ai vaccini di Johnson & Johnson e Moderna. Tutto andrà comunque negoziato a Ginevra, al Wto, mentre l’Unione europea è divisa al proprio interno, poiché non tutti sono d’accordo alla liberalizzazione dei brevetti, tuttavia molti la ritengono una necessità. L’Europa oggi ha iniziato la sua riunione informale dei capi di Stato e di Governo a Oporto: Spagna, Francia e Italia sono favorevoli, il Belgio dice «ni» (la sua industria esporta l’80% dei vaccini prodotti in Europa), con la Germania, invece, decisamente contraria.
Ieri il presidente del Parlamento europeo David Sassoli aveva reso noto che a Bruxelles e a Strasburgo si era pronti a «discutere qualsiasi proposta che favorirà l’accelerazione del processo vaccinale in Europa».
Gli Usa devono spiegare la proposta, cioè come concretamente giungere a una produzione di massa su scala globale, poiché secondo la Commissione europea «non si negozia sulla base di un comunicato di tre righe», questo mentre il presidente francese Emmanuel Macron appena arrivato a Oporto si appellato «ai Paesi anglosassoni» affinché non blocchino le materie necessarie alla produzione dei vaccini.
Interessi contrastanti
Nel frattempo, il quotidiano tedesco “Der Spiegel” rivelava i contenuti di una telefonata tra la cancelliera della Repubblica Federale, Angela Merkel, e il fondatore del gruppo farmaceutico Biontech, nel corso della quale sarebbe stato affrontato l’argomento della fornitura dei vaccini ai paesi poveri.
Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto), Ngozi Okonjo-Iweala, ha sottolineato il bisogno di incrementare la capacità di produzione dei vaccini, perché oggi «l’80% di essa risulta concentrata in dieci paesi in Nord America, Asia meridionale ed Europa, ma il recente pronunciamento statunitense può imprimere una spinta al negoziato»; ella ha poi aggiunto che: «un panel del Wto dovrà occuparsi della proposta Biden in una riunione preliminare questo mese, prima cioè della riunione informale calendata per l’8 e il 9 di giugno».
In Italia, l’industriale farmaceutico Dompé ha definito invece la decisione di Biden come «una ricetta semplicistica», bocciata anche dal direttore dell’Agenzia europea per il farmaco (Ema) Guido Rasi, in linea con loro l’Iftna (Federazione internazionale delle società farmaceutiche), che ha cassato l’ipotesi come «deludente».
Intanto, Sinofarma ha ricevuto la bollinatura dell’Organizzazione mondiale della Sanità, dunque è inoculabile a tutti gli effetti: la decisione di Biden, che potrebbe portare a una produzione dei vaccini anche in Sudafrica, Bangladesh e Malesia, è anche tesa a conseguire obiettivi sul piano geopolitico mediante uno spiazzamento di Cina e Russia?
La strategia della Casa Bianca
Intanto, attraverso questa nuova politica il presidente si rafforza politicamente guadagnando consensi nell’ala liberal del suo partito, il Partito Democratico. Inoltre, va ricordato che gli Usa producono vaccini praticamente soltanto per sé stessi ed esportano poco e i risultati si vedono, poiché dopo l’iniziale catastrofe provocata dalla gestione «negazionista» dell’epidemia di Donald Trump nell’ultima fase del suo mandato, attualmente la campagna vaccinale negli Stati Uniti procede veloce, con un 45% di vaccinati e, in prospettiva, un 70% (almeno in modo parziale, con la prima dose) entro il prossimo 4 luglio, Indipendence Day.
Gli Usa tornano dunque prepotentemente sulla scena mondiale, in uno scenario polarizzato che vede contrapposti i due modelli prevalenti, quello democratico e quello autocratico, ma Washington riuscirà a recuperare il resto dell’Occidente oppure la spaccatura sarà destinata ad ampliarsi?
I vaccini costituiscono la nuova arma strategica in politica internazionale, poiché prevenire il contagio da rientro e l’insorgere di nuove e più pericolose varianti è una necessità per l’intera umanità, qualcosa che i decisori globali sono costretti a contemperare ponderando le loro scelte con un occhio al confronto con le potenze rivali e l’altro alla dinamica della pandemia da coronavirus.
Soddisfare il fabbisogno mondiale
Ma, sarà sufficiente la mera cessione dei brevetti per ottenere una produzione di massa che soddisfi la maggior parte del fabbisogno della popolazione mondiale? Secondo alcuni no, poiché secondo costoro l’esclusiva cessione del know-how non risolverebbe né il problema della produzione e neppure quello della distribuzione delle fiale in tutto il mondo. Tuttavia, una soluzione potrebbe rinvenirsi in un accordo con imprese terze, cioè con quei complessi industriali in grado di fabbricare materialmente nei modi dovuti i vaccini. Non sarebbe dunque sufficiente cedere esclusivamente il know-how.
Inoltre, come sarà possibile raggiungere capillarmente la massima parte della popolazione del Pianeta in quelle regioni dove sottosviluppo e isolamento rendono addirittura impossibile la tenuta di un rudimentale stato civile? Laddove per effettuare imprecisi censimenti e rilievi demografici si deve ricorrere, ad esempio, al calcolo medio minimo dei consumi di cloruro di sodio da parte degli esseri umani?
Su queste tematiche ai microfoni di insidertrend.it è intervenuto il professor Leonardo Becchetti, docente di economia presso l’Università Roma 2 Tor Vergata e fondatore del sito online per il consumo responsabile “Giusto”, nonché di “Next, nuova economia per tutti”.
La registrazione integrale dell’audio dell’intervista (A329) è disponibile di seguito.