«Apprezzo molto la vostra capacità di coniugare gli aspetti professionali e quelli spirituali, esprimendo così la vostra devozione e fedeltà alla Sede Apostolica. Da parte loro, i pellegrini e i turisti che vengono a Roma hanno la possibilità di sperimentare la cortesia e la disponibilità delle guardie ai vari ingressi della Città del Vaticano. Non dimenticate mai queste qualità, che rappresentano una bella testimonianza e sono il segno dell’accoglienza della Chiesa», queste le parole del Pontefice pronunciate nella mattina di ieri rivolgendosi alle nuove reclute della Guardia svizzera pontificia, che nell’occasione erano accompagnate dai loro genitori all’udienza di rito in occasione del giuramento che ha poi avuto luogo nel pomeriggio seguente.
Le trentaquattro nuove reclute hanno giurato nel cortile di San Damaso alla presenza di monsignor Edgar Peña Parra in rappresentanza del Papa. All’inizio della cerimonia, nel Piazzale dei protomartiri romani è stata deposta una corona per commemorare la morte dei 147 soldati elvetici caduti in difesa di Clemente VII durante il Sacco di Roma del 1527.
Dopo la messa il Papa ha incontrato Guy Parmelin, presidente della Confederazione elvetica, col quale si è intrattenuto a colloquio per venti minuti.
«Durante i cordiali colloqui – si legge nella nota vaticana -, oltre a ricordare il generoso servizio della Guardia svizzera pontificia nel giorno del giuramento dei nuovi membri, è stato espresso compiacimento per le buone relazioni e la fruttuosa collaborazione che intercorrono tra la Santa Sede e la Confederazione elvetica. Nel contesto del recente centenario della ripresa dei rapporti diplomatici si è ribadita la volontà di rafforzare tale collaborazione reciproca sulle principali questioni internazionali e su ambiti di comune interesse».