Il prossimo 3 maggio, il Pontefice riceverà in Vaticano il ministro degli esteri iracheno Fuad Hussein. A due mesi dal viaggio di Bergoglio nel Paese arabo, Hussein avrà probabilmente in agenda non soltanto un messaggio di ringraziamento, ma anche un dialogo su temi di comune interesse, in particolare sulla questione della fraternità.
Già durante il viaggio ufficiale di Francesco in Iraq, il governo di Baghdad aveva annunciato che il giorno 6 marzo, data dell’incontro di Bergoglio con l’ayatollah ‘Alouk al-Husayni al-Sistani, avvenuto a Najaf, e dell’incontro interreligioso di Ur, sarebbe stato proclamato «Giornata della Coesistenza».
Fede e geopolitica
La visita del titolare del dicastero degli esteri iracheno si inserisce tuttavia in un quadro di maggiore interesse dal punto di vista geopolitico. Infatti, il 27 aprile scorso il suo omologo iraniano, Mohammad Javad Zarif, si è recato a Baghdad, dove ha incontrato il cardinale Louis Raphael Sako.
In una nota diffusa dal Patriarcato caldeo viene sottolineato come Zarif «abbia attribuito importanza al dialogo civile e al ruolo centrale dell’Iraq nella regione», elogiando al contempo «il successo della storica visita di Papa Francesco in Iraq» e ricordando l’importanza dei suoi messaggi, «che non sono stati solo per gli iracheni, ma per l’intera regione».
Il ministro degli esteri iraniano ha inoltre enfatizzato l’importanza rivestita dai leader religiosi nell’azione di smantellamento del pensiero estremista, facendo egli riferimento all’incontro avuto dal Papa con al-Sistani, che è per altro di origine iraniana poiché ha avuto i suoi natali a Mashad.
dal canto suo, Sako ha ricordato che «la Chiesa caldea in Iran ha due vescovi e un parlamentare al Majlis», quindi ha auspicato che il Pontefice possa visitare prossimamente anche l’Iran. A oggi, l’unico capo della Chiesa cattolica romana che si è recato in visita ufficiale nel Paese asiatico, ma soltanto per effettuare un breve scalo tecnico all’aeroporto di Teheran, fu Paolo VI nel 1970, quando l’Iran era ancora la Persia dello shah Reza Palhavi.
Le relazioni con i Kurdi dell’Iraq settentrionale
Il 28 aprile scorso, l’arcivescovo Mitja Leškovar, nunzio apostolico in Iraq, è stato ricevuto a Erbil da Nechirvan Barzani, presidente della Regione autonoma del Kurdistan. In seguito, in una nota ufficiale, sono stati resi di pubblico dominio i temi della conversazione, che sono stati la situazione dei rifugiati e degli sfollati interni nella piana di Ninive, le relazioni tra Erbil e il governo centrale di Baghdad, la pandemia di Covid-19 e il correlato piano vaccinale.
Barzani ha affermato che: «I diritti dei cristiani e quelli degli altri gruppi etnici e religiosi saranno tutelati nella nuova Costituzione della regione che si sta preparando».
Nell’incontro è stato affrontato anche il tema relativo all’Università cattolica di Erbil, istituto fondato nel 2015, nonché dei fondi derivanti dall’8×1.000, dato che il presidente Barzani vorrebbe che le università della regione si connettano con altre istituzioni per «divenire un ponte di comunicazione, promuovere la convivenza, il perdono e l’accoglienza».
Leškovar ha inteso ringraziare il presidente Barzani per l’aiuto fornito agli sfollati interni cristiani, nonché per la «calorosa accoglienza» riservata a Papa Francesco il giorno della sua visita a Erbil, il 7 marzo scorso. Il nunzio apostolico ha, di fatto, restituito una visita, poiché Barzani si era recato da lui a Baghdad all’inizio del mese di aprile e, quest’ultimo, gli aveva consegnato una lettera di ringraziamento della quale era latore per conto del Pontefice.