MAROCCO, economia. Le conversioni industriali di Rabat aiutano a contenere gli effetti negativi della crisi

Gli effetti negativi della pandemia sono stati attenuati grazie a una serie di interventi sul tessuto industriale nazionale, già di per sé diversificato, che hanno contribuito a incrementare la resilienza del Paese nordafricano. Tuttavia, la crisi non è a indolore, poiché ha colpito duramente alcuni settori cardine per la bilancia dei pagamenti e l’economia informale. Inoltre, permane il problema dell’elevato tasso demografico

Gli effetti negativi della pandemia in atto sono stati in qualche modo attenuati grazie a una serie di interventi sul tessuto industriale nazionale che hanno contribuito a incrementare il complessivo livello di resilienza del Paese nordafricano.

La reattività ha caratterizzato in particolar modo alcuni settori interessati da rapidi processi di conversione delle loro linee produttive, come il tessile e l’aeronautico, nel primo caso indirizzato alla fabbricazione di dispositivi di protezione individuale (dpi) come mascherine e visiere, nel secondo di respiratori artificiali. Questo, comunque, in un quadro economico di per sé già in precedenza diversificato.

L’aeronautico stava già attraversando una fase di espansione grazie alla presenza nel Paese del gruppo Le Piston Français (LPF) e di Spirit Aerosystems.

Nel settore primario le aziende agricole e alimentari negli ultimi due hanno registrato  un incremento dell’8% nelle esportazioni di prodotti agroalimentari, per un fatturato pari a quattro miliardi di euro.

Resilienza nel primario e nell’industria, ma crollo dell’economia informale

Nel corso di questa fase critica Rabat ha fatto ricorso a una serie di ammortizzatori economici e sociali, mantenendo il proprio debito pubblico al 75% del prodotto interno lordo (Pil), mentre il debito estero è pari a 3,5 miliardi di euro. Le stime elaborate dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e dell’Alto commissariato per la Pianificazione (HCP) prevedono una crescita  del 4,6 per cento. Domanda interna e relativa stabilità della moneta (il dirham) hanno poi contribuito positivamente all’economia generale.

Tuttavia, la crisi economica generata dalla pandemia i Covid-19 non è stata indolore per il Marocco, poiché ha colpito duramente non soltanto settori cardine per la bilancia dei pagamenti, quali il turismo e le esportazioni, ma anche quelle attività economiche informali estremamente diffuse nel paese, soprattutto in alcune particolari zone, una fascia della popolazione attiva che ha subito la falcidia di oltre 460.000 posti di lavoro.

Per il Paese una fase epocale di trasformazione

Per il prossimo futuro si prevede che per effetto della creazione e del successivo sviluppo di una più forte industria locale il Paese perverrà a una graduale riduzione delle importazioni dall’estero e a un contestuale incremento dell’offerta sul piano occupazionale, in particolare nei settori che necessitano di personale in possesso di competenze e know-how.

La prospettiva strategica mira al dopo pandemia, quando si inizierà a verificare quali saranno i concreti risultati dell’applicazione di un nuovo modello di sviluppo che, secondo le intenzioni di Rabat, dovrebbe condurre il Marocco ad assumere un ruolo chiave di cerniera tra Africa ed Europa nel bacino del Mediterraneo.

Ovviamente, tutto sarà funzione dell’attrazione dei capitali, soprattutto stranieri, nei settori produttivi a elevato valore aggiunto. Per il momento il piano nazionale di vaccinazione contro il Covid si trova in uno stato avanzato, mentre si attende un’azione di rilancio degli investimenti nei settori strategici, oltreché l’adozione di misure di sostegno per le fasce più deboli della popolazione e le categorie particolarmente danneggiate dal blocco delle attività imposto dalle misure emergenziali assunte in conseguenza della diffusione dei contagi.

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