CAUCASO, Nagorno Karabakh. Cristiani, appello dall’Europa: «Preservarne l’eredità»

Nathalie Loiseau, presidente del Sottocomitato sulla Sicurezza e la Difesa del Parlamento europeo, si è espressa denunciando i pericoli ai quali sono attualmente esposti i luoghi di culto della Chiesa armena

«Non c’è tempo da perdere, e anche il Parlamento europeo deve prendere una posizione sulla perdita del patrimonio cristiano nella regione del Nagorno Karabakh, in armeno Artsakh». Lo ha affermato nel corso di un suo recente intervento Nathalie Loiseau, presidente del sottocomitato sulla Sicurezza e la Difesa del Parlamento europeo.

Sempre secondo la Loiseau «l’ultimo conflitto ha visto un cessate il fuoco doloroso per l’Armenia, con diversi monasteri e luoghi cruciali passati sotto il controllo dell’Azerbaijan».

Il Nagorno Karabakh è una regione che venne assegnata all’Azerbaijan da Stalin negli anni Venti, ma il suo territorio vedeva una forte presenza di popolazione armena, come testimoniano per altro i numerosi reperti cristiani e i monasteri della regione, alcuni risalenti anche al IV secolo. Molti di questi reperti sono stati distrutti nel corso degli anni, tanto che alcuni studiosi hanno parlato di un vero e proprio «genocidio culturale» a opera degli azeri, popolazione di religione musulmana.

Gli azeri, dal canto loro, rivendicano che la loro popolazione anche è presente da tempo nel territorio, dicono di avere un legame con gli albanesi del Caucaso, essi denunciano gli armeni per la distruzione delle loro moschee quando questi rivendicarono la sovranità del territorio.

«Conoscete la chiesa di Santa Maria nella città di Jabrayil in Nagorno Karabakh? – ha proseguito la Loiseau –  È improbabile che l’abbiate mai visitata e non lo farete mai, perché i militari azeri hanno raso al suolo il villaggio e la sua chiesa nel corso di una sferrata nell’autunno del 2020»

Ella ha quindi parlato anche della città di Shushi, dove è stata distrutta la chiesa di San Giovanni Battista, mentre la cattedrale del San Salvatore è stata danneggiata da bombe.

«Ogni giorno una pietra di un cimitero cristiano armeno in Nagorno Karabakh o la statua di una chiesa viene demolita e rovinata e c’è ogni ragione di temere che questa distruzione continui. Ricordiamo che nella Repubblica autonoma di Nakhichevan, exclave azera in Armenia, sono state distrutte novanta chiese, più di 20.000 tombe e 5.000 lapidi sono state estirpate. Non dimentichiamo come il cimitero armeno nella città-repubblica di Julfa è stato completamente e metodicamente raso al suolo».

Loiseau ha anche fatto riferimento alle dichiarazioni di ufficiali azere, incluso il quelle rese dal presidente Ilham Aliyev, che ha chiesto la rimozione delle iscrizioni armene dalle chiese definendole false e attribuendo gli edifici agli albanesi del Caucaso.

Secondo la Loiseau, la comunità internazionale «sta semplicemente guardando dall’altra parte, nonostante attaccare l’eredità culturale di un popolo sia parte di un deliberato sforzo di pulizia etnica».

Ella ha dunque conclude che: «Il territorio non può essere lasciato solamente nelle mani di Azerbaijan, Russia e Turchia, paesi che non hanno mostrato di cercare una pacifica e bilanciata soluzione al conflitto. È tempo che il Gruppo di Minsk dell’OSCE agisca con più grande determinazione perché si ripristinino, e abbiano successo, veri negoziati».

Condividi: