MAROCCO, politica mediterranea. La collaborazione con l’Italia e i conseguenti mutamenti dell’assetto geoeconomico dell’area

Secondo Youssef Balla, ambasciatore del Regno marocchino a Roma, «il ponte» tra le due sponde del Mediterraneo può divenire «un’autostrada». Egli ha espresso il suo punto di vista nel corso di una intervista rilasciata l’8 aprile scorso al periodico “Economy”, che riprendiamo integralmente di seguito

Un Paese moderno e in forte crescita, un ponte tra due continenti, una porta per l’Africa, uno snodo per gli scambi economici, sociali e culturali. Questo è oggi il Marocco, un punto di riferimento per la stabilità, la pace e il progresso di tutta l’area mediterranea.

Ne abbiamo parlato con Youssef Balla, ambasciatore del Marocco in Italia dal 2019. Partiamo dall’attualità più stringente.

L’Europa sta avendo più di qualche problema sul fronte dell’emergenza pandemica. Da voi come sta andando?

Abbiamo ottenuto un’ottima performance. L’organizzazione sanitaria sta funzionando, tanto che il Marocco è stato riconosciuto tra i dieci paesi in assoluto più efficaci. Il risultato è il frutto di un mix di fattori messi in campo dal governo, sotto la guida di Sua Maestà il Re Mohammed VI, tra cui rigore, solidarietà e coerenza della comunicazione.

Ma vorrei aggiungere una considerazione in merito a questa emergenza. Di fatto, la pandemia ha reso evidente la nostra dipendenza dai Paesi extra mediterranei, cosa che dovrebbe indurre a rivedere la nostra politica della rilocalizzazione delle attività produttive, al fine di creare sicurezza economica e stabilità.

Rafforzare lo scambio e la collaborazione in area mediterranea renderà i nostri due Paesi più autonomi anche sul fronte dei rifornimenti.

Il suo Paese sta facendo molti passi avanti e su vari fronti, a quanto pare.

Il Marocco è un Paese stabile, affidabile, aperto all’innovazione sul piano sociale, economico e imprenditoriale e alla collaborazione internazionale. Un paese che è esso stesso «un’opportunità» e che sta lavorando per porre nuove basi a un futuro comune sulle sponde del Mediterraneo.

In particolare, il Marocco offre una piattaforma idonea all’Italia per l’Africa, soprattutto nel settore dell’energia e dell’energia rinnovabile. Tra l’altro, abbiamo la più grande centrale per l’energia solare al mondo. Ed è sulle nostre coste il primo porto mediterraneo per traffico di container (8 milioni l’anno), diventato, a sua volta, il centro di un’area industriale in grande sviluppo.

Un’opportunità, dunque, per gli investimenti, anche da parte delle aziende italiane.

I rapporti, anche umani, oltre che politici, economici e culturali, tra Marocco e Italia sono eccellenti. E questo da secoli. Abbiamo una lunga storia alle nostre spalle ma, credo, anche un buon futuro. Tra l’altro, la comunità marocchina italiana è ben integrata, forte e particolarmente dinamica, tanto che un venti per cento circa ha avviato attività imprenditoriali e commerciali in proprio.

L’Italia, poi, è uno dei pochi Paesi con cui il Marocco abbia siglato un accordo di partenariato strategico (novembre 2019), cosa fatta finora solo con Spagna, Francia e Usa.

In questo quadro, vedo un ruolo di spicco per il Sud d’Italia, che di fatto può diventare un ponte che unisce i nostri due Paesi, e non solo, per uno sviluppo economico comune e, non dimentichiamolo, per una nuova politica mediterranea.

Una nuova politica in un contesto geopolitico mediterraneo che sta rapidamente cambiando.

È così. Da una parte, il riconoscimento Usa della sovranità del Marocco sul Sahara rappresenta un impulso del processo politico avviato dall’Onu per una soluzione realistica sulla base della proposta di autonomia, per altro ampiamente sostenuta a livello internazionale.

Dall’altra, la rinnovata centralità dell’Europa mediterranea, con un nuovo programma di investimenti destinati, da parte Ue, allo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia, rende particolarmente strategico il rapporto tra i nostri due Paesi.

Il ponte c’è, per storia e consuetudine di scambi. Volendo potremmo costruirci un’autostrada.

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