Si svolgeranno in un clima di controversia le elezioni presidenziali indette in Benin per domani, domenica 11 aprile. Il capo di Stato uscente, Patrice Talon, si è ricandidato per un secondo mandato, soltanto due i suoi avversari, l’ex ministro Alassane Soumanou e il leader dell’opposizione Corentin Kohoue.
Il rinnovo della candidatura
A Talon le opposizioni contestano di aver prorogato di una settimana il mandato conferito il 6 aprile di cinque anni fa, a seguito della sua vittoria alle precedenti elezioni presidenziali. I cinque anni sarebbero scaduti alla mezzanotte di martedì scorso e, per questo, Talon adesso sarebbe di fatto un ex presidente.
Oltre a ciò, ci sono però altri elementi di scontento, sia tra i leader dell’opposizione che anche tra gli ex alleati del capo dello Stato, prima tra tutte la riforma costituzionale voluta dallo stesso Talon anni addietro, che provocò violenti tumulti di piazza nei quali diverse persone morirono colpite dai proiettili della polizia.
Altre proteste sono poi divampate nel gennaio dello scorso anno, quando il presidente annunciò l’intenzione di ricandidarsi per un secondo mandato, dopo che al momento della sua elezione nel 2016 aveva promesso di voler restare in carica solo per cinque anni.
«Questo dibattito sulla fine del mandato è andato oltre il quadro giuridico e costituzionale per diventare una questione politica importante. Avremmo potuto evitare di arrivarci, se gli attori politici avessero raggiunto un accordo o avessero trovato un consenso sulla riforma costituzionale già nel 2019», ha dichiarato di recente Koutché, invitando la popolazione a manifestare in piazza, accusando Talon di aver anteposto gli interessi personali al bene pubblico.
Le accuse mosse a Talon
Talon affronterà Corentin Kohoué, candidato dissidente del partito di opposizione Democratici, e Soumanou Djimba, del partito Forza cauris per un Benin emergente (FCBE), un’elezione sotto tensione poiché il Benin, a lungo visto come un modello di democrazia, ha recentemente assunto un volto autoritario.
Talon è accusato di aver bloccato le elezioni poiché le principali figure dell’opposizione non parteciperanno, esse sono in esilio o condannate all’ineleggibilità; altri invece hanno visto le loro candidature respinte dalla commissione elettorale perché non c’erano abbastanza sponsor per partecipare, mentre l’esponente del Partito Democratico Reckya Madougou è stato imprigionato, accusata di aver cercato di assassinare personaggi politici al fine di impedire lo svolgimento delle elezioni.
Proteste e disordini di piazza
Una protesta repressa duramente dalle forze dell’ordine, con un bilancio finale di un morto e sei feriti. I disordini hanno interessato soprattutto la città di Save, tradizionale roccaforte dell’opposizione, ma poi lunedì scorso si sono intensificate dopo che i manifestanti dell’opposizione hanno dato alle fiamme le proprietà dei deputati governativi e hanno bloccato diverse strade. Anche in quel caso c’è stato un morto e sei feriti.
In questo contesto, hanno destato preoccupazione le dichiarazioni del candidato sfidante Corentin Kohoué, che ha minacciato di ritirarsi dalla corsa alla presidenza. «Sono un uomo di pace e di consenso. Quello che sta accadendo a Save e dintorni è inaccettabile. Non posso continuare a fare campagna come se tutto fosse normale», ha egli dichiarato a “LI Africa”, invitando i suoi connazionali alla calma e al senso di responsabilità.
Le critiche nei suoi confronti sono aumentate dopo che alle elezioni legislative del 2019 nessun candidato dell’opposizione era stato ammesso a causa di presunte irregolarità amministrative, mentre più recentemente le elezioni comunali svoltesi nell’aprile del 2020 sono state boicottate da una parte dell’opposizione. Da allora, l’opposizione e la società civile denunciano per le elezioni presidenziali di domenica prossima un voto non inclusivo, contestando una nuova disposizione della legge elettorale in base alla quale, per essere ammesso, un candidato deve venire sponsorizzato da sedici sindaci o deputati, che però ormai sono quasi tutti vicini al presidente.
I sostenitori del presidente uscente
Talon è sostenuto dalle istituzioni economiche, che hanno apprezzato le riforme varate dal suo governo allo scopo di riassorbire il debito pubblico.
A gennaio scorso il governo beninese aveva emesso due bond per un totale di un miliardo di euro, finanziamenti che sono rientrati nella strategia di gestione del debito avviata nel 2018.
Una raccolta fondi senza precedenti che riguarda un primo titolo del valore di 700 milioni di euro, emesso su un periodo di undici anni a un tasso di oltre il 4,8%, mentre la seconda obbligazione è di 300 milioni su un periodo di oltre trentuno anni a un tasso di più del 6,8 per cento.
Dallo scorso 6 gennaio il ministro delle Finanze Romuald Wadagni si è speso presso i potenziali investitori a capo di una delegazione volata a New York appositamente per avviare i negoziati. Le discussioni bilaterali si sono susseguite a ritmo sostenuto fino all’11 gennaio, permettendo al governo beninese di concludere un’operazione ambiziosa.
Il rating di Moody’s
In questo quadro, l’agenzia internazionale Moody’s ha di recente rivisto al rialzo da B2 a B1 il rating del governo del Benin e da “stabile” a “positiva” la sua prospettiva grazie alla “solida” gestione delle finanze pubbliche dimostrata dalle autorità di Porto-Novo.
In un comunicato, Moody’s sottolinea che le principali linee che hanno consentito di rivalutare il rating del Paese si basano su una solida politica di consolidamento fiscale e di miglioramento della struttura del debito, elementi che sono stati supportati inoltre da una sana gestione delle finanze pubbliche, nonostante il deterioramento di alcuni parametri fiscali dovuti all’attuale pandemia di Covid-19. Moody’s rileva una crescente resilienza economica, con solide prospettive di crescita supportate dalle riforme strutturali in corso.
Per quanto riguarda la promozione nelle prospettive di investimento, questa riflette secondo l’agenzia i rischi bilanciati sulle previsioni di base, secondo cui l’economia si riprenderà con una crescita robusta e i parametri fiscali e di debito del Benin si stabilizzeranno e miglioreranno rispetto al medio termine.