MAROCCO, Sahara occidentale. Guerra tecnologica al Fronte Polisario: il capo della gendarmeria militare sahrawi è stato ucciso da un drone di Rabat

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Il capo di stato maggiore della Gendarmeria del Fronte Polisario, il movimento per l’indipendenza del Sahara occidentale, è stato ucciso nel territorio conteso in un attacco effettuato dai marocchini mediante il ricorso a un drone.

L’episodio è stato poi confermato da un alto funzionario militare del Sahara occidentale, mentre in precedenza il ministero della difesa della Repubblica Araba Democratica Saharawi (SADR), attraverso un comunicato stampa diffuso dall’agenzia ufficiale SPS, aveva reso noto che «il comandante e martire Addah (Dah) al-Bendir, è caduto martedì sul campo di battaglia, nella zona liberata di Rouss Irni, nella regione di Tifariti, dove si trovava in missione militare».

Si tratta di una località situata a nord del territorio e sotto il controllo del Fronte Polisario, tuttavia, in serata la stessa agenzia stampa aveva poi rimosso il comunicato dal suo sito web senza fornire spiegazioni al riguardo.

Poche ore prima Bendir aveva partecipato a un’azione contro il muro difensivo marocchino nei pressi di Bir Lehlou. Secondo le prime ricostruzioni del fatto, è stata esplorata l’ipotesi che il vero obiettivo dell’attacco marocchino non fosse l’ufficiale, bensì Brahim Ghali, leader politico del Polisario, che combatte da decenni per l’indipendenza del Sahara Occidentale da Rabat. Infatti sembrerebbe che Ghali, che invece è sopravvissuto all’attacco del drone, si trovasse insieme a Bendir.

Mutano le modalità del conflitto

In ogni caso questa eliminazione mirata segna il cambio di passo da parte del Marocco, sia per quanto concerne le modalità operative che per gli obiettivi designati, allinea il piano militare con quello politico-diplomatico sul dossier di politica estera più importante per il Paese.

Nel quadro dell’accordo di normalizzazione dei rapporti con lo Stato di Israele raggiunto nello scorso mese di dicembre, Rabat ha ottenuto quale contropartita dagli Usa (che hanno fatto da mediatori) il riconoscimento ufficiale della loro sovranità sul territorio del Sahara occidentale.

Quasi contestualmente, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Bahrein hanno aperto i loro consolati a Laayoune, riconoscendo in questo modo l’autorità del Regno nordafricano sulla regione.

Dunque, grazie alle loro mosse i marocchini sono riusciti a far pendere dalla loro parte gli equilibri di una partita diplomatica congelata dalla fine della Guerra fredda e, ora, si attende  l’eventuale reazione di Washington allo strike contro i vertici del Polisario per valutare l’atteggiamento assunto al riguardo della nuova amministrazione sul dossier nordafricano, nonché sull’allentamento dell’applicazione del Missile Technology Control Regime (MTCR), che finora aveva impedito l’esportazione di UCAV (Unmanned Combat Air Vehicle) ai Paesi arabi, lasciando così campo libero alla Cina Popolare.

Guerra tecnologica nel deserto

Sulla vicenda a Rabat le bocche restano cucite, neppure le fonti ufficiali si sbottonano, un aspetto che contribuisce a rendere il tutto ancora più o  È la prima volta – affermano quelli del Polisario – che i marocchini ricorrono a droni armati (UCAV) per compiere attacchi mortali contro i combattenti separatisti del deserto, seppure alcuni recenti rapporti non confermati abbiano indicato azioni militari simili compiute nella regione di Touizgui, nel sud del Paese.

Ufficialmente Rabat non ha fatto filtrare alcuna informazione riguardo a una propria acquisizione e impiego di UCAV, ma è comunque noto che le Forze reali marocchine nel 2020 si siano approvvigionate di tre droni Heron dall’Israeli Aerospace Industries, nell’ambito di un contratto che prevedeva anche la fornitura di stazioni di comando, ricambi e supporto tecnico.

Inoltre, Rabat è in trattativa con gli americani per la fornitura di alcuni MQ-9B Sea Guardian, una cessione di sistemi d’arma temporaneamente congelata dal Congresso degli Stati Uniti d’America, che tuttavia potrebbe presto avere esito positivo.

Dopo quasi trent’anni di rispetto del cessate il fuoco, le ostilità tra il Fronte Polisario e il Marocco sono riprese nel novembre scorso a seguito del dispiegamento di unità militari di Rabat in una zona cuscinetto situata nell’estremo sud del Sahara occidentale, decisa dai vertici militari del regno allo scopo di allontanare i separatisti che bloccavano l’unica rotta commerciale verso l’Africa occidentale.

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