INDUSTRIA, petrolchimica. Eni, Porto Marghera: Descalzi chiude il ciclo del craking, timori per la chimica italiana e per l’occupazione

Le incognite sul futuro dei siti del «quadrilatero della chimica» e l’attesa di piani di riconversione industriale. Sollecitata l’apertura di un tavolo negoziale presso il Mise, anche se la competenza in materia è destinata a transitare in capo al nuovo Ministero per la Transizione energetica

Il 12 marzo 2021, l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha comunicato al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro la prossima definitiva cessazione delle attività della linea del cracking nello stabilimento industriale petrolchimico di Porto Marghera, prevedendo lo spostamento degli attuali addetti in attività alternative che dovrebbero trovare avvio nel mese di aprile del prossimo anno.

Si tratta dell’oggetto dell’interrogazione parlamentare presentata ieri al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti dalla senatrice Paola Boldrini del Partito Democratico, che, riprendendo la denuncia delle organizzazioni sindacali, ha affermato che una chiusura degli impianti di Marghera «comporterebbe pesanti ricadute sulle produzioni a valle del sito, causando un drammatico effetto domino di chiusure e dismissioni, con grave pregiudizio per il futuro di un comparto strategico per l’economia locale e nazionale».

A rischio il «quadrilatero della chimica» italiana

Allo specifico riguardo, l’interrogante ha ricordato come gli stabilimenti industriali di Ravenna, Mantova e Ferrara, che con Porto Marghera formano il cosiddetto quadrilatero della chimica italiana, risulterebbero direttamente coinvolti con serie conseguenze sulle loro capacità produttive e sui relativi livelli occupazionali.

«L’eventuale blocco nel segmento dell’etilene – ha proseguito la senatrice del PD – comporterebbe una grossa difficoltà nel reperimento della materia prima. Sappiamo che verranno effettuati degli investimenti dopo la chiusura, oltre trenta milioni di euro, per realizzare delle banchine portuali che consentano l’approdo di navi criogeniche che riforniranno i siti di Ferrara e Ravenna».

L’Eni, ha lamentato la senatrice di Occhiobello, finora non ha motivato le proprie scelte e non ha reso noto neppure il suo piano industriale per i prossimi anni, cioè la fonte attraverso la quale comprendere le prospettive future dei citati siti produttivi, «come non ha realizzato interventi che anni fa aveva promesso e che sono ancora in fase di studio e non se ne prevede l’entrata in funzione prima del 2024».

Sollecitata l’apertura di un tavolo negoziale presso il Mise

Secondo la Boldrini «relativamente ai siti di Ravenna, Mantova e Ferrara non si hanno notizie di progetti specifici nell’ambito della riconversione della produzione». Data la notevole rilevanza complessiva della vicenda, ella ha quindi sollecitato la rapita costituzione di un tavolo nazionale presso il Ministero dello Sviluppo economico che veda il coinvolgimento di tutti i soggetti direttamente interessati e delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, al fine di salvaguardare la continuità operativa di detti siti produttivi.

«Il Ministero dello Sviluppo economico – ha replicato il ministro Giorgetti – sta monitorando la situazione allo scopo di approfondire le strategie industriali che si vorranno perseguire, nell’ottica della salvaguardia del settore e della garanzia della piena trasparenza».

In tale contesto, ha precisato il titolare del dicastero di via Molise, l’Eni ha comunicato di avere impostato un piano che per il futuro prevedrà l’avvio di iniziative industriali basate su tecnologie innovative «volte a una sempre maggiore sostenibilità, strutturate con la massima attenzione all’occupazione e alle competenze presenti sul territorio».

La conversione industriale in direzione dell’economia circolare

«In particolare – ha aggiunto il ministro -, ha assicurato che sta proseguendo il confronto con le parti sociali e istituzionali, laddove Porto Marghera viene considerato uno dei siti industriali fondamentali della propria strategia di transizione energetica, che la porterà al completo abbattimento delle emissioni generate dai processi industriali e dai prodotti finali entro il 2050».

Giorgetti ha poi ricordato come il Gruppo di piazzale Mattei abbia comunicato che il progetto di trasformazione di Porto Marghera ha avuto inizio nel 2014 con la bioraffineria di Venezia, prima al mondo nata dalla conversione di una raffineria tradizionale, che, al pari di Gela, ha registrato un incremento delle lavorazioni di oltre il 130 per cento. Inoltre, Eni ha comunicato che verrà realizzato un nuovo impianto per la produzione di idrogeno da gas metano, oltre a nuovi impianti chimici della Versalis entro il 2024, destinato alla produzione di alcole isopropilico, sostanza che rinviene le sue principali applicazioni nella farmaceutica e nella produzione di disinfettanti e cosmetici.

Inoltre, in un’altra area del petrolchimico verrà realizzato un impianto di produzione di bio olio, materiale destinato al settore navale e utilizzato come biocarburante di termo liquefazione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani. Infine è allo studio la realizzazione del primo polo per il riciclo meccanico avanzato delle plastiche.

«L’evoluzione del sito di Porto Marghera – ha concluso il ministro – comporterà la h degli impianti del ciclo del cracking aromatici di Versalis. In questa fase, prima della fermata Versalis garantirà l’attività nei livelli di sicurezza e nel rispetto delle norme, nonché la conferma di tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e dei collaudi previsti nei prossimi mesi».

L’hub logistico Versalis, secondo Giorgetti, «rimarrà lo snodo centrale per la fornitura di materie prime agli stabilimenti industriali di Ferrara e Mantova, il cui rifornimento verrà garantito con continuità».

La materia è comunque destinata a venire trasferita nelle competenze del neocostituito dicastero per la Transizione energetica, attualmente guidato dal ministro Roberto Cingolani, al quale faranno capo i soggetti che parteciperanno al tavolo che lì sarà incardinato.

Nella sua replica finale l’interrogante Andrea Ferranti, senatore del PD, ha sottolineato come «anche Porto Marghera e tutti i siti industriali a esso collegati vadano interessati da un processo di transizione, perché il Green Deal non è solamente una politica ambientale, ma anche una politica industriale. E oggi, con questa interrogazione, noi chiediamo piani industriali chiari e non enunciazioni di principi».

Ferranti ha quindi concluso lamentando che «le politiche industriali di Eni, per essere esplicite, vengano concordate o, almeno, comunicate nei territori, perché risulta una difficoltà di relazionamento con i lavoratori, le parti sociali e tutto ciò che rappresenta una richiesta dei nostri territori e di tutto il quadrilatero. Quindi chiediamo che questo tavolo, del quale oggi voi avete dato la bella notizia di voler convocare, io immagino al più presto, abbia la capacità di coinvolgere i territori e di sviluppare quella garanzia della trasformazione green che deve mettere al centro anche la sostenibilità sociale e, dunque, anche la sostenibilità del lavoro e dei lavoratori».

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