La riapertura di colloqui indiretti tra Stati Uniti e Iran, mediati dalla UE a Vienna e finalizzati a rilanciare l’accordo nucleare del 2025, al quale Israele si oppone con forza, ha coinciso con l’azione militare contro la Saviz, la nave battente bandiera del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, nel Mar Rosso.
UNA RAPPRESAGLIA PER GLI ATTACCHI IRANIANI
L’azione, avvenuta lo scorso martedì 6 aprile, sarebbe da interpretare come una rappresaglia per gli attacchi iraniani contro le navi mercantili. Secondo fonti israeliane, la Saviz era una base galleggiante dell’intelligence iraniana collocata tra l’Eritrea e lo Yemen.
Situata in un punto strategico del mar Rosso, la nave era all’ancora da due anni ed avrebbe fornito un flusso costante di informazioni in tempo reale sul traffico marittimo e sulle navi militari. La nave avrebbe raccolto informazioni rilevanti in tutta l’area, compresi obiettivi costieri israeliani e sauditi.
MA GLI USA RILANCIANO L’ACCORDO SUL NUCLEARE
La nave è stata colpita da mine a frammentazione sotto la sua linea di galleggiamento. Ad incolpare Israele dell’affondamento, sono stati gli stessi Guardiani della rivoluzione islamica. La conferma è poi giunta dall’amministrazione Biden.
Un funzionario statunitense ha detto al New York Times che Washington era stata informata da Israele dell’attacco. La dichiarazione appare come un messaggio rivolto a Israele a non rovinare la ritrovata via diplomatica finalizzata al rilancio dell’accordo nucleare con l’Iran.