È arrivato alle otto e quaranta di oggi all’aeroporto di Milano Malpensa da Santo Domingo, scortato dal Servizio per la Cooperazione internazionale di polizia, il BIART Marc Feren Claude, nato a Roma nel 1967 e ricercato dall’Interpol in quanto ritenuto affiliato alla criminalità organizzata calabrese. L’uomo è stato arrestato non appena a fatto ingesso nel territorio nazionale italiano.
Si tratta di un nuovo importante risultato del progetto I-CAN (Interpol cooperation against ‘ndrangheta), promosso dalla Direzione centrale della polizia criminale, guidata dal prefetto Vittorio Rizzi, insieme a Interpol, che è la più grande agenzia di cooperazione multilaterale di polizia alla quale aderiscono 194 paesi del mondo.
Il latitante era stato fermato nella Repubblica Dominicana mercoledì scorso, 24 marzo, a Boca Chica, grazie alla minuziosa attività di ricerca su fonti aperte del pool interforze di I-CAN, che annovera appartenenti alla Polizia di Stato, all’Arma dei Carabinieri e alla Guardia di Finanza.
L’operazione è stata resa possibile dalla preziosa collaborazione fornita dell’Interpol della Repubblica Dominicana, oltreché dal lavoro dell’esperto per la sicurezza italiano in loco.
Sul latitante gravava un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel 2014 dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, nel quadro dell’operazione “Mauser” relativa all’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti che vedeva implicato il clan Cacciola di Rosarno, a seguito dell’operazione seguita dal Reparto operativo Nucleo investigativo dell’Arma dei Carabinieri di Reggio Calabria, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria diretta dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri.
A Boca Chica, l’uomo era conosciuto semplicemente come «Marc». Riferiscono gli investigatori che era di schivo, molto accorto nei movimenti e nelle frequentazioni. Per molti, e soprattutto per la numerosa comunità italiana presente in quella località turistica (vicina alla capitale Santo Domingo), ero uno straniero. Proprio queste sue cautele hanno fatto sì che una volta arrivato in Repubblica Dominicana, più di cinque anni fa dal Costa Rica, rimanesse un fantasma per chi lo cercava. A Boca Chica aveva però creato, insieme alla moglie, un sito web di cucina italiana su YouTube, dove venivano postati numerosi video di ricette in cui era presente un uomo, mai ripreso in volto.
L’amore per la cucina italiana ha consentito di seguirne le tracce lasciate sul web e sui social, mentre quella per i tatuaggi di riconoscere nel latitante quel cuoco inquadrato nei video ma sempre senza volto.
Un successo operativo, quello di I-CAN, che dimostra ancora una volta che la ‘ndrangheta non è una pandemia calabrese e nemmeno italiana ma che rappresenta una grave minaccia a livello internazionale, anche se la regia dei traffici e di tutte le attività criminali nasce e rimane fortemente ancorata alla Calabria.
Non è un caso che proprio oggi il vertice operativo di Interpol venga in Italia per una tre giorni tra Roma, Catanzaro e Reggio Calabria a poco meno di un anno dall’avvio di I-CAN.
Un progetto che coinvolge le forze di polizia italiane e quelle di dieci paesi (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Colombia, Francia, Germania, Svizzera, Uruguay, Usa), che come l’Italia hanno costituito unità operative dedicate alla lotta alla ‘ndrangheta.
Arriverà oggi in Italia Stephen Kavanagh, Executive Director Police Services di Interpol – che è il vice del Segretario Generale di Interpol Jurgen Stock – accompagnato da Cyril Gout (Director Operational Support and Analysis) e da Roraima Andriani (Director Global Outreach and Regional Support) per il Comitato direttivo di I CAN e per una visita in Calabria dove incontreranno, oltre a tutte le forze di polizia, Giovanni Bombardieri e Nicola Gratteri, rispettivamente a capo delle Procure delle Direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e Catanzaro.
Il prefetto Rizzi ha il compito di guidare la delegazione e offrire una panoramica di come (a livello di intelligence, operativo e giudiziario) l’Italia stia combattendo il nemico ‘ndrangheta, con una strategia globale nata dall’esperienza di sangue e di attacco alle istituzioni e all’economia legale, sintetizzata proprio nel video Inside Calabria in cui parlano i protagonisti di quella trincea da cui parte una minaccia per il mondo intero.