MOZAMBICO, guerriglia islamista. al-Shabaab semina morte e distruzione a Cabo Delgado

Attaccata e semidistrutta la città di Palma; centinaia di persone tenute in ostaggio all’interno dell’Hotel Amarula; gli elicotteri dei «contractors», rimasti senza carburante, non hanno potuto arginare l’avanzata degli jihadisti. Nel tardo pomeriggio è giunta la notizia dell’assassinio di un cittadino britannico. Non ci sarebbero italiani né tra le vittime, né tra i sequestrati

Dopo l’orrore dei bambini decapitati ecco l’ennesimo attacco nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, con i miliziani jihadisti che fanno strage nelle strade della città di Palma e tengono in ostaggio decine di cittadini sudafricani all’interno dell’Hotel Amarula.

Si tratta di almeno 180 persone che, nel tentativo di sfuggire alla violenza dei ribelli, avevano cercato rifugio all’interno della struttura alberghiera. Non si conosce con precisione la nazionalità degli ostaggi, ma di certo si sa che molti di loro sono lavoratori con cittadinanza estera, un consistente gruppo dei quali sudafricani.

Fuori dall’Amarula una città devastata dalla furia degli jihadisti di al-Shabaab. Un film già visto altre volte in situazioni del genere, con gli insorti, un centinaio di miliziani armati che nella giornata di ieri hanno assaltato e successivamente conquistato l’intera città, una vittoria conseguita sul campo dopo quattro giorni di violenti combattimenti con le forze di sicurezza mozambicane.

Morte e distruzione a Palma

Secondo quanto hanno riferito le autorità di sicurezza di Maputo, gli jihadisti hanno distrutto circa i due terzi delle infrastrutture della città, dando fuoco alle case e assaltando banche, cliniche, stazioni di polizia, caserme militari e altri edifici governativi. Pesanti combattimenti erano in corso nella città da mercoledì scorso dopo l’attacco sferrato dai militanti islamisti appartenenti al gruppo noto come Ansar al-Sunna, ma conosciuto localmente come al-Shabaab, formazione che non va confusa con quella, omonima, attiva in Somalia e in Kenya.

Molte persone sono state uccise durante gli scontri armati e anche nelle immediate fasi successive alla presa della città, tuttavia, anche in questo caso non si hanno dettagli precisi sulle identità e le nazionalità di appartenenza delle vittime.

La situazione è precipitata quando gli ostaggi, temendo per le loro vite, hanno deciso di fuggire a bordo di un convoglio che, però, è caduto in un’imboscata tesa dai miliziani jihadisti fuori dall’hotel. A questo punto, solo sette veicoli sono riusciti ad allontanarsi, mentre sette ostaggi sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti.

Una provincia in mano ai ribelli

La maggior parte dei sopravvissuti è riuscita a raggiungere la spiaggia, dove è stata messa in salvo dagli elicotteri dei contractors della DAG, che li ha prelevati e trasportati in salvo nella vicina città di Pemba, luogo dal quale in seguito sono stati rimpatriati.

Maputo non ce la fa a mantenere il controllo della provincia di Cabo Delgado, anzi, a essere sinceri, questa capacità non l’ha mai avuta, almeno considerando quell’intero territorio oggi completamente destabilizzato. È qualcosa che, in forme diverse, si ripete dai tempi della interminabile e sanguinosa guerriglia tra RENAMO e FRELIMO, quando la patina ideologica spalmata sui due avversari contrapposti copriva a malapena le differenze etniche e religiose delle parti in conflitto.

L’esercito comunista di Maputo faticava molto anche allora a controllare il nord del Paese, addirittura un capo dello Stato, Samora Moisés Machel, perse la vita nel suo aereo abbattuto mentre era in volo.

Oggi il copione si ripete. Gradualmente, negli ultimi anni la polizia locale ha perso sempre più terreno e i militari inviati in rinforzo dal sud o non sono mai arrivati oppure, nella migliore delle ipotesi, si sono dimostrati non risolutivi.

Contractors a cabo Delgado

Come è accaduto venerdì scorso, quando un convoglio di truppe mozambicane del quale era previsto l’arrivo, invece non è mai arrivato. Allo stesso modo degli oltre mille militari in forza all’unità stanziata ad Afungi, che non ha lasciato la propria guarnigione per timore che ciò potesse mettere a repentaglio la struttura fortificata finora rimasta nelle mani dei governativi.

Già da qualche tempo, quando a Maputo si sono resi conto che la situazione era quasi compromessa, è stato fatto ricorso ai contractors, in particolare ai combattenti mercenari della compagnia privata sudafricana Dyck Advisory Group (DAG), che, sulla base di un regolare contratto a scadenza trimestrale (ma rinnovabile di volta in volta), hanno fornito l’indispensabile supporto aereo, perdendo per altro nei combattimenti alcuni velivoli.

Quegli stessi mercenari della DAG che, nel corso del precipitare degli eventi, si sarebbero visti rifiutare il propellente necessario a far volare i loro elicotteri dalla compagnia francese Total, presente nella provincia mozambicana in quanto attiva  nello sviluppo di giacimenti di gas naturale. I contractors si sono dunque visti costretti al ripiegamento per fare rifornimento in un’isola vicina.

Fino a quel momento le forze armate mozambicane e i contractors erano riusciti a contenere gli attaccanti grazie al fuoco erogato dai tre elicotteri da combattimento della DAG, ma nel pomeriggio di venerdì  questi ultimi si sono ritirati perché avevano esaurito il carburante.

In attesa delle forze speciali sudafricane

Mentre i tre elicotteri leggeri dei mercenari mitragliavano gli insorti nel tentativo di salvare gli ostaggi, i velivoli militari mozambicani, pilotati da personale di nazonalità ucraina, si ritiravano dal campo di battaglia dopo che uno di loro era stato colpito, seppure non abbattuto.

Alla fine, i militari governativi partiti da Afungi sono arrivati, ma soltanto nella giornata di ieri, ma probabilmente con la consegna di porsi a difesa delle strutture per l’estrazione degli idrocarburi.

Nel frattempo, gli elicotteri del DAG hanno ripreso a sorvolare l’area nel tentativo di localizzare gli eventuali sopravvissuti ancora dispersi, in attesa che il Governo di Maputo autorizzi l’intervento delle forze speciali sudafricane. Pretoria ha infatti preso in considerazione l’intervento di proprie special forces a Palma per liberare gli ostaggi rinchiusi nell’Hotel Amarula con un blitz.

Secondo Siphiwe Nyanda, ambasciatore sudafricano a Maputo, le autorità mozambicane sarebbero in grado di fornire soltanto scarse informazioni riguardo alla reale situazione in atto a Palma e, tutto quello che è possibile dire «è che è una situazione fluida, mentre la violenza, seppure sporadica, continua. Una situazione estremamente instabile».

Anche l’ambasciata britannica a Maputo sta considerando il rimpatrio di alcuni cittadini del Regno Unito .

Gli italiani a Cabo Delgado

Tra le persone tenute in ostaggio non risultano cittadini italiani, una notizia che è stata confermata dalla Farnesina.

Una ulteriore conferma di questo è pervenuta dal presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia, che nella giornata di oggi si è messo in contatto mediante conference call con un dirigente di una impresa del settore Oil&Gas che attualmente si trova a Cabo Delgado, che gli ha fatto presente che il personale italiano non sarebbe rimasto coinvolto negli scontri armati, anche perché il campo estrattivo della Total si trova in Care Takes Status a causa dell’emergenza. Lo stesso interlocutore ha poi escluso che siano stati sequestrati dei dipendenti della compagnia energetica francese.

In effetti, a seguito dell’attacco jihadista diversi dipendenti della Total erano rimasti assediati per giorni in un hotel, di conseguenza, il Gruppo francese ha deciso di  sospendere le proprie attività nel Paese africano

Seppure l’intelligence di Parigi avesse segnalato il pericolo, alcuni analisti negano un legame diretto tra l’attacco jihadista iniziato mercoledì scorso e il recente annuncio della Total relativo a una ripresa delle proprie attività nella penisola di Afungi.

Si tratta di un territorio nel quale ci sono grandi giacimenti di gas naturale, che vede  anche la presenza dell’italiana Eni e dell’americana ExxonMobil.

La compagnia francese, che ha i suoi giacimenti a quindici chilometri dalla città di Palma, si era ritirata nel dicembre scorso a causa delle numerose imboscate terroristiche tese nei pressi dei suoi impianti. Mercoledì aveva però annunciato pubblicamente una graduale ripresa delle proprie attività.

Palma è a dieci chilometri dall’area nella quale è in fase di sviluppo un  grande progetto per l’estrazione di gas naturale liquefatto (GNL) gestito dalla multinazionale francese, il Mozambique Lng Project.

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