Leonardo ha deciso di rinviare l’offerta pubblica iniziale (Ipo) di DRS, controllata indiretta del gruppo negli Usa, che doveva essere collocata sul mercato. Sfumano dunque, almeno per il momento, le entrate pari a 678 milioni di euro, corrispettivo della vendita del 25% del capitale.
«Nonostante l’interesse degli investitori nel corso del roadshow, all’interno della fascia di prezzo definita, le avverse condizioni di mercato non hanno consentito un’adeguata valutazione di Drs», si afferma nel comunicato stampa diffuso da piazza Mote Grappa.
Alla pubblicazione della forchetta, gli analisti finanziari di Equita avevano calcolato una capitalizzazione di mercato da 2,9 a 3,2 miliardi di dollari, una «parte medio-bassa del range circolato su varie organi di stampa negli ultimi mesi, ritenuta da 3 a 3,5 miliardi».
Nel comunicato del Gruppo industriale attivo nel settore armiero si aggiunge poi che la controllata statunitense «continua a essere una parte fondamentale del portafoglio di business di Leonardo» e che l’operazione sulla piazza borsistica americana «verrà valutata nuovamente quando le condizioni di mercato saranno favorevoli e sarà possibile ottenere un’Ipo di successo con una valutazione appropriata di questo business strategico».
Infine, «Leonardo continua a credere appieno nelle prospettive di DRS e a supportarne lo sviluppo all’interno del gruppo».
Nelle scorse settimane l’amministratore delegato Alessandro Profumo aveva dichiarato che con la quotazione di DRS Leonardo avrebbe potuto raccogliere le risorse necessarie a «guidare il proprio consolidamento europeo» e, presentando i conti relativi all’esercizio 2020, aveva poi annunciato l’Ipo di DRS al fine di «consentire al mercato finanziario di valutare meglio il valore intrinseco della società e rafforzare ulteriormente le prestazioni dallo sviluppo alla produzione», confermando così l’intenzione di «mantenere una quota di maggioranza e un’esposizione significativa negli Usa». Ma questo era il passato.