CULTURA, arte. Sicilia, Favara: Farm Cultural Park

Una «casbah» colorata e accogliente in cui le abitazioni dei vecchi residenti si mescolano a gallerie espositive, caffè e piccoli hotel. Una rete materiale di luoghi nuovi che si salda a una immateriale, fatta di idee e relazioni internazionali

Una galleria d’arte diffusa che ha ribaltato l’immagine di Favara, nell’Agrigentino, trasformando una periferica cittadina siciliana in uno dei centri culturali indipendenti più influenti del mondo culturale contemporaneo e uno dei progetti più effervescenti di ripensamento e rinascita di città. Un luogo rinato grazie alla volontà di Andrea Bartoli e Florinda Saieva che hanno deciso di impegnarsi in prima persona per contribuire allo sviluppo del luogo in cui hanno deciso di vivere.

Sono passati dieci anni da quando la coppia ha acquistato una serie di palazzetti abbandonati (destinati al crollo) nel centro storico di Favara, in provincia di Agrigento, risistemandoli con l’aiuto di amici architetti e artisti. Andrea e Florinda hanno dato vita a una cittadina della creatività contemporanea articolata in un dedalo di vicoli che ospitano un centro culturale indipendente con gallerie, shop, spazi per la ristorazione e la ricettività.

Oggi Farm Cultural Park è una casbah colorata e accogliente in cui le abitazioni dei vecchi residenti si mescolano a gallerie espositive, caffè e piccoli hotel. Una rete materiale di luoghi nuovi che si salda a una immateriale, fatta di idee e relazioni internazionali.

Premio Human City Design Awards di Seoul

Il premio Human City Design Awards di Seoul, giunto alla sua seconda edizione, guarda al design come strumento per forgiare relazioni armoniose e sostenibili tra esseri umani, società, ambiente e natura e fronteggiare le sfide che sorgono in ambienti urbani complessi, suggerendo una nuova visione.

Il tema del concorso riguardava la progettazione di rapporti armonici e sostenibili tra persone, tra individui e società, tra persone e natura, contribuendo a risolvere i problemi della città e a diffondere l’idea della cultura del progetto come soluzione per la qualità della vita.

Farm Cultural Park ha vinto con “Countless Cities”, l’unica Biennale dedicata alle Città del Mondo, il cui scopo è mettere in luce gli sforzi innovativi e sperimentali di fotografi, architetti e creatori di tutto il mondo noti per i loro contributi alla trasformazione degli spazi urbani. Perché le città sono dove è più che mai in gioco il presente e il futuro dell’umanità.

Dieci finalisti

Tra i dieci finalisti c’era Medellin river park (Colombia) di Sebastian Monsalve Gomez, China Fuzhou Jin Niu Shan Trans-Urban Connector di Look Boon Gee, l’Elephant World (Thailandia) di Boonserm Premthada, il Siyoung Choi (Corea del Sud) di Siyoung Choi, l’Airborne.bdg (Indonesia) di Tita Larasati, il Sururu Da Mundaú (Brasile) di Marcelo Rosenbaum, il JARDIN JET D’EAU / WATER FOUNTAIN GARDEN (SCHOOL OF COMMONS) (Francia-Senegal) di Louisgrand Emmanuel, il Sekai Hotel (Giappone) di Koichi Yano e il Design Meets The Corre / Fa.vela (Brasile) di Gustavo Greco Lisita.

Andrea Bartoli, fondatore di Farm Cultural Park ha commentato: «Crediamo che sia necessario per artisti e mostre diventare nomadi e attraversare le frontiere sia fisicamente che mentalmente. In questi tempi difficili, superare i confini nazionali, consentire a lingue e culture di diffondersi in tutte le direzioni è una chiave per affrontare meglio le sfide sociali da fronteggiare oggi negli spazi urbani attraverso l’arte e il design».

«Farm riceve un premio internazionale meritatissimo per aver contribuito a realizzare in modo del tutto originale un rapporto armonioso e sostenibile tra le persone e il contesto urbano» ha affermato invece l’amministratore del Distretto turistico di Agrigento, Fabrizio La Gaipa. «A Farm Cultural Park va il merito di aver offerto al territorio un potenziale di sviluppo culturale, economico e sociale, che ha avuto effetti prodigiosi e inediti anche sul turismo, sia nazionale che internazionale»

Distretto turistico di Agrigento

«In un periodo di grande difficoltà per il comparto turistico – ha egli proseguito –  l’immagine del nostro territorio continua ad arricchirsi e a diffondersi nel mondo anche grazie alla loro proposta. Farm Cultural Park è un faro per il nostro territorio e un esempio da seguire perché affronta i problemi con soluzioni innovative capaci di produrre ricadute positive sul turismo di un’area vasta che ha il suo principale attrattore nella Valle dei Templi di Agrigento».

Farm Cultural Park nasce nel 2010 da un sogno: trasformare un centro storico abbandonato in un attrattore culturale e turistico, sovvertire l’identità di una cittadina associata a abusivismo e malaffare in un luogo di arte, cultura e sperimentazione, in una piccola capitale mondiale della rigenerazione urbana.

In una provincia, quella di Agrigento, da anni agli ultimi posti delle classifiche sulla qualità della vita, Andrea e Florinda sono stati guidati dal senso dell’urgenza e dalla consapevolezza che per cambiare un pò il mondo dovevano agire in prima persona. Negli anni il loro sogno da individuale si è trasformato in collettivo, condiviso da una comunità di cittadini attivi impegnati a far diventare Favara sempre di più una città in cui si disegna il futuro.

Il senso del progetto

Il senso del progetto è quello della convinzione che l’arte sia un volano di sviluppo economico. Dare nuova vita a un territorio rassegnato alla marginalità. In dieci anni Farm ha polarizzato l’attenzione degli ambienti artistici e culturali a livello internazionale: è comparsa su siti prestigiosi e nella celeberrima guida Lonely Planet come una delle più interessanti sedi espositive di arte moderna.

In posizione geografica invidiabile, con vista sul mare Mediterraneo e a due passi dal sito Unesco della Valle dei Templi, Favara è oggi la seconda attrazione turistica della provincia di Agrigento, con 120.000 visitatori all’anno. Tre i luoghi che hanno ispirato Andrea e Florinda: il Palais de Tokyo, Marrakech e Camden Town.

Nel 2011 Farm ha vinto il Premio Cultura di Gestione di Federculture e l’anno seguente è stata invitata alla XXIII Mostra internazionale di architettura di Venezia. Insignita dalla Fondazione Curry del Curry Stone Design Prize per essere tra le 100 organizzazioni che hanno prodotto maggiore impatto sociale nel mondo, Farm è stata collocata dal blog britannico Purple Travel al sesto posto al mondo come meta turistica dell’arte contemporanea (preceduta da Firenze, Parigi, Bilbao, le isole della Grecia e New York).

Un evento ormai noto a livello internazionale

Oggi digitando Farm Cultural Park su Google si ottengono 105 milioni di link: immagini, video, articoli su Wired, Vanity Fair, Lonely Planet, The Guardian e molto altro. La Farm ha stravolto del tutto l’economia locale, con la comparsa di piccoli alberghi, locali e attività. In un’Italia di borghi abbandonati, Favara si muove in contro tendenza e sul passato costruisce un futuro radicato nell’energia dirompente dell’arte e della cultura.

Farm è un’officina, un cantiere di innovazione sociale: uno spazio in cui una comunità di cittadini e di creativi elabora in prima persona problemi e strategie di intervento, cercando di massimizzare le risorse, di riusare, rigenerare, reinterpretare, rivitalizzare, coltivare. Al centro della ragione d’essere di questo cantiere c’è un’idea di sostenibilità come volontà di consegnare alle generazioni future un mondo migliore.

«Florinda ed io – conclude Bartoli – abbiamo scelto Favara, invece di Parigi. E qui stiamo facendo delle cose che forse all’estero non avremmo mai fatto. Il nostro desiderio era restare nella nostra comunità e stare bene. All’inizio ci consideravano degli ‘alieni’, c’era diffidenza, poi ci sono stati i primi riscontri. Stiamo mettendo le nostre idee e competenze a disposizione di tutti – prosegue – la scommessa era dimostrare che con arte e cultura si può».

Dopo aver trasformato un centro storico abbandonato in una grande attrazione turistico-culturale, Andrea e Florinda sognano adesso Favara Società per Azioni Buone (SPAB), un’impresa sociale aperta a tutti i cittadini di Favara in cui ciascuno può essere azionista e quindi proprietario di un piccolo pezzo di città.

«Se convincessimo tutte le persone che hanno dei depositi bancari ad investire (non donare) anche solo il 10% di queste somme in Favara Società per Azioni Buone potremmo spendere cinquanta milioni di euro per trasformare Favara nella città più bella, innovativa e divertente del sud Italia».

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