Negli ultimi decenni si è assistito a una crescita del potere delle grandi imprese sui mercati globali, tuttavia, da un recente studio elaborato dal Fondo monetario internazionale (Fmi) è emerso che, a causa delle dinamiche economiche innescate dalla pandemia di Covid-19, si sono rafforzati i margini sui prezzi per i gruppi dominanti che hanno visto incrementare la concentrazione dei ricavi, soprattutto in settori quali quello tecnologico e il farmaceutico.
A questo punto, alcuni economisti iniziano a sostenere che un ulteriore aumento del potere di mercato di questi grandi gruppi attivi sulla scena globale sarebbe deleterio, poiché potrebbe addirittura condurre a un soffocamento dell’innovazione, frenando al contempo la crescita dei salari e ostacolando così la ripresa economica post-pandemica.
È l’opinione, tra gli altri, di Romain Duval, vicedirettore del Dipartimento Ricerca del Fmi, che si occupa anche dell’agenda relativa alle riforme strutturali. Questi è intervenuto a una conversazione organizzata dalla Brookings Institution e da Bruegel, il think tank europeo specializzato in economia, alla quale hanno preso parte Kristalina Georgieva, che del Fmi è direttrice, Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione europea e Amy Klobuchar, senatrice democratica del Minnesota (Usa).
La discussione verteva sui risultati dello studio del citato Fmi e delle possibili risposte di natura politica al problema.
Liberare il capitalismo dalle posizioni dominanti sul mercato?
In una fase nella quale sarebbe oltremodo necessario una maggiore dinamismo degli attori economici – è stato rilevato -, invece potrebbe verificarsi il contrario, cioè che al trinceramento sulle proprie posizioni dominanti dei grandi gruppi, la reazione dei loro concorrenti meno forti potrebbe essere quella di un graduale decremento della partecipazione attiva.
Per alcuni si starebbe concretizzando quello che Adamo Smith, padre del pensiero economico classico, definì come il «potere sfrenato dell’esercito dei monopoli», dunque un pericolo all’orizzonte per il capitalismo sano, che rimarrebbe intrappolato da dinamiche perverse in esso stesso originate.
Secondo la senatrice Klobuchar è proprio qui che bisognerebbe intervenire, appunto «liberando il potere sano del capitalismo », evitando che venga compressa l’innovazione.
È noto come, ad esempio nel settore digitale, la domanda di prodotti unita al rapido progresso tecnologico abbia portato a economie di scala e a costi marginali vicini allo zero, fattori che hanno ingigantito il potere dei grandi gruppi.
Verso una ulteriore concentrazione di potere nei grandi gruppi
«In realtà – afferma Romain Duval -, l’aumento del potere sul mercato non è un fenomeno nuovo, esso è stato infatti osservato nel corso di molti decenni già prima di questa pandemia, collegato a una serie di fattori che hanno inciso sui processi macroeconomici».
A fronte di un rallentamento della crescita della produttività e di un impennata dei prezzi, il valore dei capitali delle imprese è rimasto invece molto più stabile. Ovviamente nel determinare le condizioni finali delle economie hanno inciso diversi altri fattori oltre all’aumento delle posizioni dominanti sul mercato, alcuni di natura finanziaria, altri legati al lavoro, resta il fatto, però, che la concentrazione capitalistica e le posizioni dominanti ne costituiscono uno di importanza fondamentale.
Una tendenza che ora, alla luce degli sviluppi impressi dalla pandemia ancora in atto, potrebbe accelerare, anche a causa del fallimento di un rilevante numero di piccole e medie imprese, soggetti economici afflitti strutturalmente da fattori incapacitanti, quali la sostanziale assenza di efficaci ammortizzatori delle crisi, minore capacità di accesso alle linee di credito e minori profitti rispetto alle imprese più grandi.
Si tratterà di una catena di fallimenti che, meccanicamente, porterà a una ulteriore concentrazione di quote (e quindi di potere) di mercato.
High tech, telecomunicazioni e «Big pharma»
Le grandi imprese dei settori dell’high tech e delle telecomunicazioni sono quelle in maggiore crescita e si prevede che esse, assieme alle cosiddette «big pharma», si affermeranno, in barba alle autorità antitrust dei vari Paesi. Anche di quelli più grandi e potenti, che attualmente posseggono armi spuntate per contrastare fenomeni di concentrazione di potere sul mercato come quello al quale si sta assistendo adesso.
Uno dei probabili effetti, che è poi ciò che allarma alcuni economisti, potrà essere la minore dinamica nel senso del rinnovamento degli attori in gioco e quindi minori spazi praticabili dalle giovani imprese, con un correlato corollario di generale riduzione della creatività.
Leggi: http://traffic.libsyn.com/imfpodcast/Market_Power-transcript-IMF_Podcast.pdf