ENERGIA, Giustizia. Eni, inchiesta Congo: il Gruppo di piazzale Mattei aderisce a ipotesi di sanzione concordata avanzata dalla Procura della Repubblica

«A seguito alla derubricazione del reato contestato da parte del Pubblico ministero in induzione indebita, Eni ha aderito all’ipotesi di sanzione concordata avanzata dalla Procura e ne ha presentato richiesta»

Nell’ambito dell’inchiesta relativa ad alcune attività di Eni in Congo, che vede indagata la società e un suo manager, l’ufficio stampa di piazzale Mattei rende noto che la società «prende atto con soddisfazione il decadere anche di questa ipotesi di corruzione internazionale» e che, «a seguito alla derubricazione del reato contestato da parte del Pubblico ministero in induzione indebita, Eni ha aderito all’ipotesi di sanzione concordata avanzata dalla Procura e ne ha presentato richiesta».

La società porrà quindi a disposizione un corrispettivo pari a 11,8 milioni di euro quale sanzione concordata.

Eni tiene inoltre a precisare che: «L’accordo non rappresenta un’ammissione di colpevolezza da parte della società rispetto al reato contestato, ma un’iniziativa tesa a evitare la prosecuzione di un iter giudiziario che comporterebbe un nuovo e significativo dispendio di risorse per Eni e tutte le parti coinvolte. L’ipotesi conferma inoltre la tenuta dei sistemi di controllo anti-bribery della società».

Eni: Congo investigation, the company adheres to the hypothesis of agreed sanctions submitted by the Public Prosecutor – In relation to the investigation relating to some Eni’s activities in Congo, which involved the Company and one of its managers, Eni is pleased to note that also these allegations of international corruption ceased to exist. Following the reduction of the alleged offence to undue inducement by the Court of Milan, Eni adhered to the hypothesis of agreed sanctions submitted by the Public Prosecutor, and has submitted its request.

The company will therefore make a consideration of 11.8 million euros available as an agreed sanction.

Eni wishes to note that the deal does not represent an admission of guilt by the company in relation to the alleged offence but an initiative aimed at avoiding the continuation a judicial process that would entail further expenditure of resources from Eni and all the involved parties. The verdict also confirms the resilience of the company’s anti-bribery control systems.

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