«La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso? …Si risponde: negativamente».
Poche righe per rispondere ancora una volta con un «no» alle proposte del sinodo della Chiesa cattolica tedesca, soprattutto alle idee progressiste del cardinale Marx.
Lo ha stabilito la Congregazione per la Dottrina della fede, presieduta dal cardinale gesuita Ladaria, che ha diffuso una propria nota corredata da un articolo di commento.
Nel dicembre del 2019, nel corso di un’intervista concessa alla stampa, il cardinale Marx, allora presidente della Conferenza episcopale tedesca dichiarò che: «La Chiesa non può sminuire un rapporto omosessuale solido nel quale ciascuno dei due partner rimane a fianco dell’altro per anni».
Il 23 febbraio di quest’anno, il vescovo di Magonza Peter Kohlgraf aveva difeso il suo sostegno a un libro di benedizioni e riti per le unioni omosessuali, testo che aveva fatto seguito a una pubblicazione austriaca del maggio 2020, nella quale si ipotizzava come le coppie omosessuali potessero ricevere una benedizione liturgica formale.
In Germania la questione è molto sentita, al punto che una predica pubblicata sulla “Sacra famiglia” lo scorso gennaio, pronunciata dal vescovo di Passau Stefan Oster, aveva provocato la dura reazione dell´Associazione delle lesbiche e degli omosessuali (LSVD) della Baviera.
Il Sinodo della Chiesa cattolica tedesca sta ricevendo una serie di «no» dalla Curia romana, dall’inter-comunione alle donne sacerdote al prevedibile diniego di oggi.
Dio rifiuta le ingiuste discriminazioni, purtuttavia…
Nella nota esplicativa della Congregazione per la Dottrina della fede si spiega che certe proposte «non di rado sono motivate da una sincera volontà di accoglienza e di accompagnamento delle persone omosessuali» e, in tali percorsi, «l’ascolto della parola di Dio, la preghiera, la partecipazione alle azioni liturgiche ecclesiali e l’esercizio della carità possono ricoprire un ruolo importante al fine di sostenere l’impegno di leggere la propria storia e di aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale, perché Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa, rifiutando ogni ingiusta discriminazione».
La nota prosegue illustrando i “sacramentali” che sono «segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Certo – si afferma – i sacramentali non conferiscono la grazia dello Spirito Santo alla maniera dei sacramenti; però mediante la preghiera della Chiesa preparano a ricevere la grazia e dispongono a cooperare con essa».
Si tratta appunto delle benedizioni «con le quali la Chiesa chiama gli uomini a lodare Dio, li invita a chiedere la sua protezione, li esorta a meritare, con la santità della vita, la sua misericordia. Esse, inoltre, istituite in certo qual modo a imitazione dei sacramenti, si riportano sempre e principalmente a effetti spirituali, che ottengono per impetrazione della Chiesa».
Di conseguenza – sempre secondo il clero -, per essere coerenti con la natura dei sacramentali, quando si invoca una benedizione su alcune relazioni umane occorre – oltre alla retta intenzione di coloro che ne partecipano, che ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore. Sono quindi compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni.
Una «prassi sessuale fuori dal matrimonio»
Per tale motivo, si stabilisce che «non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso».
La nota cerca quindi di argomentare come gli aspetti positivi in tali unioni «pur da apprezzare e valorizzare non le rendono legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale, poiché tali elementi si trovano al servizio di una unione non ordinata al disegno del Creatore».
Inoltre, «poiché le benedizioni sulle persone sono in relazione con i sacramenti, la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita, in quanto costituirebbe in certo qual modo una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale, invocata sull’uomo e la donna che si uniscono nel sacramento del Matrimonio, dato che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia».
«Non si tratta di una discriminazione ma di un richiamo alla verità sui sacramenti e sui sacramentali».
La nota si conclude con un richiamo ai Pastori «ad accogliere con rispetto e delicatezza le persone con inclinazione omosessuale, e sapranno trovare le modalità più adeguate, coerenti con l’insegnamento ecclesiale, per annunciare il Vangelo nella sua pienezza».
La Chiesa non può benedire il peccato
E «La risposta al dubium proposto non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale, ma dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni. In questo caso, infatti, la benedizione manifesterebbe l’intenzione non di affidare alla protezione e all’aiuto di Dio alcune singole persone, nel senso di cui sopra, ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio».
La Chiesa, infine, benedice i «figli pellegrinanti in questo mondo ma non benedice né può benedire il peccato: benedice l’uomo peccatore, affinché riconosca di essere parte del suo disegno d’amore e si lasci cambiare da Lui».
Per questo – conclude la nota di oltre Tevere – «la Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso nel senso sopra inteso. Il Sommo Pontefice Francesco, nel corso di un’udienza concessa al sottoscritto segretario di questa Congregazione, è stato informato e ha dato il suo assenso alla pubblicazione del suddetto Responsum ad dubium, con annessa Nota esplicativa», la data è del 22 febbraio, Festa della cattedra di San Pietro e la firma è del prefetto Luis F. card. Ladaria, S.I. e del Segretario Giacomo Morandi.