Il professor Adel Jabbar (*), cittadino italiano di origini irachene, è sociologo e saggista, oltreché esperto di geopolitica e di dinamiche migratorie. Egli è intervenuto ieri alla trasmissione in lingua italiana “Conversazione con…”, andata in onda sul canale online RUA e condotta dal giornalista palestinese Samir al-Qaryouti, corrispondente in lingua araba da Roma per l’emittente France 24 e opinionista per la BBC e Al Jazeera.
I temi affrontati sono stati quelli dell’attuale situazione in atto in Medio Oriente (anche alla luce del recente viaggio del Papa in Iraq), dei media e della comunicazione e, infine, degli stereotipi che, ad avviso di Jabbar, soprattutto in Occidente condizionano l’immagine degli arabi e, più generalmente, dei musulmani.
«Io cerco spesso di leggere ciò che accade nel Vicino Oriente collegando tutto sia alle problematiche locali che alla dimensione geopolitica internazionale, cecando sempre di sottolineare i nessi tra le decisioni politiche assunte in Occidente, soprattutto negli Usa, e le ripercussioni che ne derivano per la regione mediorientale».
Questo poiché, ci tiene a precisare Jabbar, si tratta di una regione afflitta da problemi che non sono esclusivamente il prodotto delle controversie interne a quei Paesi per motivi religiosi, bensì anche dell’azione di potenze globali e locali che si confrontano ferocemente al fi di perseguire i loro interessi, insomma, una dinamica i natura geopolitica.
Il viaggio del Papa in Iraq
Non tutta la stampa del mondo arabo ha commentato positivamente il recente viaggio ufficiale del Pontefice in Iraq, questo mentre i media turchi in massima parte sono stati molto critici.
Allo specifico riguardo Jabbar ha espresso il parere che il Papa abbia cercato di mostrare agli arabi un altro volto dell’Occidente, meno aggressivo. Bergoglio «ha tentato di far sentire una voce diversa da quella dei cannoni e dei bombardieri, criticando l’industria e il commercio delle armi oltre che le interferenze straniere nell’area, tutti elementi importanti che vanno tenuti in considerazione. Critiche oggi necessarie rivolte a una certa cultura del dominio, di violenza e sopraffazione sulla base delle quali sarebbe utile avviare una fase di elaborazione».
Media e Medio Oriente: il «format» usato per gli arabi e i musulmani
«In Italia lo spazio concesso dai media alle problematiche internazionali è scarso – rileva Jabbar -, non è quello che meriterebbero e quando questo spazio viene concesso, spesso, le notizie vengono ricavate dai lanci delle grandi agenzie di stampa. Per quanto concerne poi il mondo arabo-musulmano si ricorre a un format che “dipinge” la notizia attraverso i tratti della violenza e del terrorismo. Divien dunque difficile rinvenire articoli che riferiscono di uno sciopero di operai o, magari, di una manifestazione non violenta della società civile che rivendica diritti sociali e politici, oppure contro la corruzione delle classi dirigenti locali e per chiedere riforme in senso democratico. Eppure queste manifestazioni avvengono frequentemente e chi le organizza o vi partecipa paga spesso di persona un tributo di sangue o di perdita della libertà ma tutto questo non rientra nel format, che è funzionale alla visione dello scontro di civiltà, che vuole il mondo arabo-musulmano incompatibile con i valori occidentali».
Palestina, Libia e altre aree di crisi
Alla fine della trasmissione Jabbar ha anche affrontato sinteticamente anche gli argomenti relativi alla situazione in Palestina, alla crisi in Libia e ai numerosi conflitti in atto, concludendo che: «Si tratta di aree che rimarranno a lungo contese, finché non verrà sviluppato un progetto elaborato all’interno della società civile araba, che rivendica autonomia, una emancipazione vera, tarate sugli interessi e le priorità di quelle società».
(*) Adel Jabbar, sociologo dei processi migratori e relazioni transculturali, ha insegnato sociologia delle culture e delle migrazioni all’Università Ca’ Foscari di Venezia e Comunicazione interculturale all’università di Torino; egli è libero docente incaricato nell’ambito della sociologia della migrazione in diverse università italiane. Collabora con le seguenti riviste: CEM mondialità, Fenomenologia e Società e Confronti. Svolge inoltre attività di ricerca e formazione per diversi organismi ed enti locali.