TERRORISMO, Etiopia. Attentati pianificati ad Adis Abeba e Khartoum: la «connection» svedese

Due azioni a danno di ambasciate degli Emirati Arabi Uniti sono state recentemente sventate dai servizi di intelligence di vari Paesi, dietro di esse si ritiene vi sia la «lunga mano» di Tehera, tuttavia gli iraniani smentiscono decisamente il loro coinvolgimento. Un articolo pubblicato ieri dal professor Ely Karmon ricostruisce la filiera terroristica

Lo scorso 4 febbraio si è avuta contezza che le autorità di polizia etiopiche avevano arrestato quindici persone accusate di aver organizzato un attacco contro l’ambasciata degli Emirati Arabi Uniti nella capitale Addis Abeba. Alcuni dei sospettati erano stati individuati nei pressi della sede diplomatica dello Stato del Golfo Persico.

Secondo un articolo a firma del professor Ely Karmon, pubblicato ieri sul sito dell’Interdisciplinary Center di Herzliya (Israele) la filiera terroristica scoperta nel Paese del Corno d’Africa andrebbe ricondotta ad apparati della Repubblica Islamica dell’Iran, aspetto che verrebbe evidenziato dalla figura del suo leader, individuato nella persona di Ahmed Ismail, cittadino di origine iraniana munito di doppio passaporto in quanto residente in Svezia, paese nel quale è stato recentemente arrestato.

Eterodirezione del gruppo terroristico

L’agenzia di stampa ufficiale etiopica EPA, citando fonti del National Intelligence Security Service etiopico aveva reso noto che il gruppo ritenuto diretto dall’Iran era intento al coinvolgimento nell’azione di elementi stranieri nel Paese africano.

Ora, nel suo articolo Karmon riferisce che l’intelligence israeliana sarebbe convinta che «soltanto tre delle quindici persone arrestate potrebbero essere veri agenti iraniani», poiché gli altri sarebbero invece appartenuti a una rete terroristica locale.

Nel corso dell’operazione condotta dalle forze di sicurezza di Adis Abeba è stata sequestrata una quantità imprecisata di armi, esplosivi e documenti. Il gruppo, che sarebbe stato incaricato del compimento dell’azione da centrali estere, si stava organizzando per portare a termine un attentato che avrebbe provocato vittime e ingenti danni.

Azione combinata in Etiopia e Sudan

I terroristi erano però oggetto del monitoraggio da parte della sicurezza etiopica dallo scorso mese di novembre, con l’intelligence di Adis Abeba che si era avvalsa della collaborazione fornita da diversi servizi di intelligence esteri, europei, asiatici e africani.

Al riguardo va rilevato che, praticamente in contemporanea con quello che avrebbe dovuto essere portato a compimento nella capitale etiopica a danno degli EAU, l’organizzazione terroristica aveva pianificato un’altra azione a danno della missione diplomatica sempre degli Emirati Arabi Uniti a Khartoum, nel confinante Sudan. Attualmente sarebbero ancora in corso delle indagini congiunte su questi due filoni.

Le sventate ritorsioni di Teheran

Secondo la stampa statunitense, in particolare il quotidiano “New York Times”,  che recentemente ha ripreso fonti riconducibili ai servizi di intelligence americani e israeliani, dietro a questi sventati attentati ci sarebbe appunto l’Iran, che attraverso azioni eclatanti del genere avrebbe voluto rispondere alle eliminazioni mirate del comandante della Quds Force, generale Qassem Soleimani, e del dottor Mohsen Fakhrizadeh, scienziato ritenuto elemento di punta nel quadro del programma di sviluppo nucleare di Teheran.

Sempre secondo le medesime fonti, viene altresì ipotizzato che  nelle ultime settimane dello scorso anno Teheran abbia anche attivato alcune cellule dormienti in territorio etiopico, in particolare nella capitale Addis Abeba, allo scopo di ottenere maggiori informazioni riguardo alle ambasciate degli Stati Uniti d’America e dello Stato ebraico.

Il contrammiraglio Heidi K. Berg, responsabile dell’intelligence presso US Africom, ha confermato che Svezia ed Etiopia hanno «collaborato all’azione di contrasto dell’azione terroristica», questo mentre Sofia Hellqvist, portavoce dell’autorità di polizia svedese, non ha invece risposto alle domande postele con riferimento agli arresti effettuati ad Adis Abeba, invitando la stampa a rivolgersi alle autorità etiopiche.

Dal canto suo la Repubblica Islamica dell’Iran ha negato ogni coinvolgimento nella vicenda, smentendo decisamente le notizie diffuse dal New York Times.

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