L’inchiesta è stata accolta in diverso modo a Gerusalemme e Ramallah, con favore dall’Autorità nazionale palestinese (ANP), con rigetto da Israele, che per bocca del suo premier Benjamin Netanyahu l’ha definita quale «epitome dell’antisemitismo e dell’ipocrisia».
L’annuncio da parte della Corte penale internazionale dell’Aia (CPI) è giunto a meno di un mese di distanza dal giorno in cui era stato stabilita la giurisdizione sul caso e, quindi, la competenza all’istruzione di un procedimento.
Le vicende oggetto delle indagini
L’inchiesta avrà a oggetto i fatti che si presume si siano verificati il 13 giugno 2014, giorno successivo a quello in cui alcuni terroristi palestinesi rapirono e uccisero tre adolescenti israeliani (Eyal Yifrach, Gil-ad Shaer e Naftali Fraenkel) nella zona di Gush Etzion, in Cisgiordania.
Al riguardo il procuratore della CPI, Fatou Bensouda, ha dichiarato che: «La decisione di avviare un’indagine è seguita a un accurato esame preliminare effettuato dal mio Ufficio, un’attività durata quasi cinque anni, periodo durante il quale, in conformità con le sue normali attribuzioni, l’Ufficio ha escusso numerosi soggetti, inclusi i rappresentanti dei Governi di Palestina e Israele».
Il Ministero degli Esteri di Ramallah ha reso noto la propria disponibilità «a fornire tutta l’assistenza necessaria a fare giustizia per il popolo palestinese». Nel medesimo comunicato si è poi affermato che «i crimini commessi dai leader dell’occupazione israeliana contro il popolo palestinese sono continui, sistematici e diffusi».
Tutto iniziò con l’operazione «Protective Edge»
Anche l’organizzazione islamista Hamas, che attualmente governa la Striscia di Gaza, ha accolto con favore la decisione della Corte penale internazionale di aprire un’indagine sui presunti crimini di guerra commessi in Cisgiordania e a Gaza, tuttavia, essa è direttamente implicata nei crimini di guerra sui quali la CPI sta cercando di indagare.
L’indagine preliminare condotta dalla CPI si è protratta per cinque anni, concentrandosi sul conflitto del 2014, la cosiddetta «Operazione Protective Edge», e avendo quale particolare oggetto le politiche di insediamento israeliane e la risposta alle proteste inscenate dai palestinesi al confine con la Striscia di Gaza, ma con ogni probabilità, tra i fatti contestati figureranno anche i presunti crimini di guerra commessi da Hamas a danno della popolazione civile israeliana.
A giugno la dottoressa Bensouda verrà sostituita dall’avvocato di cittadinanza britannica Karim Khan.
Le principali potenze mondiali e regionali quali gli Usa, la Russia, la Repubblica Popolare cinese, l’India, la Turchia e Israele non hanno aderito alla CPI, mentre lo scorso anno l’amministrazione Trump ha imposto restrizioni ai funzionari della CPI, revocando, tra l’altro, il visto d’ingresso allo stesso procuratore capo Fatou Bensouda, questo in risposta ai tentativi della Corte internazionale dell’Aia di perseguire le truppe americane per azioni precedentemente compiute nel corso delle operazioni militari in Afghanistan.