GOLFO PERSICO, condizione femminile. Dubai, il misterioso caso della principessa segregata

Latifa, figlia dell’emiro Mohammed Rashid al-Maktoum, lancia l’ennesimo disperato appello all’esterno: «Mio padre mi ha segregata: temo per la mia vita»; ella chiede alle autorità britanniche che venga riaperto il caso di sequestro di persona che venti anni fa vide vittima sua sorella Shamsa, oggi forse viva, ma tenuta prigioniera dal padre

Nuovo disperato appello lanciato dalla principessa Latifa, figlia del ricchissimo e potente emiro di Dubai, Mohammed Rashid al-Maktoum.

Dopo i video disperati fatti arrivare nei giorni scorsi all’emittente televisiva britannica BBC – attraverso i quali aveva denunciato la propria drammatica condizione di ostaggio di fatto, in quanto segregata dal proprio padre in un villa dopo un fallito tentativo di fuga verificatosi tre anni fa –, ella afferma di «temere per la propria vita» e di «volere soltanto la libertà».

Il messaggio è stato fatto pervenire mediante una lettera nella quale è la stessa Latifa ha chiedere alla polizia e alle autorità del Regno Unito di riaprire le indagini su quello che viene considerato come un «presunto sequestro di persona» di sua  sorella Shamsa, che, a sua volta, studentessa diciottenne al college di Cambridge, venti anni fa sarebbe stata ricondotta con la forza dagli agenti dell’emiro suo padre negli EAU.

La vicenda di Shamsa, di tre anni più grande di Latifa e oggi trentottenne, è nota perché allora fu oggetto delle indagini della Cambridgeshire Police, che nel 2001 chiuse però l’inchiesta con un non luogo a procedere seppure tra non pochi sospetti d’insabbiamento ingenerati dalle ipotetiche, ma del tutto verosimili, pressioni di natura politico-diplomatica esercitate dall’Emirato sul Governo britannico.

Ora Latifa riprova ad accendere i riflettori delle opinioni pubbliche internazionali su di sé. I video diffusi nei giorni scorsi avevano suscitato allarmi e proteste da parte dell’Onu, ma, nonostante le rassicurazioni ufficiali di rito fornite delle autorità emiratine, essi sono stati definiti inquietanti anche dall’esecutivo presieduto dal premier Boris Johnson, cioè del governo di un paese che, al pari degli Usa, intrattiene stretti legami con la petromonarchia del Golfo Persico.

Latifa chiede la riapertura dell’inchiesta da parte degli organi di polizia britannici: «Tutto ciò che vi domando – afferma nella lettera – è di dare attenzione a questo caso, poiché il vostro aiuto potrebbe restituire la libertà a Shamsa, che ama davvero l’Inghilterra e conserva i ricordi più cari del periodo trascorsovi».

La principessa Shamsa dal 2001 non è più stata rivista in pubblico, si ritiene che sia in vita, ma appartata e strettamente sorvegliata negli Emirati Arabi Uniti.

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