ETIOPIA, guerra alle frontiere. Adis Abeba accoglierà la mediazione turca con il Sudan

Dal Paese del Corno d’Africa perviene il rassicurante messaggio che «la guerra non è all’ordine del giorno e, se la mediazione verrà offerta da Ankara, ciò verrà apprezzato», ma se Khartoum vorrà un ritorno ai negoziati «dovrà far arretrare le proprie truppe sulle posizioni al confine dove si trovavano attestate fino allo scorso mese di novembre»

Lo ha riferito l’agenzia di stampa turca Anadolu, che ha ripreso le dichiarazioni del portavoce del ministero degli esteri etiope rilasciata martedì scorso. Quest’ultimo aveva affermato che «l’Etiopia apprezzerebbe una mediazione del governo turco in ordine al recente conflitto di confine con il Sudan».

Conflitto di confine col Sudan

In seguito, nel corso di una intervista esclusiva rilasciata sempre all’agenzia Anadolu, l’ambasciatore Dina Mufti aveva sottolineato come «il conflitto di confine tra Etiopia e Sudan potrebbe essere risolto ricorrendo a mezzi diplomatici».

Sottolineando le strette relazioni di Ankara con entrambi i paesi in conflitto, il diplomatico etiopico ha esortato Ankara a comunicare «ai nostri fratelli sudanesi che la guerra non è nel migliore interesse di nessuno dei due Paesi».

Tuttavia, egli ha poi ricordato la ferma posizione di Adis Abeba, cioè che se Khartoum vuole davvero un ritorno ai negoziati, dovrà far ripiegare le proprie truppe sulle posizioni al confine dove si trovavano attestate fino allo scorso mese di novembre.

Sulla estesa linea della frontiera comune, lunga 1.600 chilometri, Etiopia e Sudan si contendono da decenni il cosiddetto «Triangolo di Fashaga», area per la quale i due Paesi non sono riusciti mai a raggiungere una intesa che ne consentisse una pacifica demarcazione.

«Ottimi rapporti» nella regione

Nel suo intervento, il portavoce del governo etiopico ha avuto anche modo di apprezzare quelle che, ad avviso di Adis Abeba, sono le relazioni costruttive intessute nel Corno d’Africa, malgrado le recenti tensioni con il Sudan.

«Senza esagerare – ha affermato -, ora abbiamo ottimi rapporti con Eritrea, Gibuti, Somalia, Kenya e Sudan, malgrado la sfortunata situazione ai confini recentemente venutasi a creare».

Egli ha quindi esortato alla cooperazione e alla creazione di uno spirito di crescita in tutta la regione: «I rapporti nella regione del Corno d’Africa stanno mutando definitivamente, tuttavia, in questo senso dobbiamo cooperare».

Per quanto concernono le operazioni militari nel Tigrè, ha dichiarato che: «L’Etiopia ha già iniziato il processo di riabilitazione e ha ampliato la portata degli aiuti umanitari in tutta la regione, finora l’ 80% della regione è stato coperto».

Stigmatizzando la campagna di disinformazione che asserisce venga condotta a danno del proprio paese, il diplomatico ha denunciato il fatto che «alcune forze hanno fatto “una fortuna” grazie alle crisi in atto nei paesi in via di sviluppo come l’Etiopia».

Ricordando gli strategici legami bilaterali con la Turchia, Mufti ha poi dichiarato che l’Etiopia «vuole che le relazioni prosperino in vari settori, tra i quali quelli dello sviluppo, della sicurezza e dell’economia».

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