Lo riferisce in una sua nota indirizzata alla stampa SELES-Sviluppo commerciale estero, nella quale viene sottolineato che nel terzo trimestre 2020 l’export ha segnato, come variazione tendenziale a prezzi correnti, un aumento del 10,3%, quasi il triplo del ritmo di crescita nazionale, pari al 3,9 per cento.
Per l’export delle regioni meridionali è l’ottavo incremento consecutivo, con valori ai massimi storici, circa 854 milioni nel periodo luglio-settembre 2020, con destinazione, per l’80%, verso i mercati avanzati, in primo luogo gli Usa.
Nei primi nove mesi del 2020 l’export è cresciuto del 13,4% rispetto allo stesso periodo del 2019, registrando un valore di 2,6 miliardi: anche in questo caso con risultati migliori del Paese. A trainare le vendite sono stati, in particolare, i mercati di Stati Uniti (+237milioni) e Germania (+126 milioni), con risultati consistenti anche in Spagna (+39 milioni). In calo invece i flussi verso i paesi extra Ue, in particolare verso la Svizzera (-88milioni), che rimane comunque il primo mercato di sbocco, con oltre 900 milioni di valori esportati. In calo anche i flussi verso due dei più importanti nuovi mercati: Cina e Uruguay, rispettivamente, di 38 e 21 milioni.
Dietro questi numeri c’è, la conferma che il legame tra industria farmaceutica e Mezzogiorno è sempre stato molto forte. Vi sono imprese innovative, a capitale italiano o internazionale, che hanno saputo creare un proficuo rapporto con i territori ed investito comportando benefici per tutto il Paese in termini di occupazione, produzione, export, innovazione e ricerca.
I dati dell’export del Sud, malgrado il calo del mercato interno, testimoniano la resilienza delle aziende del settore e dei prodotti made in Italy. La qualità si deve anzitutto alle risorse umane altamente qualificate impiegate nei processi produttivi e che rappresentano il punto di forza. Parliamo di aziende resilienti perché sono riuscite ad assicurare ai pazienti la continuità delle terapie e si sono adattate rapidamente a una situazione di improvvisi cambiamenti a livello mondiale.
Al Sud la farmaceutica può fare da volano: conta 124 unità locali (il 16,6% del totale Italia), 5.520 addetti (il 9% del dato nazionale), oltre 650 milioni di valore aggiunto (il 7% del dato nazionale) e 100 euro di produzione farmaceutica attivano 42 euro aggiuntivi nell’area e 529 euro nelle altre regioni e negli altri settori, con un impatto complessivo di 671 euro, contro i 493, in media, del manifatturiero. Molto forte il peso della Puglia. Nel primo semestre 2020 (dati Bankitalia di novembre scorso) l’export ha raggiunto i 372 milioni, grazie soprattutto alla presenza di colossi del calibro di Merck-Serono a Bari e Sanofi Aventis a Brindisi.