VATICANO, dialogo interreligioso. Ortodossi, Patriarcato di Mosca: Papa Francesco e Kirill cinque anni dopo

Forse un nuovo incontro in occasione della conferenza su “Chiesa e pandemia” che ricorderà ancora l’anniversario dello storico incontro di Papa Francesco e il Patriarca di Mosca all’Avana: oggi, il Covid-19 e i suoi effetti costituiscono anche un «luogo ecumenico e interreligioso»

Cinque anni dopo l’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca ortodosso Kirill, in attesa di un secondo evento del genere, che alcuni ritengono possa vere luogo in Kazakistan quest’anno, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani e il Patriarcato di Mosca si incontreranno di nuovo per trattare il tema della pandemia.

Chiese e pandemia

Chiesa e pandemia: sfide e prospettive è in agenda (da remoto) per il 12 febbraio alle ore 10:00. Previsti gli interventi introduttivi del cardinale Kurt Koch (presidente del Pontificio Consiglio) e del metropolita Hilarion di Volokolamsk, a capo del Dipartimento Relazioni estere del Patriarcato moscovita; quindi quelli del vescovo Panteleimon, (presidente del Dipartimento sinodale del Patriarcato di Mosca per la beneficenza ecclesiastica e il servizio caritativo) e dell’arcivescovo Rino Fisichella (presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione).

Da quando il Pontefice e il Patriarca si sono incontrati all’Avana, l’anniversario è stato sempre celebrato con un incontro bilaterale incentrato su vari temi.

La prima volta, a Friburgo, la seconda a Vienna, la terza a Mosca, sul tema della difesa della vita.

L’ecumenismo dei santi

Lo scorso anno, si è parlato di «santi, semi e segni dell’unità», a testimoniare di un percorso ecumenico portato avanti attraverso i santi che le diverse confessioni cristiane venerano reciprocamente.

Un evento importante in tal senso è la traslazione delle reliquie di San Nicola di Bari in Russia tre anni fa, con la partecipazione di migliaia di fedeli. Non si trattava di un caso isolato, e si potrebbe dire che Francesco persegua una vera e propria strategia di ecumenismo delle reliquie: sempre due anni fa, le reliquie di San Filippo furono rimandate in Turchia, mentre lo scorso anno Bergoglio ha donato quelle che si crede essere le reliquie di San Pietro al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

Nel 2019 ha anche autorizzato il prestito della tunica di Thomas Beckett alla Chiesa anglicana, per le celebrazioni del DCCCL anniversario del martirio. La tunica insanguinata, fatta pervenire dalla basilica romana di Santa Maria Maggiore, è rimasta in Inghilterra per tutto il 2020.

Sempre l’anno scorso, Francesco ha inviato le reliquie di San Clemente e San Potito al Patriarca Neofit di Bulgaria.

Simboli e miti

Ma l’ecumenismo dei santi non passa solo per le reliquie, ma anche attraverso le vite e gli esempi di santi considerati tali da più confessioni cristiani. E qui non può non venire in mente San Gregorio di Narek, santo anche per la Chiesa apostolica armena, celebrato in Vaticano attraverso l’erezione di una statua nel 2018 e, da quest’anno, inserito nel calendario romano e festeggiato il 27 febbraio.

Sono stati dunque individuati come “luoghi ecumenici” anche i temi della persecuzione dei cristiani e della difesa della vita, mentre la questione ucraina era stata parte del dibattito del primo anniversario dell’incontro dell’Avana. Oggi, la pandemia è un luogo ecumenico ma anche interreligioso, come recita il testo congiunto “Servire un mondo ferito in solidarietà interreligiosa” pubblicato dal Pontificio Consiglio per il dialogo religioso e dal Consiglio ecumenico delle Chiese.

Un dialogo rallentato dalla pandemia

Tuttavia, a causa del Covid-19 il dialogo è rallentato, seppure non si sia arrestato. Non si è proceduto nella stesura del documento “Primato e sinodalità nel secondo millennio” e oggi, che doveva essere oggetto di discussione della riunione del Comitato di coordinamento della Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, che si sarebbe dovuto tenere a Creta. Tutto rinviato, come pure l’incontro del piccolo gruppo misto di redazione incaricato di dare corpo agli emendamenti da inserire nel testo, che ormai è in discussione da qualche anno.

A quell’incontro non avrebbe partecipato il Patriarcato di Mosca, che ha deciso di uscirne a seguito dello scisma ortodosso, e delle frizioni con il Patriarcato di Costantinopoli con cui aveva rotto la comunione,

I rapporti bilaterali tra Santa Sede e Patriarcato di Mosca proseguono, comunque, e da tempo si parla di un secondo incontro tra Papa Francesco e Kirill. Nel suo discorso di inizio anno con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, il Papa ha fatto sapere che vuole tornare a viaggiare. Uno dei possibili viaggi è quello in Kazakhstan, che ha firmato un protocollo per il dialogo interreligioso con la Santa Sede.

La possibilità di un incontro in Kazakistan tra il Papa e il Patriarca di Mosca era stata paventata nel settembre del 2019 da Vsevolod Chaplin, ex presidente del settore sociale del Dipartimento per le Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca morto improvvisamente a soli cinquantuno anni nel 2020. Questi aveva indicato la XVII sessione del Congresso mondiale religioso come possibile occasione di incontro.

Bergoglio è stato invitato, e sembra che anche il Patriarca Kirill lo abbia messo in agenda. Il Congresso interreligioso di Nur-Sultan si richiama esplicitamente all’Incontro per la pace ad Assisi convocato da Giovanni Paolo II nel 1986.

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